Confindustria boccia il Piano nazionale per le riforme del governo:”Deludente, nulla crescita e competitività” Fassina: “Berlusconi non è capace a fare riforme”. “Il Piano nazionale per le riforme (Pnr) è deludente per quanto attiene alle azioni concrete per crescita e competitività. Serve uno scatto di orgoglio per affrontare le urgenze del Paese”. Questa volta non è solo l’opposizione a bocciare la programmazione economica del governo ma la Confindustria per bocca del dg Giampaolo Galli, in audizione difronte alle Commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato in seduta congiunta.
Pier Luigi Bersani rilancia e denuncia la stangata che sta per arrivare: “Adesso ci stanno raccontando un’altra favola -ha detto il segretario del Pd durante una manifestazione dello Spi Cgil – nelle quattro paginette che ha presentato Tremonti ci sono due o tre tabelle che dicono che da qui al 2014 serviranno manovre per 39 miliardi di euro. Dove li andiamo a prendere questi soldi? E’ ora di fare una riforma fiscale seria. Non è possibile che l’80% dell’Irpef lo paghino lavoratori e pensionati. Allora chiamiamola tassa sui lavoratori e pensionati che facciamo prima”.
Fin qui, ha insistito, il governo ha avuto “una politica disastrosa, tagliando dove sarebbe stata possibile una reazione: comuni, servizi e scuole”.
Certo, ha aggiunto Bersani, “miracoli non ne fa nessuno, anche se c’è qualcuno che racconta che li fa… ma questa è la differenza tra destra e sinistra: se noi abbiamo un euro lo diamo a chi ha bisogno e invece la destra dice che destra e sinistra non esistono, perché quando non sanno che pesci pigliare sostengono che sono tutti uguali ma non è così” . Senza miracoli torna d’attualità il Piano di riforme alternativo presentato dal PD a sindacati e associazioni di categoria poche settimane fa.
Alla serie Caro Silvio, ci eravamo tanto amati. Ora serve una svolta appartiene invece la denuncia della Confindustria. Per Galli ora “serve uno scatto di orgoglio per affrontare le urgenze del Paese”. Sono necessarie azioni concrete per la crescita e la competitività del sistema e ci “si aspetta che tali azioni vengano definite e rese rapidamente operative”.
L’impegno di risanamento indicato dal governo nel Def è “estremamente ambizioso”: con manovre per il biennio 2013-2014 pari a ”circa 39 miliardi, cifra ben superiore a quella di 25 miliardi approvata la scorsa estate. Dati che delineano uno sforzo di gran lunga superiore a quello compiuto negli anni ’90 per rispettare i parametri di Maastricht e partecipare fin dall’inizio alla moneta unica europea”. Una manovra di 2,3 punti di Pil per il biennio 2013-2014.
Per Confindustria il compito del governo “è ancora più gravoso oggi, in un contesto reso difficile dalle conseguenze della crisi finanziaria globale e dalla perdita di competitività accumulata nel nostro Paese”.
Considerando “l’elevato livello della pressione fiscale” che non lascia margini di intervento su questo fronte, “per avere successo, un simile sforzo richiede che si ridisegnino i meccanismi di spesa e lo stesso perimetro dello Stato nell’economia e nella società. Senza questi cambiamenti i tagli alla spesa potrebbero rivelarsi difficili da sostenere e rischiano di tradursi nel rinvio di spese necessarie o in forme occulte di debito pubblico”, come il “debito verso fornitori”.
Preoccupano ”il taglio agli investimenti pubblici” che deriva “in misura importante” dalla compressione della spesa primaria. “Scenderebbero a 27 miliardi già nel 2012, erano 38 miliardi nel 2009. Si tratta di una diminuzione consistente che avrà effetti di lungo periodo sull’infrastrutturazione del Paese ed e’ in contrasto con le raccomandazioni dell’Unione Europea, che chiede di effettuare il risanamento senza penalizzare la spesa in infrastrutture”.
“Le audizioni di oggi di Confindustria e Rete Imprese Italia sottolineano la delusione per le prospettive contenute nei documenti di finanza pubblica e nel programma nazionale di riforme predisposti dal governo”. Lo ha sottolineato Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro della segreteria nazionale del Pd, per il quale “lo scenario proposto dall’esecutivo è di rassegnazione, segnato da stagnazione, elevata disoccupazione, soprattutto giovanile, e da drammatiche manovre di finanza pubblica, fino a 40 miliardi nel 2013-14, ma già a partire da giugno prossimo subito dopo le elezioni.
Per evitare tale scenario da incubo, servirebbe una incisiva azione riformatrice. E’ evidente che il governo Berlusconi e la sua maggioranza non hanno alcuna capacità e volontà politica per aprire la fase delle riforme. E’ necessario voltare pagina al più presto”.
“Le critiche di Confindustria e di Rete Imprese Italia al Piano nazionale per le riforme del Governo sono condivisibili, soprattutto quando sostengono che solo una sicura crescita consentirà il risanamento dei conti pubblici”. Lo ha dichiarato Pierpaolo Baretta, capogruppo Pd della commissione Bilancio della Camera.
“E’ preoccupante – ha proseguito Baretta – lo scarto tra quanto ci chiede l’Europa e quanto Tremonti propone. Piano energetico, infrastrutture e ricerca, semplificazione amministrativa, riduzione della pressione fiscale su impresa e lavoro, sono alcuni dei principali obiettivi che le imprese chiedono senza avere risposte. Ma sono anche i punti sui quali insiste il Partito Democratico”.
A.Dra
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