Sembrava una busta con gli auguri di Natale. È così che 13 giovani dell’Icpal (lstituto centrale di restauro del libro e laboratorio fotografico) sono stati licenziati. La lettera è del 23 dicembre, l’interruzione del rapporto dal 1° gennaio, 8 giorni di preavviso. I contratti rescissi riflettono la selva della legge 30, ma il progetto era unico e molti di loro timbravano il cartellino da 5 anni: restauro delle foto, comunicazione, digitalizzazione. La causa del licenziamento non è chiara, nella lettera si legge un ambiguo «e/o ragioni finanziarie». Ma in cassa, all’inizio dell’anno, l’Icpal ha 1.787.914,25 euro, non è alla canna del gas. Con i licenziamenti si interrompe la digitalizzazione dei microfilm della Allied Control Commission, del governo militare alleato in Italia dal 1943. I microfilm, acquistati per 5 miliardi di vecchie lire, on line sono più agevolmente consultabili, all’Archivio centrale hanno riscontri molto positivi del lavoro svolto dai giovani dell’Icpal. Il progetto avrebbe dovuto concludersi nel 2012, a gennaio 2011 in cassa ci sono 80.000 euro e avrebbe potuto essere rifinanziato. Invece la dirigenza ha scelto di spacchettare e chiedere nuovi finanziamenti, su cui la direzione generale del Mibac avrebbe chiesto chiarimenti. Quattro dei 13, Franco Liberati, Matteo Placido, Marta Nori, Fabrizio Rossini, impugnano il licenziamento. Ugo Gallo, sindacalista Fp Cgil: «Hanno buone probabilità di vincere ma ciò non significa l’assunzione ». È un po’ come in Comma 22, best seller pacifista degli anni 60: «Nessuno può essere esonerato dai voli sui bombardieri, a meno che non sia pazzo. Ma chi rifiuta di volare non è pazzo», così nella P.A. italiana si accede solo per concorso. Ma i concorsi non si fanno. I licenziamenti sono firmati da Maria Cristina Misiti, direttore fresco di nomina all’Icpal: rapida carriera nei Beni Culturali, vince un concorso da dirigente nel 2006, nel 2008 è direttore alla Biblioteca di storia moderna a Roma. Dopo un paio di mesi è alla biblioteca di Archeologia e storia dell’arte, settore al quale è più affine, anche perché suo marito Paolo Crisostomi è un restauratore di libri antichi. A lui la Biblioteca ha affidato il restauro del disegno di Sebastiano Conca, danneggiatosi nella mostra “Meraviglie dell’antico”. A dicembre l’operazione “tabula rasa” all’Icpal è solo ai primi passi. Dopo alcuni funzionari vanno in pensione, altri chiedono il trasferimento. Si interrompe il rapporto con la ditta che trasferisce i microfilm sul digitale. Poi è la volta di Amabile, giardiniera a contratto che cura il giardino storico del complesso di via Milano a Roma. Amabile fa verbalizzare dalla polizia una situazione «surreale». «Mi hanno tolto il badge, vado a lavorare da visitatore ». «Spremuti e buttati come limoni », commenta una funzionaria dell’Archivio centrale. E: «Si gettano al vento anni di formazione ed esperienza, con danno per l’erario». Inoltre, dice Ugo Gallo, c’è «un problema di opportunità». l’Icpal sovraintende i restauri, Paolo Crisostomi restaura. Da ultimo ha restaurato le carte di Caravaggio, (catalogo della mostra Caravaggio dal vero). Sarebbe opportuna una maggiore distanza fra ruoli pubblici e interessi di famiglia.
L’Unità 10.04.11