Verso il consiglio dei ministri che consegnerà il fondo di garanzia per le pmi al superministro.
Il pressing dura da oltre tre mesi, ovvero da quel 2 febbraio quando un sorridente Silvio Berlusconi annunciava ai microfoni del Tg1 la famosa «scossa all’economia». Domani, a quasi 90 giorni dal varo del complesso quanto fumoso pacchetto di stimoli all’economia sul quale il ministro dell’economia non aveva messo la faccia preferendo prendere il treno con Bonanni e Angeletti per un grand tour al sud, il governo ci riprova.
Nel mezzo ci sono un dl antiscalate che è stato approvato ieri dalla camera e passerà al senato; un decreto omnibus che, oltre allo stop al nucleare e a un parziale ripristino del fondo per la cultura con l’aumento delle accise, contribuisce a gonfiare di fatto l’inflazione in Italia con inevitabili riflessi a fini statistici sul Pil nominale.
Ci sono poi le nomine nelle società pubbliche e un nuovo attivismo della Cassa depositi e prestiti. Oltre a un Def di contenimento in cui di sviluppo non c’è traccia. Insomma, in questi mesi il ministro dell’economia Giulio Tremonti, non solo ha fatto spallucce del pressing del premier e di quella parte di Pdl che la prossima settimana sarà costretta in tanti comuni a chiedere il voto agli elettori per la tornata delle amministrative, ma ha operato scelte che certo non vanno nella direzione della televendita inscenata dal premier sulla fase due del governo.
Al centro di polemiche nei giorni scorsi, il ministro dell’economia avrebbe però rotto gli indugi.
Ad annunciarlo è stato stavolta, non il premier insonne per i bombardamenti in Libia, quanto piuttosto il ministro Renato Brunetta secondo cui domani sarà approvato dal consiglio dei ministri il decreto per lo sviluppo che conterrà norme anti-burocrazia che per le imprese vale tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Che cosa induce ora Tremonti al varo di un provvedimento di semplificazione dei controlli d’impresa sul quale ovviamente non metterà nemmeno una risorsa e su cui è facile ironizzare visto che a farsi portavoce della rivolta contro i troppi controlli è colui che ha passato gli ultimi otto anni dell’ultimo decennio sulla poltrona di ministro dell’economia? Il perché è presto detto: a fine settimana gli imprenditori riuniranno le Assise di Confindustria.
Un appuntamento che sottolinea la gravità del momento per l’impresa tanto più che l’ultimo appuntamento simile si è svolto vent’anni fa in un altro momento drammatico per il nostro paese. Nelle ultime settimane le critiche degli imprenditori non sono state leggere e c’è necessità di dare risposte immediate, tanto più che con maggio iniziano le assemblee delle grandi organizzazioni datoriali (Rete Imprese Italia e Confindustria).
C’è necessità di fare presto, di dimostrare che il governo è in grado di dare risposte. Il decreto in questione dovrebbe essere indirizzato alle imprese, ma sotto sotto Tremonti avrebbe maturato l’idea di inserire anche un intervento sul fondo di garanzia per le pmi che passerebbe dal ministero dello sviluppo economico a quello dell’economia.
Sarebbe un colpo da maestro non solo perché in meno di due anni il ministro avrebbe completamente azzerato i fondi in capo allo sviluppo economico, ma anche perché resterebbe l’unico referente del sistema imprenditoriale.
Per il resto bisognerà attendere la manovra di fine giugno che, c’è da giurarci, riserverà più di una sorpresa. D’altra parte, un assaggio di quanto il ministro sia disposto a concedere ai colleghi lo si è avuto ieri quando il pidiellino De Angelis ha rimesso il mandato di relatore in commissione bilancio della camera sul dl per gli assegni una tantum al personale delle forze dell’ordine dopo il duro braccio di ferro tra i ministri La Russa e Maroni, ispiratori di emendamenti volti ad affievolire gli effetti dei tagli alla sicurezza, e Tremonti che prima con il parere della Ragioneria e poi con una telefonata al vetriolo ha risolto la questione a proprio favore.
da Europa Quotidiano 04.05.11