«Dal punto di vista politico, quello che conta è il primo turno» , esultò Letizia Moratti dopo la vittoria della destra alle ultime provinciali. «È una legge iniqua, va abolito il secondo turno» , ribadì Mariastella Gelmini. «È giunto il momento di mettere da parte i ballottaggi: l’ho già detto a Berlusconi ed è d’accordo» , sentenziò Ignazio La Russa. Se è così davvero, quella di ieri è stata per il Cavaliere una débâcle. La Moratti può recuperare nel secondo tempo, certo. Ma ormai certe parole sono state strillate, certe scommesse avventurose sono state giocate, certe forzature apocalittiche sono state fatte. Che il boomerang stava tornando indietro, il più violento di quanto temesse, il premier lo ha capito alle otto di sera quando uno dei suoi collaboratori, con aria ferale, gli ha portato i primi risultati delle preferenze a Milano: poco più di 1.600 su quasi un sesto di schede scrutinate. Ahi ahi… Lui aveva voluto candidarsi come capolista, lui aveva chiesto a tutti di battersi allo stremo («andate a conquistare casa per casa, siete missionari della libertà» ), lui aveva buttato sul piatto la sfida in più: «Segnate il mio nome come capolista. Se prendo meno delle 53 mila preferenze della volta scorsa, l’opposizione mi fa il funerale » . Ieri notte, quando ormai lo spoglio stava per concludersi, il dato era pressoché dimezzato. Una coltellata all’amor proprio che riassumeva una giornata che mai avrebbe immaginato così perdente. Buone notizie da Latina, grazie alla disfatta del Fli dell’odiato Gianfranco Fini. Qualche consolazione qua e là. Per il resto, male. Male alle Provinciali di Gorizia e di Trieste, malissimo alle Comunali della città giuliana, storicamente di destra, con un umiliante 18%dopo dieci anni di governo, male a Castellanza e in altri centri Lombardi in cui la Lega aveva deciso di andare da sola, male a Torino, male a Bologna con poco più del 15%… Ma è da Napoli e da Milano che sono arrivati i dolori più cocenti. Come poteva immaginare, dopo la trionfale passerella seguita alla rimozione della munnezza di due anni fa e le vittorie a ripetizione alle Regionali e alle Provinciali, di subire per ore l’incubo di non arrivare al 22%e cioè 12 punti sotto i risultati dell’anno scorso? Non avevano teorizzato Claudio Velardi e gli altri maghi elettorali che sotto il Vesuvio contavano di vincere al primo turno? Com’era possibile che arrivassero notizie di una quota intorno al 37 e cioè maledettamente più bassa della somma dei candidati su cui s’era staccata la sinistra? Si era speso lui, di persona, a Napoli. Coprendo la città con una colata lavica di promesse, a costo di fare arrabbiare la Lega: «È pronto un provvedimento che sospenderà gli abbattimenti delle case abusive in Campania. Questo ci permetterà di avere il tempo necessario per valutare serenamente il problema in vista di una definitiva soluzione» . E poi un regalo da 270 milioni: «A Napoli si sospenderà l’imposta sui rifiuti finché ci sarà un solo sacchetto per strada» . E poi ancora una lisciatina ai tifosi: «State tranquilli: mai e poi mai il Milan comprerà Hamsik!» . Tutto inutile: 22 percento. Ma è Milano la ferita più profonda.
Il Corriere della Sera 17.05.11