Ne parla al mattino in un collegamento telefonico con la manifestazione dell’associazione delle mamme che si svolge a Padova. E, nel pomeriggio, di persona, dalla tribuna di una manifestazione del Pdl a Roma, Silvio Berlusconi ripropone, sia pure con alcune lievi correzioni formali ma non sostanziali, l’idea del «bonus scuola» . Un bonus, chiarisce, che «lo Stato italiano, attraverso le Regioni, deve riconoscere alle famiglie meno fortunate per dare la possibilità di mandare i propri figli in una scuola privata, in una scuola cattolica» . Il motivo, sostiene il Cavaliere, è che «bisogna consentire ai genitori di scegliere liberamente quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnanti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi da quelli delle famiglie» . Questa idea, peraltro non nuova e in qualche misura caldeggiata da tempo dalle gerarchie cattoliche, si aggiunge a un’altra battaglia— quella contro la faziosità dei libri di testo adottati negli istituti pubblici — rilanciata nei giorni scorsi con un’iniziativa della deputata Gabriella Carlucci e che Berlusconi fa propria. E la ragione di tutto questo sta forse nel fatto che con questo tipo di intervento il Cavaliere cerca di recuperare un rapporto con gli ambienti cattolici rimasti probabilmente scossi a causa del suo stile di vita privato così come è emerso recentemente. Berlusconi, in ogni caso, respinge le critiche che gli muovono alcuni esponenti della sinistra, accusandolo di avere attaccato la scuola pubblica. No, tuona Berlusconi, proporre lo strumento dei buoni scuola per offrire la possibilità di scelta alle famiglie «non vuole dire attaccare tutta la scuola pubblica ma prendere atto di una realtà per cui ci sono casi di insegnanti di scuola pubblica che attraverso i libri di testo, tutti di sinistra, vogliono educare i figli in maniera non corrisposta dai loro genitori» . Ho parlato, chiarisce ulteriormente il premier di «eccezioni e non di regola» . Rassicurazioni che non placano la sinistra. Anzi. «Mancava solo che dicesse che gli insegnanti della scuola pubblica si mangiano i bambini e avremmo fatto filotto, sono paturnie da gerontocomio» , commenta sarcastica Manuela Ghizzoni (Pd). Sullo stesso registro il governatore della Puglia, Nichi Vendola. «Io capisco benissimo Berlusconi— afferma—. Lui è un grande pedagogo, gli insegnanti che considera adeguati sono Lele Mora, Fabrizio Corona e Emilio Fede» . Il dipietrista Massimo Donadi sceglie, invece, argomentazioni meramente politiche. «Quelle parole — sostiene — sono un ignobile attacco, privo di qualsiasi giustificazione reale. Il capo del governo dovrebbe difendere e valorizzare il pilastro educativo e non additarlo come esempio negativo» . A tutte queste obiezioni replica Osvaldo Napoli, vicecapogruppo del Pdl a Montecitorio. Berlusconi «dà voce a quello che milioni di italiani pensano. Il peccato mortale della sinistra è di sbandierare valori percepiti come falsi e vuoti. Le riserve del premier sulla scuola pubblica statale, nella quale non pochi docenti sono più preoccupati di demolire una parte politica che di aiutare i giovani a formarsi una coscienza critica, altro non sono che i dubbi nutriti da milioni di genitori» .
Il Corriere della Sera 17.04.11