Ci sarà anche tanto tempo, come assicurano a destra e a sinistra «che tanto mica si va votare prima del 2013». Ma il Pdl vuol essere pronto viste, anche, le fibrillazioni che diventano scosse quasi giornaliere ad alta frequenza. Così non è un caso che proprio in questi giorni in Commissione Affari costituzionali del Senato faccia capolino la nuova proposta di legge elettorale del pdl. Nuova nel senso che, spiega Carlo Vizzini presidente della Commissione Affari Costituzionali, «sostituisce, con un testo condiviso, tutte quelle presentate finora da membri della maggioranza in ordine sparso». E «risolutiva » perché tra i punti dirimenti, aggiunge Vizzini, «è previsto il premio di maggioranza al Senato in modo da evitare quel meccanismo dell’anatra zoppa che con la legge attuale dà una maggioranza garantita alla Camera ma non al Senato».
Il testo del pdl, primi firmatari Quagliariello e Gasparri , ha quindi come obiettivo quello di venire incontro alla esigenze di governabilità e stabilità dell’esecutivo che è, tra gli altri, uno dei motivi per cui lo stesso Berlusconi ha evitato per ora come la peste il voto anticipato che gli darebbe una maggioranza sicura a Montecitorio, dove il premio di maggioranza è su base nazionale, ma non a palazzo Madama dove invece il premio scatta solo su base regionale. Ed è proprio questo il passaggio su cui la nuova proposta del pdl interviene per soddisfare, da una parte, le esigenze del premier e, dall’altra, evitare i rilievi di tipo costituzionale. La Costituzione infatti fissa la ripartizione dei seggi tra le regioni. Toccare questo parametro significa far intervenire una modifica di tipo costituzionale. Cosa che il Pdl vuole evitare. La riforma elettorale firmata Pdl, che ha avuto il via libera in una riunione di partito circa un mese fa alla presenza dei coordinatori del partito e dei capigruppo di Camera e Senato, prevede anche collegi più piccoli «per garantire un rapporto più vero e diretto tra cittadini e elettori »; disciplina il rapporto di genere, fissa cioè le quote rose a circa un terzo. La proposta targata pdl dice anche «no alle multicandidature tranne che per i capi della coalizione che possono essere capolista in più collegi ».
In commissione al Senato ci sono 29 proposte dei vari gruppi. Quagliariello ne aveva già presentata una in ottobre che però, al punto del premio di maggioranza su base nazionale al Senato andava a sbattere contro il dettato costituzionale. Ora la modifica che, assicurano nella maggioranza, «cerca di tenere insieme l’esigenza di governabilità e stabilità con le regole della Carta». L’impianto delle legge conserva un modello maggioritario bipolare e taglia la testa ad ogni ipotesi di ritorno al proporzionale.
Stefano Ceccanti (pd), membro della Commissione Affari costituzionale, non ha dubbi: «Si tratta solo di tattiche finalizzate a mandare messaggi al terzo polo e dire a Fini e a Casini guardate che noi vi tagliamo le unghie quando vogliamo ». Le tensioni di questi giorni tra Lega e pdl sono solo «finzioni» e Ceccanti non riesce a vedere il cigno nero, l’evento non previsto, capace di aprireuna crisi di governo con relative elezioni anticipate. Altra cosa sarebbe «una crisi pilotata» e «il governo di decantazione».
L’Unità 28.04.11