Cravatta rossa e Toscano perennemente tra le labbra, Pier Luigi Bersani sfila per le vie di Milano e incassa molti applausi e qualche fischio da parte dei ragazzi dei centri sociali, poi sale sul palco in piazza Duomo per stringere la mano a Letizia Moratti ma solo dopo aver sottolineato he col voto di metà maggio si potrà contribuire a dare una svolta a questa città (il sindaco se la prende e definisce l’intervento «ingeneroso»). Il leader del Pd marcia tra le bandiere del suo partito, condanna l’assenza del premier, dice che questa è una «bellissima manifestazione che richiama i valori fondamentali della Costituzione» e insiste sui rischi di uno stravolgimento a colpi di maggioranza dell’architrave istituzionale: «La nostra Carta dice cose chiare, lavoro prima di tutto, uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, equilibrio dei poteri e disciplina nello svolgere le funzioni pubbliche. Se riprendiamo questi valori possiamo uscire insieme dai problemi che abbiamo, se continuiamo a picconare questi valori non riusciremo a fare un’Italia migliore».
Bersani dice che «ha ragione Napolitano» e assicura che per quanto riguarda la sua parte «nessuno vuole uno scontro cieco» (aggiunge anche che ieri non avrebbe fischiato La Russa, «ma due settimane fa in Parlamento sì»). Però il leader del Pd vede in pericolo i «pilastri fondamentali della Costituzione» e teme le manovre di Berlusconi e soci per il breve e per il lungo periodo. Ovvero: i tentativi della maggioranza di modificare la Carta e l’aspirazione del premier a scalare il Colle.
OBIETTIVO QUIRINALE
«Con questa legge elettorale ricorda mentre sfila per le vie di Milano basta un voto in più per la Camera per avere la possibilità di eleggere il presidente della Repubblica. E credo che chi sta apprezzando adesso un’opera come quella del presidente Napolitano potrà bene immaginare, credo con un brivido, come potrebbe essere diversa la situazione, con Berlusconi al Quirinale. Perché ormai è chiaro che perseguirà il massimo degli obiettivi, che il suo sogno è di una posizione di preminenza e non di equilibrio. Lo dico anche a chi ha un po’ di puzza sotto il naso quando parlo di alleanze larghe per la ricostruzione».
Sul fatto che col “porcellum” il rischio sia reale concordano tutti sul fronte opposizione. Se il leader dell’Idv Antonio Di Pietro dice che il premier «ambisce a tutti i posti che possono garantirgli immunità, se potesse anche il ruolo di Gesù Cristo», anche il vicepresidente di Fli Italo Bocchino paventa che Berlusconi possa «distruggerebbe la democrazia» andando al Colle e «scegliendo personalmente» premier e presidenti delle Camere «affidando questi ruoli a Schifani di turno». Come impedirlo? Dice Bersani, che pure lavora con gli altri partiti per una nuova legge elettorale, che «l’unico limite e il vero ostacolo tra Berlusconi e il Quirinale è il fallimento della sua politica».
L’Unità 26.04.11