Bersani: “Ora il governo risponda sulle energie rinnovabili, noi lavoreremo per raggiungere il quorum perché vogliono depotenziare il referendum”. E annuncia un question time sulle politiche energetiche. Finocchiaro: “Il governo vuole nascondere il suo fallimento aggirando il voto”. Bianchi: “Vigileremo perché la marcia indietro sia definitiva, ora un piano energetico nazionale”. “Sul nucleare il governo con ogni evidenza scappa dalle sue stesse decisioni, è una vittoria del PD”. Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, al termine della riunione della segreteria ha commentato la notizia che il Governo ha deciso di soprassedere sul programma nucleare e ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all’esame dell’aula del Senato, l’abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese.
”Credo che questa – ha proseguito il segretario- sia in ogni caso una vittoria nostra, di chi già prima dell’incidente in Giappone aveva messo in luce l’assurdità del piano così come il governo lo aveva concepito. Per noi è positivo ma non è abbastanza, perché è chiaro che il governo vuole scappare dal confronto con l’opinione pubblica nel referendum, ma noi lavoreremo perché ci sia il quorum anche per gli altri referendum. Il governo – ha proseguito Bersani – per altro, non dice quale sia la politica energetica e, mentre si abbandonano i vecchi passi, si distruggono le politiche sulle rinnovabili. Anche su questo è allo sbando”.
Sulla proposta di Tremonti di un piano europeo per le rinnovabili, Bersani si è mostrato molto scettico: “Lui ha la capacità di fare i titoli dei giornali anche se dovrebbe stare alla sostanza delle cose. In Italia si sta distruggendo la politica delle rinnovabili e non so cosa dovrebbe fare l’Europa. Intanto – ha detto aggiunto – cominciamo da noi: noi avevamo un sistema che era sostenuto da incentivi che andavano modulati, bisognava fare una sorta di manutenzione, non si è fatta e si è sospeso tutto da un giorno all’altro. Questa è la sostanza italiana. Dopo di che, se si vuole discutere di un fondo europeo che sostenga gli investimenti per efficienza energetica, fonti rinnovabili e nuove tecnologie, noi siamo i primi a dirlo, come stiamo facendo da 15 anni, ma mi pare che i governi di destra stiano pensando a tutt’altro e dopo aver smantellato la coesione europea, non si può poi evocare l’Europa. Non si può prima azzopparla e poi chiedere che corra in aiuto”.
”Ora bisogna uscire dall’ambiguità – ha detto Bersani – e dire quale politica energetica vogliamo fare: non basta la moratoria sul nucleare, perché si aspettano risposte sulle nuove energie dopo il disastro del decreto Romani. Noi incalzeremo il governo – ha affermato il segretario del Pd – e domani faremo un question time in cui vogliamo risposte chiare perché ci sono 100.000 persone, per lo più giovani, che stanno perdendo il lavoro”.
“L’inadeguatezza di questa Destra in materia di politiche energetiche è evidente – ha proseguito Anna Finocchiaro presidente del gruppo del Pd al Senato- come sono evidenti sia la sua confusione che la sua malafede. Ora sarebbe bene che il governo ci spiegasse davvero che cosa vuole fare. L’emendamento appena presentato in Senato, infatti, da un lato abroga le norme oggetto del quesito referendario, cancellando di fatto il referendum del 12 giugno, dall’altra lascia aperta la strada ad un eventuale ripensamento prossimo venturo sulla scelta nucleare. Si tratta di un’ambiguità inaccettabile che l’Esecutivo deve chiarire al Parlamento e al Paese. Su una questione così delicata non tolleriamo scherzetti”.
“Vigileremo perché la marcia indietro sia definitiva”, ha affermato in una nota Stella Bianchi, Responsabile Ambiente del Pd. “Dalla negazione della tragedia giapponese alla moratoria fasulla, fino all’emendamento per fermare il nucleare, ogni mossa dell’esecutivo sembra dettata dall’opportunismo, ogni scelta del governo, sembra dettata dalla necessità di salvare la faccia e gli interessi, più che da scelte stratetiche da compiere nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future”.
“Il governo appare terrorizzato dal giudizio degli italiani ed è stato costretto a fare marcia indietro”. Ha affermato Ermete Realacci, responsabile Green economy del Pd. “Ora, c’è una ragione in più per non perdere altro tempo con ingombranti feticci del passato- ha dichiarato il responsabile Green economy del Pd- e investire sulla ricerca, sul risparmio e sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili. Tutti campi in cui l’Italia “puo’ dare molto e che possono rappresentare il vero futuro per il nostro Paese”.
“Noi antinuclearisti potremmo gridare vittoria – ha detto il deputato democratico, Dario Ginefra – ma è anche vero che questo segna l’ennesima pagina triste di questa legislatura all’insegna dell’irresponsabilità”.
Raffaella Mariani, capogruppo Pd nella commissione Ambiente di Montecitorio ha infatti spiegato, al di là dell’ottimo risultato ottenuto. “Il rischio che ora dobbiamo combattere è il subdolo tentativo del governo di delegittimare l’appuntamento referendario nel suo complesso, puntando a una bassa partecipazione: obiettivo che dobbiamo contrastare con tutte le nostre forze”.
Ha incalzato il senatore del Partito Democratico Ignazio Marino: ”Che Governo stravagante ci è toccato in sorte: prima elabora un programma nucleare e solo dopo si impegna ad acquisire ‘evidenze scientifiche’. Questa manovra non può delegittimare il referendum di giugno che anzi è ancora più importante. E’ uno strumento per dire no a un esecutivo che non ha a cuore la sicurezza della collettività e la salute dei cittadini. Chi ci assicura inoltre – ha concluso il senatore del Pd – che le destre non cambieranno idea passate le amministrative? Il comportamento del Governo, evidentemente antiscientifico e basato solo su interessi economici”.
C’è da sottolineare come gli investimenti sul nucleare siano risultati un fallimento anche economico. In tutto questo tempo infatti il governo non ha sviluppato alcuna strategie energetica alternative, che punti ad esempio su sole, vento o sulla geotermia.
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La truffa del governo sull’addio al nucleare”, di Gianni Del Vecchio
Per disinnescare il referendum si cambia in corsa il testo sulle centrali atomiche.
Ieri pomeriggio Francesco Rutelli passeggiava in senato visibilmente soddisfatto. In mattinata il governo aveva recepito un emendamento di Alleanza per l’Italia al ddl omnibus volto a bloccare il ritorno al nucleare. Il disegno di legge verrà formalmente votato oggi a palazzo Madama, e conterrà una modifica, espressamente avallata dal governo, che di fatto abroga tutte quelle norme che fin qui hanno preparato il campo per la costruzione di otto reattori in territorio italiano. Una notizia che per Rutelli è doppiamente positiva: da una parte si ferma un piano nucleare che avrebbe portato in Italia delle centrali non completamente sicure, come dimostrato dal disastro di Fukushima; dall’altra si risparmiano ben 35 miliardi, da poter impiegare per rilanciare la ricerca in campo energetico.
Il leader dell’Api tuttavia, una volta smaltita la contentezza per la “vittoria” parlamentare, ha anche segnalato il vero pericolo che si cela dietro l’apparente marcia indietro dell’esecutivo.
«Adesso dobbiamo vigilare affinché un nuovo piano energetico per l’Italia venga stabilito per legge. Non deve bastare un decreto del presidente del consiglio, perché ci potrebbe essere il rischio che il piano nucleare, uscito oggi dalla porta, possa rientrare dalla finestra». Un timore più che mai giustificato, visto che nell’emendamento in questione si dice chiaramente che l’abrogazione è destinata «al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea». Insomma, dalla norma vien fuori che il ritorno all’atomo è per ora bloccato, tuttavia restano in vita degli organismi, come l’agenzia guidata da Umberto Veronesi, propedeutici alla prevenzione e al controllo di impianti nucleari. Non a caso, secondo fonti parlamentari della maggioranza, Berlusconi non avrebbe abbandonato completamente il progetto di un’Italia a propulsione atomica, ma starebbe solamente guadagnando tempo per poi riproporre la necessità di una quota di energia nucleare nel mix energetico nazionale, una volta passata l’onda emotiva della tragedia di Fukushima.
Riuscendo così, nel frattempo, a depotenziare l’appuntamento referendario di metà giugno: senza il quesito sul nucleare, infatti, il raggiungimento del quorum su temi meno caldi come l’acqua pubblica e il legittimo impedimento diventa una vera e propria chimera.
Una strategia, questa, che viene confermata dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
«L’emendamento al decreto omnibus è un pretesto, un tentativo di far mancare l’attenzione necessaria sui referendum ma, assieme a questo, è una sconfessione delle politiche del governo». Se davvero si tratta solamente di una truffa agli italiani, comunque lo si scoprirà presto.
Perché, contestualmente all’abrogazione delle norme nucleariste, l’esecutivo ha assicurato la predisposizione di un piano energetico nazionale.
Piano che, almeno stando alle dichiarazioni dei ministri economici Tremonti e Romani, dovrebbe dare maggiore spazio agli investimenti sulle rinnovabili. Peccato però che questa sbandierata “svolta verde” venga da un governo che non più di un paio di mesi fa ha letteralmente affossato il settore del fotovoltaico. Il repentino taglio degli incentivi a una delle più diffuse energie alternative ha infatti gettato nella disperazione un’industria che da sola dà lavoro a centomila persone.
da Europa Quotidiano 20.04.11