Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani ha denunciato oggi alla Camera, durante il Question Time, il comportamento del governo che sta mettendo in crisi tutto il settore delle energie rinnovabili. “Mentre il governo per paura del referendum scappa via dalle sue stesse decisioni sull’impossibile, improbabile, impresentabile piano nucleare, contemporaneamente strema, distrugge, annichilisce il settore delle fonti rinnovabili”, ha spiegato il segretario. “Tutti sanno che il sistema degli incentivi per le rinnovabili andrebbe via via sagomato, ridotto, bilanciato, che gli andrebbe fatta la manutenzione”, ha dichiarato Bersani. “Ma il governo ha dormito per tre anni poi si è svegliato e ha bloccato tutto. Oltre 100000 posti di lavoro, quasi tutti di giovani, sono a rischio. Volete dirci precisamente e urgentemente cosa volete fare?”, ha chiesto da ultimo Bersani al Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito. Ermete Realacci, responsabile Green economy del Pd, ha replicato al ministro Vito, che ha spiegato le ragioni del governo. “Le Regioni hanno chiesto di cambiare il provvedimento, così come tutti i lavoratori e le categorie sindacali del settore che hanno partecipato questa mattina alla manifestazione davanti al ministero dello Sviluppo economico”, ha detto Realacci. “Ma non si getta il bimbo con tutta l’acqua, per questo oggi abbiamo manifestato. Perchè Romani ha fatto il contrario di tutti gli altri Paesi europei come la Germania. Mentre l’Italia a maggior ragione dopo lo stop all’atomo, ha invece bisogno di un deciso cambio di rotta, di puntare sull’innovazione, sulla ricerca, sul risparmio energetico, sulle fonti rinnovabili. Il provvedimento del governo invece ignora le indicazioni del Parlamento”. Ha concluso Realacci: “Se volete una energia pulita, noi ci stiamo, altrimenti lo faremo noi, perché il Paese merita di più”.
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Di seguito il testo dell’interrogazione
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA
Al Ministro dello sviluppo economico:
Per sapere – premesso che:
i prevedibili effetti perversi prodotti dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 in materia di incentivi alle fonti rinnovabili si stanno rivelando in tutta la loro gravità, generando incertezza e un drammatico arresto della crescita delle fonti rinnovabili in Italia. In particolare, gli effetti del provvedimento colpiscono mortalmente il vasto comparto produttivo legato ai settore del fotovoltaico che attualmente è uno dei settori più vitali e a più forte crescita industriale e tecnologica del Paese;
tale decreto avrebbe dovuto riformare gli incentivi in modo da centrare gli obiettivi europei, che per il nostro Paese prevedono il raggiungimento del 17 per cento di fonti rinnovabili sul consumo energetico finale al 2020 e che sono stati recepiti dal piano di azione nazionale che il Governo italiano ha inviato a Bruxelles;
in realtà il decreto se da un lato non recepisce nessuna delle numerosissime condizioni poste nei pareri resi all’unanimità dalle commissioni competenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, dall’altro lato getta nella totale incertezza dell’intero settore delle rinnovabili e ha già bloccato tutti gli investimenti in essere disponendo l’anticipazione al 31 maggio 2011 della scadenza, inizialmente prevista al 31 dicembre 2013, del terzo conto energia sul fotovoltaico e rimandando a un decreto del Ministro dello sviluppo economico, da emanarsi di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare entro il 30 aprile 2011, la definizione del IV conto energia, ossia degli incentivi di cui potrà usufruire il settore delle rinnovabili;
in generale, l’approvazione del decreto ha suscitato da subito un diffuso ed elevatissimo allarme in tutte le associazioni di imprenditori del settore delle rinnovabili (tra cui Anev, Aper, Anie-Gifi, Assosolare, Assoenergie Future) e nella stragrande maggioranza delle imprese, tanto che nelle ore immediatamente precedenti l’approvazione del decreto, il Governo ha ricevuto decine di migliaia di e-mail di protesta; Gifi-Anie, associata a Confindustria, ha denunciato che sono a rischio 40 miliardi di euro di investimenti programmati con conseguenti gravi effetti per l’occupazione del settore;
il sistema bancario ha già annunciato la sospensione dei finanziamenti;
il settore delle rinnovabili in questo periodo di crisi economica è stato tra i pochi che, in controtendenza, ha aumentato l’occupazione. Secondo le stime di Asso Energie Future sono circa 120.000 coloro che direttamente o indirettamente sono occupati nel settore del fotovoltaico, mentre secondo la CNA sono circa 85.000 le imprese coinvolte nel settore delle fonti rinnovabili;
il Ministro dello sviluppo economico l’8 marzo u.s. ha dichiarato che entro il 20 marzo avrebbe emanato il nuovo decreto sul IV conto energia in maniera da chiarire e risolvere i gravi problemi di certezza giuridica aperti dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;
la Camera dei deputati, il 16 marzo, ha approvato all’unanimità una mozione a prima firma Franceschini in cui si impegna il Governo a tener conto, nell’ambito delle norme del IV conto energia, delle indicazioni emerse dal Parlamento e della grande valenza economica del settore; in particolare il Governo è impegnato:
a non lasciare nell’incertezza tutto il settore delle energie rinnovabili e ad anticipare l’emanazione del decreto ministeriale di cui all’articolo 25 del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE, entro la prima decade di aprile del corrente anno (termine peraltro già non rispettato);
a fare salvi gli investimenti che siano stati avviati sulla base del precedente quadro normativo di incentivazione, ristabilendo un orizzonte di certezza sull’ammontare degli incentivi di cui beneficiano le imprese e che assicurano il rimborso dei finanziamenti bancari, interpretando il riferimento «all’entrata in esercizio degli impianti», contenuto nel decreto legislativo approvato, nel senso dell’effettiva produzione di energia elettrica, anche indipendentemente dall’allaccio alla rete elettrica;
a prevedere che i necessari «aggiustamenti», ossia la tendenziale riduzione nel tempo degli incentivi per le fonti rinnovabili, tengano in debito conto i congrui tempi di transizione, al fine di garantire gli investimenti effettuati dalle imprese del settore;
a rendere ancor più trasparente, l’impatto di tutte le agevolazioni dei costi dell’energia elettrica di famiglie e imprese;
a determinare gli incentivi previsti in modo tale da armonizzarli con il livello di incentivazione adottato nei principali paesi dell’Unione europea;
ad assumere iniziative per definire, un sistema di incentivazione che garantisca nel nostro Paese una prospettiva di crescita di lungo termine per il settore fotovoltaico, che consenta un maggior radicamento nell’economia reale e favorisca le ricadute positive sul sistema produttivo nazionale;
nella rideterminazione del sistema di incentivi per il fotovoltaico, a tenere in considerazione, oltre alla loro sostenibilità, gli investimenti già effettuati per la realizzazione di impianti fotovoltaici, l’esigenza di accrescere l’efficienza energetica nell’edilizia e l’opportunità di prevedere meccanismi di adeguamento del livello dell’incentivo alle dinamiche dei costi delle tecnologie e degli impianti e prevedere altresì una modulazione in riduzione degli incentivi, secondo la maggiore potenza degli impianti;
nell’ambito della quantificazione delle tariffe incentivanti, a favorire la realizzazione di impianti integrati su edifici e manufatti, salvaguardando il territorio agricolo dalle speculazioni;
nella definizione dei nuovi incentivi, a mantenere un adeguato sostegno al settore delle energie rinnovabili con una progressiva riduzione degli incentivi fino al raggiungimento della grid party in linea con la progressiva riduzione dei costi di produzione del kilowattora da fonti rinnovabili;
a favorire, nell’ambito delle bioenergie, la filiera corta attraverso il ricorso agli impianti di piccola taglia e l’utilizzo di materie prime provenienti dal territorio, nonché, nella rimodulazione degli incentivi, a favorire gli investimenti degli enti pubblici e la produzione destinata all’autoconsumo;
a sostenere la ricerca e lo sviluppo dei processi di industrializzazione delle nuove tecnologie del settore fotovoltaico;
per quanto riguarda le fonti tradizionali, ad assumere iniziative per porre definitivamente fine al sistema di incentivazione tariffaria, noto come CIP6, di cui alla delibera del Comitato interministeriale prezzi n. 6 del 29 aprile 1992;
ad adottare misure che responsabilizzino il gestore della rete elettrica al fine di assicurare tempi contenuti e certi per l’allaccio alla rete elettrica;
a valutare l’opportunità, in prospettiva, di ridurre la soglia di potenza degli impianti, oltre la quale può essere adottato il sistema delle aste a ribasso, fissata dal decreto legislativo in 5 megawatt, ai fini di uno sviluppo del settore basato su meccanismi reali di mercato;
lo scopo di tale mozione è di evitare che il Governo proceda di nuovo a varare norme su una materia così importante per il futuro del Paese, ignorando gli indirizzi proposti dal Parlamento;
dopo le imprese del settore, le banche e il Parlamento, il decreto rinnovabili preoccupa anche la Commissione Europea che attraverso il commissario per l’Energia, Guenther Oettinger, ha scritto un’allarmata lettera al Ministro per lo sviluppo economico in cui afferma che “le modifiche alla disciplina degli incentivi per le rinnovabili che compromettono direttamente o indirettamente investimenti in corso sollevano serie preoccupazioni tra gli investitori, sia nazionali che internazionali. Le conseguenze di tali modifiche sugli investimenti nel settore europeo delle rinnovabili destano la mia preoccupazione.”.
il commissario europeo avverte che “l’Italia è tenuta a raggiungere la quota del 17% dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili entro l’armo 2020. (…)Risulta perciò fondamentale che il governo italiano crei quanto prima un quadro interno d’incentivazione chiaro, stabile e prevedibile per garantire lo sviluppo delle rinnovabili, senza correre il rischio che i necessari investimenti privati siano rimandati e diventino più costosi, ostacolando cosi il raggiungimento del suddetto obiettivo.”;
sempre secondo il commissario europeo “le modifiche che alterano il ritorno finanziario dei progetti esistenti rischiano di violare principi generali di diritto nazionale e comunitario, ma soprattutto di compromettere la stabilità degli investimenti nel settore, con possibili ripercussioni sulla ripresa economica”; con tali affermazioni il commissario conferma che il decreto legislativo 28/2011 e il IV Conto energia sono retroattivi con il rischio di mettere in ginocchio un settore economico e sociale importante-:
quando il Governo intenda assumere le necessarie iniziative volte ad emanare il provvedimento correttivo, adeguandosi pienamente agli indirizzi proposti a più riprese dal Parlamento.
Bersani, Realacci, Franceschini, Maran, Ventura, Villecco Calipari, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Mariani, Lulli, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Martella, Mastromauro, Peluffo, Portas, Sanga, Scarpetti, Vico, Zunino, Bindi, Bellanova, Berretta, Boffa, Bordo, Brandolini, Capodicasa, Cardinale, Carella, Causi, Ceccuzzi, Cenni, Codurelli, D’Alema, De Biasi, De Pasquale, Farinone, Ferrari, Fiano, Fioroni, Fluvi, Gatti, Ghizzoni, Giovanelli, Gnecchi, Gozi, Laratta, Lo Moro, Losacco, Lovelli, Madia, Marchi, C. Marini, Mattesini, Miglioli, Miotto, Misiani, Mogherini Rebesani, Murer, Nannicini, Narducci, Pedoto, Pes, Pistelli, Pizzetti, Rossa, Rubinato, Rugghia, A. Russo, Samperi, Schirru, Sereni, Servodio, Siragusa, Strizzolo, Tenaglia, Tidei, Tocci, Touadi, Trappolino, Tullo, Vannucci, Vassallo, Velo, Rigoni, Rossomando, Verini, M. Carra, Graziano, Naccarato, Bucchino, Gasbarra, Zucchi, Bossa, Rampi, Lucà.