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"Così le tute blu hanno spiazzato i duri del sindacato e del Lingotto", di Paolo Griseri

Qualcuno l´ha definita la mossa del cavallo, ricordando il libro di Vittorio Foa, padre nobile della Cgil. La scelta delle rsu della Fiom di votare sì al referendum della ex Bertone di Grugliasco, dove si stava per consumare l´ennesimo strappo nel braccio di ferro tra Fiat e sindacati, ha colto di sorpresa il Lingotto. O almeno ha spiazzato quella parte dei dirigenti Fiat che in questi mesi hanno sperato di chiudere la partita con la Cgil semplicemente immaginando una fabbrica senza la principale organizzazione dei metalmeccanici. E´ evidente che quel sogno lo ha accarezzato per molto tempo lo stesso Marchionne anche imponendo la linea dura a dirigenti aziendali che forse non avrebbero seguito fino in fondo la strada dello scontro. E che proprio per aver tenuto una posizione sulla quale non concordavano, sono diventati i più acerrimi nemici di ogni successivo tentativo di mediazione e di modifica degli accordi di Pomigliano e Mirafiori.
Perché, oggi si può rivelarlo, una serie di tentativi per uscire dal muro contro muro, Marchionne ultimamente li ha fatti. Anche partecipando a incontri informali e riservati promossi dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. E´ successo a metà febbraio e per alcune settimane è parso che la Fiat volesse davvero aprire una discussione senza pregiudizi nella fabbrica dove, a differenza di Mirafiori e Pomigliano, la Fiom ha la maggioranza assoluta delle rsu. Poi, spinta dalla forza degli opposti conservatorismi, quella finestra si è chiusa. Cisl e Uil hanno preferito chiedere al Lingotto la coerenza rispetto agli accordi di Pomigliano e Mirafiori nel timore che condizioni più favorevoli ottenute nella fabbrica dove la Fiom ha la maggioranza avrebbero finito per trasformarsi in uno spot a favore dei metalmeccanici di Landini. Parallelamente al Lingotto è tornata vincente l´idea di creare fabbriche senza la Cgil applicando accordi che escludono dalle linee chi non firma.
Si è arrivati così al bivio di ieri mattina: i delegati della ex Bertone, una fabbrica che non lavora da sei anni e che i dipendenti hanno difeso dal rischio di fallimento, dovevano decidere se accettare il diktat della Fiat o se condannare alla chiusura quella stessa fabbrica. Hanno scelto la prima strada dicendo chiaramente che la loro non è stata una scelta libera. Ora la palla torna nel campo del Lingotto. Perché di fronte al prevedibile plebiscito di sì toccherà alla Fiat annunciare che l´investimento si deve fare. Se invece gli uomini di Marchionne vorranno stravincere potranno vincolare quell´investimento alla firma della Fiom come organizzazione. Ma sarebbe una mossa tutta politica difficilmente comprensibile. Quanto poi i lavoratori della ex Bertone siano davvero convinti della bontà dell´accordo lo si scoprirà solo quando si voteranno nuovamente i delegati di fabbrica e ogni sindacato farà la sua campagna elettorale.
Anche la Fiom in queste settimane dovrà risolvere un serio problema interno. Ieri pomeriggio l´ala radicale del sindacato è insorta contro una mossa che considera una resa al Lingotto e toccherà a Landini e a Giorgio Airaudo respingere quell´attacco. La mossa di Grugliasco potrebbe riaprire la partita anche a livello di Federmeccanica: questa mattina gli imprenditori si riuniscono per discutere dei criteri di rappresentanza dei sindacati in fabbrica dopo i recenti rovesci giudiziari subiti dal contratto separato del 2009. E´ tempo di rimettere ordine nella giungla degli accordi stabilendo chi ha titolo di firmare i contratti. Lo spariglio di Grugliasco potrebbe aprire la strada anche alla soluzione di questo problema.

La Repubblica 03.05.11

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La Fiom cambia rotta: al referendum della Bertone chiede agli iscritti di votare sì all’accordo

Dopo essersi schierata per il no alle consultazioni sul contratto a Pomigliano e Mirafiori, la Fiom (i metalmeccanici della Cgil) cambiano rotta. Le Rsu delle officine automobilistiche Grugliasco (ex carrozzeria Bertone) a maggioranza Fiom, hanno infatti votato un documento, prima dell’inizio della consultazione, in cui si chiedeva ai lavoratori di votare sì al piano di investimento previsto da Fiat per lo stabilimento. Il piano della azienda, che prevede un investimento da 500 milioni per portare la produzione della Maserati, è infatti condizionato all’intesa con il sindacato.

Il piano prevedeva l’adozione dello stesso contratto di primo livello applicato da Fabbrica Italia Pomigliano. L’accordo ha avuto l’ok di Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Uglm ma la Fiom, che a Grugliasco è la sigla largamente maggiorataria, non ha firmato. Per questo l’accordo è stato sottoposto a referendum tra i lavoratori. All’assemblea di fabbrica prima del voto tuttavia è arrivata la svolta dei metalmeccanici della Cgil.
Pino Vola, delegato Fiom delle Rsu della ex Bertone, ha spiegato l’indicazione con il fatto che «i lavoratori delle carrozzerie sono sottoposti a un evidente ricatto, ma non si devono dividere. Non possiamo accettare che la Fiat scarichi la responsabilità di fare l’investimento sui lavoratori». La Rsu ha anche chiesto una rielezione dei delegati visto che si era lavorato per un accordo diversoAll’assemblea era presente anche il numero uno della Fiom Maurizio Landini che, della battaglia contro i contratti separati ha fatto una battaglia anche in tribunale. «Rispettiamo la posizione delle Rsu – ha detto – in quanto si tratta di una sorta di legittima difesa, che evidenzia l’inganno dietro una ipocrita libertà di scelta. La Fiom non firmerà comunque questo accordo per coerenza, in quanto un conto è il ruolo delle Rsu e un conto quello della Fiom, che intende andare avanti con i ricorsi». Il riferimento di Landini è alla presa di posizione di Sergio Marchionne che, qualche settimana fa, ha posto i sindacati un aut aut: o c’è l’accordo o non ci sarà la produzione di Maserati a Gugliasco.

«Se domani il referendum si chiuderà con una vittoria dei sì la Rsu firmerà l’accordo con la Fiat» ha dichiarato invece Pino Viola, delegato della Fiom alla ex Bertone. «Questa volta – spiega – la situazione è diversa rispetto a Mirafiori e Pomigliano perchè il referendum è stato indetto non solo da Fim, Uilm e Fismic, ma da tutta la Rsu».

Il Sole 24 Ore 03.05.11