Mese: Aprile 2011

"Indignarsi non basta adesso impegnatevi", intervista a Stèphane Hessel di Tonia Mastrobuoni

A colloquio con il 94enne autore del pamphlet che dopo la Francia sta conquistando l’Italia, oggi a Torino per Biennale Democrazia. «Accontentarsi è pericoloso, la “relativa felicità” e la “relativa soddisfazione” uccidono l’indignazione». Dalla sua casa parigina Stéphane Hessel scandisce le parole lentamente, a quasi 94 anni c’è poco tempo per i malintesi e questo concentrato di virtù novecentesche ci tiene al suo messaggio, al suo Indignatevi! . Nulla di messianico, come qualcuno ha tentato di far credere, un’esortazione piuttosto, che al telefono sintetizza così: «Ho scritto un libro perché avevo la netta sensazione che si stesse camminando nella direzione sbagliata e volevo esortare i giovani a cambiare rotta, a riprendere quella giusta. Riscoprendo i valori della Resistenza che mi hanno formato». Così è nato, alla fine dell’anno scorso, un minuscolo pamphlet ( Indignez-vous! ) che ha immediatamente scalato le classifiche in Francia spodestando Houellebecq e superando a oggi il milione di copie (in Italia da quando è uscito per i tipi di Add, a febbraio, sono già 50 mila). Oggi Hessel sarà ospite della …

Intervista a Gerardo D’Ambrosio «La democrazia è in pericolo come negli anni di piombo», di Andrea Carugati

Sentire il presidente del Consiglio che paragona i giudici all’eversione mi fa venire i brividi lungo la schiena», dice il senatore Pd Gerardo D’Ambrosio, che da magistrato per lunghi anni ha indagato su terrorismo e stragi. «Negli anni di piombo avevamo paura per la tenuta della nostra giovane democrazia. La stessa forte preoccupazione che avverto oggi, davanti a un pericolo diverso ma forse più insidioso. Senza accorgercene, rischiamo di finire in uno stato autoritario». Perché più insidioso? «Perché è un rischio molto più difficile da combattere. Negli anni di piombo il pericolo si vedeva e ci fu una reazione popolare molto forte. Penso alle mobilitazioni dopo la strage di piazza Fontana, alla reazione di popolo che seguì l’omicidio di Emilio Alessandrini. La gente scese in piazza spontaneamente e stroncò i disegni autoritari. E fu l’inizio della fine del terrorismo». E oggi, invece? «Oggi non c’è una reazione popolare paragonabile al rischio che stiamo correndo. Anzi, si assiste a manifestazioni sotto il palazzo di Giustizia di Milano che inneggiano a Berlusconi che attacca i giudici. Sono …

Bersani: PD il pilastro per la riforma repubblicana

Bersani: PD il pilastro per la riforma repubblicana Un po’ di crescita e un po’ di giustizia in più è l’unico modo per ricominciare a pensare di essere un paese solo. La leadership non può contare più delle istituzioni, dei partiti e dei singoli individui. “Siamo il partito della Costituzione e dell’Unità d’Italia. Vogliamo essere il partito del secolo nuovo, una sintesi tra tradizioni e innovazione. Ma per essere questo rifugiamo dai nuovismi. Nessun albero può dare frutti se si tagliano le radici”. Così Bersani ha introdotto il suo intervento durante l’iniziativa “150. Con l’Italia. Tutta intera”. Per il leader democratico “c’è bisogno di un maggiore radicamento del pensiero se si vuole creare un orizzonte di cambiamento. Dobbiamo lavorare per unire politica e pensiero su basi nuove. Una sintesi tra valori costituzionali e valori patriottici: un’energia positiva e vitale”. “Noi siamo a nostro agio nell’anniversario dei 150 anni d’Italia e notiamo che questo non è accaduto per la destra. Non si confonda il patriottismo con la sua degenerazione nazionalista dei primi del 900; il patriottismo …

"La politica curi la sua malattia", di Giuliano Amato

L’uscita di Emma Marcegaglia sulla solitudine degli imprenditori ha provocato una pluralità di commenti, nutriti in più casi da spunti velatamente o anche esplicitamente critici nei suoi confronti, che sembrano tuttavia non vedere la piaga su cui la presidente di Confindustria ha messo giustamente il dito. C’è chi ha letto nelle sue parole la nostalgia per i vecchi incentivi che oggi la politica non offre più e ha auspicato al loro posto una politica industriale fatta largamente dal basso dalle stesse imprese, innovando e puntando sulle esportazioni. C’è chi ha invitato gli imprenditori ad assumersi le responsabilità che non si assumono, perché ciò che non va non è tanto la politica, quanto il fatto che tutti si comportano come i politici, ripetono cioè gli elenchi, noti e stranoti, delle cose da fare, ma non hanno il coraggio di spendersi per la loro realizzazione. Ebbene, c’è sempre una parte di ovvia verità in affermazioni del genere. Ma la ragione della solitudine denunciata da Emma Marcegaglia non è la mancanza d’incentivi. La questione da lei sollevata è …

"Le cose più care", di Marco Rossi Doria

Lunedì mattina la maestra Pina entrerà in classe. Ha cinquantasei anni e nei due terzi del suo tempo di vita ha insegnato a settecento bambini a leggere, scrivere, far di conto, cercare parole sul vocabolario, capire cosa è un atlante. E poi cercare informazioni in rete sul computer, in una sala ricavata in uncorridoio, con macchine vecchie di tre generazioni, avendo lei voluto testardamente imparare a sua volta, aiutata dai figli. E ha insegnato la storia patria – così si chiama. Sui libri scelti insieme alle colleghe. Accordandosi sul merito delle diverse opzioni che il libero mercato dei libri offre. Come prescrive la legge. Mai scelti per ideologia. Ma perché si capiscono meglio.O sono più idonei a quei bimbi lì. E ha insegnato anche a giocare insieme. Con Nadim che è il più bravo della classe e con Pasquale che ha il padre in carcere e Antonietta che ha un braccio solo. E ha insegnato a cantare. A mettere a posto le cose alla fine della giornata. Ad organizzare la gita fuori città e la …

"Comune di Parma a rischio per i debiti delle partecipate", di Giuseppe Oddo

La città che nel dicembre 2003 assistette disorientata al crack Parmalat, da qualche settimana è ritornata a fibrillare. Stavolta, però, i problemi non arrivano da Collecchio, il paese in cui ha sede il gruppo fondato (e affondato) da Calisto Tanzi. I timori arrivano da Parma, dal vetusto edificio di Piazza Garibaldi che ospita il municipio. La principale preoccupazione della giunta di centro-destra, guidata dal sindaco Pietro Vignali, sono i conti del Comune. O meglio l’indebitamento delle sue partecipate, di cui risponde in solido l’amministrazione comunale. La società di revisione Kpmg lo ha valutato in 320 milioni al 31 dicembre 2009, 262 dei quali verso le banche, ma la stima per il 2011 è di 500 milioni, un dato davvero preoccupante. L’opposizione di centro-sinistra ritiene che l’ente locale rischi il dissesto. E rilievi particolarmente critici sono emersi da una delibera della Corte dei conti dell’Emilia Romagna depositata il 7 aprile. La magistratura contabile, che sulla vicenda ha peraltro in corso una propria attività istruttoria, segnala l’esistenza di «gravi irregolarità» nel bilancio preventivo del 2010 dovute al …