Ecco l’appello dell’Anpi per la Festa di domani: “ ‘Cari compagni, ora tocca a noi (…) Io muoio, ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella’. Giordano Cavestro (‘Mirko’), 18 anni, studente di Parma, medaglia d’oro al valor militare, scrisse questa lettera appena prima di essere fucilato dai nazifascisti il 4 maggio 1944. Il 25 aprile ha il suo nome e di tutti quei meravigliosi ragazzi e ragazze che immolarono la loro breve vita, senza alcuna esitazione, alla causa della liberazione del proprio Paese dalla tirannia nazifascista. Il 25 aprile avremo i loro nomi nel cuore, nella coscienza, e li diffonderemo nelle piazze, ne faremo una ragione di impegno, ancora, per il futuro di una democrazia che, come sappiamo, come vediamo, non è data una volta per tutte, non vive di respiri propri, ma va irrobustita, vivificata, giorno per giorno. Il 25 aprile diremo il nome di Giordano Cavestro a quei senatori della destra, che stanno tentando, con una ignobile proposta di legge, di abrogare la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista. Diremo NO! È una vergogna, un oltraggio ai caduti per la libertà. All’Italia intera. Il 25 aprile diremo che dalla Liberazione non si torna indietro”.
Carlo Galli, politologo
Questa giornata è l’antidoto alla giungla. Il 25 aprile è ciò che precede la nostra Repubblica, è la sua origine, l’energia propulsiva che l’ha fatta nascere, vivere e per qualche decennio anche prosperare. Per questo non possiamo trattarla come una data storica, ma dobbiamo viverla come una ricorrenza civile: è il compleanno della Costituzione. Noi oggi siamo di fronte a una sfortunata deriva, dove la vita associata del Paese assomiglia a una giungla, dove vince il più forte, dove anche le elezioni sono vissute come un giudizio divino. Il 25 aprile è stato, al contrario, l’inizio di una esistenza civile regolata, non primitiva o selvaggia, ma all’insegna del rispetto, dei diritti, del bilanciamento dei poteri, dei limiti dei poteri, compreso quello del popolo .
Se ci dimentichiamo questo passato, ci priviamo di un’arma con cui possiamo difendere la Costituzione da chi oggi vuole farla a pezzi per dare il via libera al peggio che è in noi.
Angelo d’Orsi, storico
Non ricordo un anniversario della Liberazione talmente vicino al crollo come questo. Oggi meno che mai non dobbiamo limitarci a celebrare, ma dobbiamo trasformare il 25 aprile in una occasione politica di mobilitazione. Dobbiamo riflettere sul significato storico del fascismo e sulla sua persistente minaccia sotto altre forme: sono assolutamente convinto che il berlusconismo sia il volto nuovo del fascismo. Per questo occorre mobilitarsi, ancora una volta, per cacciare il tiranno. Dobbiamo suonare la sveglia, spiegare agli ‘italiani tranquilli’ che sono seduti sull’orlo del baratro, che stanno per finirci dentro. Bisogna svegliare i dormienti, incitare i dubbiosi, incoraggiare gli esitanti.
Più tardi lo si fa, peggio è. Questo “partito della devastazione” sta spargendo un veleno che distrugge l’etica pubblica. Se non reagiamo, alla fine, diventeremo anche noi portatori sani di questo virus.
Carlo Lucarelli, scrittore
La festa della Liberazione è un riassunto. Un riassunto di tutto ciò che di bello e importante c’è nella nostra Italia. Perché tutto comincia da lì. Penso che il 25 aprile andrebbe festeggiato come la festa più importante dell’anno, almeno per l’Italia laica. C’è sempre stato e sempre ci sarà chi insulta la memoria. Il modo migliore per contrastare chi mortifica il 25 aprile è prendere in mano la memoria. Troppo spesso noi che siamo venuti dopo abbiamo delegato il racconto ai più anziani, a quelli che c’erano e non sempre questa operazione è riuscita al meglio . Tra non molto non avremo più la memoria diretta di chi ha fatto la Resistenza. Per fortuna esiste l’Anpi, che non è un’associazione per solo anziani partigiani, ma un luogo aperto a tutti. E negli ultimi anni le adesioni sono state tantissime. I valori non muoiono con chi li ha costruiti. Dipende da noi.
da Il Fatto Quotidiano 24.04.11