I tagli ormai sono stati fatti e non si torna indietro. Chi ha subito danni potrebbe fare una causa civile, ma il Ministero potrebbe sanare la questione e chiedere l’intervento delle Commissioni parlamentari. La sentenza con cui il Tar Lazio dichiara l’illegittimità dei decreti interministeriali del 2009 e del 2010 in materia di organici (ne parliamo in altro articolo del sito) rappresenta senza dubbio – almeno per ora- una vittoria delle organizzazioni che hanno sostenuto il ricorso e una sconfitta del Ministero dell’Istruzione.
Fermo restando il fatto che il Ministero può ricorrere al Consiglio di Stato e che spetterebbe a questo organo dire l’ultima parola sulla vicenda, il dispositivo del Tar Lazio mette in evidenza un comportamento un po’ troppo semplicistico del Ministero che non si sarebbe “ricordato” dell’esistenza di una norma risalente addirittura al 2001 secondo la quale i decreti interministeriali sugli organici dovrebbero essere adottati previo parere delle Commissioni parlamentari competenti.
La norma in questione, tra l’altro, è l’articolo 22 della legge 448 del 2001, ossia della legge finanziaria per il 2002 approvata quando Silvio Berlusconi era Presidente del Consiglio e Giulio Tremonti ministro del Tesoro.
Adesso, però, bisogna capire se questa vittoria nelle aule giudiziarie potrà avere conseguenze pratiche.
Una prima osservazione pratica è questa: i decreti sono illegittimi ma ormai sono stati applicati e i tagli sono stati effettuati e sarebbe illusorio pensare che i 50mila posti cancellati possano essere ripristinati.
Tutt’al più – e la sentenza del Tar lascia intravedere questa possibilità – chi è stato leso dall’applicazione dei decreti potrebbe intentare una causa civile nei confronti del Ministero e chiedere il risarcimento dei danni.
Ma, come si sa, i processi civili nel nostro Paese sono costosi e interminabili.
E, nel caso in questione, sarebbe forse sufficiente che il Governo acquisisse ora i pareri delle Commissioni parlamentari sanando in tal modo l’irregolarità.
Anzi, è molto probabile che sul decreto interministeriale per il 2011/2012 venga richiesto il parere del Parlamento e che, nella stessa occasione, si chieda alla Commissioni di ratificare anche i due decreti contestati dal Tar.
Insomma: diciamo che la sentenza di questi giorni equivale ad un sonoro 2-0 inflitto al Ministero al termine del primo tempo, ma – per continuare con il gergo calcistico – “la palla è rotonda” e bisogna quindi aspettare il fischio finale per capire chi vincerà la partita.
La Tecnica della Scuola 17.04.11