Il vicepresidente dei senatori pd: così trasforma la democrazia parlamentare in un regime camuffato. Senatore Zanda, l’ultima è che il governo presenta un decreto per sminare anche il referendum sull’acqua. Il premier teme anche questo?
«Berlusconi è in una fase in cui ha paura di tutto: del referendum perchè può diventare un sondaggio a favore o contro la sua persona; del voto a Milano; di Tremonti e di Galan; di Scilipoti tanto che scrive le prefazioni al suo libro; dei giudici di Milano, di Ruby e delle ragazze che la sera andavano a Arcore».
Paura di cosa?
«Di non trovare più il consenso che racconta ancora di avere». Come definire i tentativi di levare di mezzo i quesiti referendari, strumento di controllo fondamentale del cittadino elettore?
«Sono pezzi di una tecnica collaudata per trasformare una democrazia parlamentare in un regime camuffato». E gli altri pezzi della strategia?
«La fine del Parlamento che come ha giustamente osservato il presidente uscente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo non fa più le leggi ma converte e vota solo quello che gli mette sul tavolo il governo. Il continuo accerchiamento della magistratura e della Corte Costituzionale, il dominio dell’informazione». Nel merito, che dire di questa idea di decreto per far nascere l’authority per l’acqua?
«In linea di principio potrei anche essere d’accordo. Il problema è che questo governo considera le varie Autorità quasi fossero dependances. In un paese dove non esiste una norma che regola il conflitto di interessi, il rischio è che mi ritrovo Berlusconi o chi per lui a gestire l’acqua. Quindi non possiamo che chiedere che l’acqua resti pubblica. E andare a votare». Sembra quasi che il populista per eccellenza, Berlusconi, abbia in realtà paura proprio del suo popolo. «E’ così. Quello che è grave è che riduce il quorum degli elettori a strumento per boicottare il referendum. Uno strumento di bocciatura o approvazione. Questo è contrario allo spirito costituzionale del referendum. Il fatto è che la maggioranza di centrodestra ci ha abituato a manipolazioni grossolane del nostro ordinamento. Il condizionamento del quorum è solo l’ultimo e, tra l’altro, è sfacciatamente contraddittorio del populismo berlusconiano. Siamo in un paese in cui da una parte c’è l’indecente proposta di Ceroni di costituzionalizzare il populismo e dall’altra il governo che mette il bavaglio agli elettori».
Lei era in aula nei giorni scorsi quando il ministro Romani ha cancellato con un emendamento la sua politica energetica. Crede che il quesito referendario sul nucleare sarà cancellato dalla Cassazione?
«Non credo e aspetterei con fiducia la decisione della Cassazione quando mai e se mai dovrà pronunciarsi. Il governo in realtà ha introdotto una sospensione e non una bocciatura. Lo stesso giorno dell’annuncio di Romani Idv e Pd avevano portato in aula un emendamento (alla moratoria al nucleare contenuta nel decreto omnibus, ndr) che prevedeva la rinuncia definitiva dell’Italia al nucleare. Il governo l’ha bocciata. Questo significa che il governo non vuole la bocciatura ma solo la sospensione».
Boicottare nucleare e acqua per far fuori anche il quesito sul legittimo impedimento? «E’ chiaro. E torniamo sempre al gioco sporco sul quorum. È implicito in quel voto un giudizio sulla sua condotta morale».
Sotto attacco anche l’istituto dei referendum? «Non me l’aspettavo. Devo dire che in quanto a spregiuticatezza Berlusconi ne inventa una più del diavolo».
Quale il limite?
«Non lo conosciamo. E a questo punto lo possono definire solo gli italiani cacciandolo via».
L’Unità 23.04.11