Più di tremila giorni sono passati dall´11 settembre, dieci anni per inseguire e infine colpire l´uomo che ha organizzato e rivendicato l´attacco al cuore degli Stati Uniti e del sistema occidentale. In tutto questo periodo, tra minacce e attentati era cresciuto il mito dell´imprendibilità di Osama bin Laden, il terrorista numero uno che teneva in scacco il mondo democratico, mentre invece Al Qaeda poteva colpire ovunque, come e quando voleva. Oggi questo mito si spezza, Al Qaeda è decapitata e il suo Capo che annunciava morte all´Occidente è stato ucciso. «Giustizia è fatta», dice Obama agli americani festanti, rivelando il peso di un incubo presente ogni giorno per dieci anni.
Noi europei avremmo preferito che Bin Laden fosse stato catturato e processato, perché l´esecuzione ripugna alla nostra cultura, ma l´America – dove vige la pena di morte – aveva bisogno di colpire chi l´aveva colpita così duramente nella potenza del Pentagono, nel simbolo delle Torri gemelle, nelle vite umane innocenti. Cercare Bin Laden, non dimenticare le sue responsabilità, in questi anni ha significato far valere le ragioni della democrazia occidentale, del rendiconto, della giustizia e del diritto.
La vittoria di Obama (che ha voluto condividerla con Bush e Clinton, dando il senso della continuità e dell´unità americana nella lotta al terrorismo) è la miglior risposta a chi – come Trump – gli chiedeva il certificato di nascita sospettandolo di intelligenza con l´islamismo radicale.
Eccolo nei fatti il certificato di Obama, che mette a nudo l´ideologismo primitivo della destra americana.
Naturalmente a un anno dal voto il presidente sa che dovrà fronteggiare la reazione terroristica, con Al Qaeda che agisce ormai più come un preambolo politico e simbolico che come un´organizzazione, e dunque legittima e libera forze spontanee capaci di attacchi autonomi.
Ma la morte di Bin Laden cade in una primavera araba che cambia radicalmente il quadro rispetto a dieci anni fa. Le piazze, dall´Egitto alla Libia, mentre si ribellano agli autocrati rifiutano anche la soggezione ad Al Qaeda. Potremmo dire che è nato un nuovo soggetto politico che assomiglia alla pubblica opinione, e niente sarà più come prima. In questo senso, Bin Laden muore quando il suo mondo ha cominciato a voltargli le spalle.
La Repubblica 03.05.11