Dichiarazione di Matteo Orfini, Responsabile Pd Cultura
Come chiesto dal ministro Galan, cercheremo di essere franchi e corretti: nel suo discorso inaugurale, al di là dei toni sicuramente apprezzabili, della saggia apertura a una soluzione parlamentare per la vicenda dei restauratori e all’impegno a lasciare gli introiti dei musei nella piena disponibilità del ministero, c’è molta fuffa e alcuni aspetti inquietanti.
Appena due parole sullo spettacolo dal vivo, poco di più sul cinema, settori che invece oggi più che mai hanno bisogno di un ministro e di politiche serie per fronteggiare la crisi e la precarizzazione del destino di tanti lavoratori. C’è poco da “chiamare a raccolta” il mondo della cultura se non si dimostra attenzione e sensibilità a una questione così rilevante che per il PD è il punto da cui deve partire ogni discorso sul settore. E non c’è alcuno scontro tra una “comunità intellettuale” e una “comunità politica”, queste cose lasciamole dire a Bondi. Lo scontro è stato tra un governo irresponsabile e centinaia di migliaia di lavoratori abbandonati in balia della crisi e insolentiti da chi li ha raccontati come parassiti.
Sulle fondazioni lirico sinfoniche, nulla. Evidentemente si continua rozzamente a ritenere la legge Bondi risolutiva.
Le poche cose su cui Galan è entrato nel merito destano molte preoccupazioni. L’idea di alzare la soglia per l’affidamento diretto negli appalti per i beni culturali a un milione e mezzo di euro significa rendere arbitrarie le scelte praticamente su tutti gli appalti del settore.
Avevamo chiesto esattamente l’opposto, ovvero di immaginare strumenti di trasparenza per gli appalti sotto soglia, a difesa della concorrenza e di un mercato sano che premi professionalità e affidabilità di imprese e lavoratori. Che le regole dei lavori pubblici stiano strette ai beni culturali è del tutto evidente, ma non è questo il modo di affrontare la questione e chiediamo al ministro di fermarsi: in questi anni abbiamo visto i danni prodotti dall’immissione di meccanismi opachi e gelatinosi all’interno del ministero, davvero non è il caso di continuare su questa strada.
Per lo stesso motivo c’è poco da rilanciare Arcus, che va semplicemente chiusa riportando le risorse nelle disponibilità della programmazione ordinaria del ministero.
Piuttosto curioso anche l’annuncio della costituzione di un Consiglio dei giovani. Sarebbe assai preferibile riformare il consiglio superiore dei beni culturali, ormai ridotto a ufficio alla diretta collaborazione del ministro di turno, aprendolo anche alle rappresentanze delle associazioni professionali e sindacali dei lavoratori del settore.
da www.partitodemocratico.it