«È come la liberazione dal fascismo nel ’ 45, più o meno ci siamo anche coi tempi: il Duce è durato vent’anni, il berlusconismo diciassette. Era ora» . Piero Bassetti, vecchia coscienza critica della politica milanese, primo presidente della Regione Lombardia ormai mezzo secolo fa e adesso motore primo del «Comitato 51 per cento» a sostegno di Pisapia, lo sa benissimo che non è finita: «La partita vera comincia adesso» , dice. Ma stupito no, non lo è neanche un po’: «Si è semplicemente verificata l’ipotesi nella quale speravo» . Cioè? «La sollevazione dell’onda che finalmente seppellirà il berlusconismo, nella culla stessa in cui era nato» . Milano. «Certo, in Italia tutto nasce e muore qui: era successo con Mussolini, ora succede con Berlusconi. Perciò quel che è uscito dalle urne milanesi, questa volta più che mai, non è un episodio da collocare dentro i soliti giochini della politica, né una svolta di ordinaria amministrazione: è finalmente la sconfitta del coperchio berlusconiano, al cui servizio si era collocata Letizia Moratti» . Chi ha perso di più tra i due? «Beh, a trasformare il voto in un referendum è stato Berlusconi quindi il principale sconfitto è lui. Ma anche lei, ridotta soprattutto negli ultimi giorni a recitare un copione-patacca che non le apparteneva neppure, e la sua amministrazione non hanno consegnato nulla al futuro di questa città: e Milano, invece, è proprio di futuro che ha bisogno» . Ma l’Expo allora? «L’Expo di per sé è solo un nome che aveva e ha bisogno di contenuti, non di liti sui terreni. Ma il cambiamento ora arriverà» . Beh, prima c’è il ballottaggio… «E infatti, dicevo, non è finita comunque: anche perché il 51 per cento basta a vincere le elezioni, ma per governare Milano come si deve servirà molto di più» . Che deve fare Pisapia? «Per vincere il ballottaggio? Innanzitutto non spaventare i milanesi: e per far questo gli basterà confermare il suo desiderio, che io so essere sincero, di allargare la coalizione e aprirsi a tutte le forze che il cambiamento lo vogliono» . Cambiamento di cosa? «Cambiamento. Che poi era stata la promessa di Berlusconi diciassette anni fa: per questo Milano e l’Italia gli avevano creduto. E lui alla fine le ha deluse entrambe, perché il berlusconismo si è rivelato essere il contrario esatto della novità promessa: è stato un tappo. Finché Milano, per non soffocare, si è ribellata» . Che succederà adesso? «La prima cosa riguarda gli altri ed è che a Roma, intendo nel luogo della politica nazionale, dovranno trarre le conseguenze di questo segnale: che persino a prescindere dall’esito finale del ballottaggio, ripeto, indica come la città in cui il berlusconismo e Forza Italia erano nati ora li ha ripudiati» . E poi? «La seconda invece riguarda noi. Ed è che questa svolta, come era stato con la liberazione del fascismo e la fine del Duce, ci impone una grandissima responsabilità. Berlusconi ci ha lasciato molte macerie: è arrivato il momento di iniziare a ricostruire» .
Il Corriere della Sera 17.05.11