A volte tornano e si ripetono. Berlusconi ha detto, anzi questa volta ha scritto, che gli insegnanti della scuola pubblica, ovvero dello Stato, “inculcano” le loro idee agli alunni, contravvenendo ai valori delle famiglie. Detto in altro modo, il premier esorta a diffidare degli insegnanti perché sono tutti, tranne probabilmente quelli delle scuole private, pericolosi sovversivi, post-sessantottini e comunisti. Peccato però che una ricerca del Cidi «Gli insegnanti italiani e la scuola della Costituzione» smentisca la convinzione del premier e della sua maggioranza. L’indagine ci dice che solo il 30% degli insegnanti si colloca a sinistra. Non solo, sono proprio i docenti di sinistra che intendono la professione «come una funzione pubblica con gli obblighi e i diritti dei dipendenti dello Stato». Si smetta perciò di lanciare ingiurie e si accetti il fatto che i docenti italiani sono lontani da ogni ideologia. Si dica piuttosto che sono i meno pagati d’Europa, che lavorano tra mille ostacoli, in scuole spesso fatiscenti, prive di risorse, con scarsi laboratori e insufficiente organico. Una volta per tutte si riconosca che fanno un lavoro faticoso e difficile che avrebbe bisogno di grande considerazione. Oggi non basta più insegnare a leggere, scrivere e far di conto. Bisogna formare persone capaci di muoversi nell’intero spazio culturale tra saperi nuovi e nuove tecnologie, tra tradizione e modernità, tra norme e creatività. E bisogna saper riconoscere la diversità dei caratteri, degli stili e dei tempi di apprendimento di ciascuno. Trovando di volta in volta i modi per valorizzarne potenzialità, per suscitare interessi, dubbi e curiosità. Per abituare ad alzare lo sguardo e a ragionare con la propria testa. Gli insegnanti sanno che la loro azione è positiva solo se produce conoscenza, se induce processi mentali, se spinge verso comportamenti più maturi. Magari più maturi di quelli dei padri. Ci si interroghi su che cosa voglia dire fare scuola a bambini soddisfatti nei desideri materiali, ma lasciati soli di fronte all’irrompere di sentimenti ed emozioni. A ragazzi martellati dal consumismo, dalle mode omologanti, da bisogni indotti, che vivono in una società che li spinge a considerare altri luoghi più desiderabili della scuola, altre cose più appaganti dello studio. E si ammetta che gli insegnanti sono rimasti soli ad affermare i valori della cultura, del rispetto, dell’onestà, del giusto e del bello. A fronte di una società paralizzata dall’incapacità di trovare una via d’uscita al degrado civile ed etico in cui è intrappolata. Basta allora parlare di insegnanti con l’arroganza di chi pensa di sapere tutto, anche di che cosa si fa a scuola.
*presidente CIDI
L’Unità 17.04.11
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Solo il 30% di sinistra. I prof, in solitudine, credono nella scuola”, di Fabio Luppino
Il 70% degli insegnanti non è di sinistra (posto che poi essere di sinistra sia un male). Berlusconi è clamorosamente smentito dal voluminoso dossier prodotto dal Cidi (Centro d’iniziativa democratica degli insegnanti) e dal Comitato 150. L’inchiesta riguarda un campione di 2400 docenti provenienti da 53 istituti presenti sul territorio nazionale a cui è stato sottoposto lo scorso anno un articolato questionario. Tra le domande anche quella sulla tendenza politica. Solo il 30% afferma di collocarsi a sinistra, circa il 9% al centro e il 5,2% dichiara di essere di destra. Ma c’è un 55% che sta tra quelli che non rispondono o che non ritengono di collocarsi rispetto a questo argomento. Chi è sotto i 34 anni, ma anche chi sta sotto ai cinquanta non considera questo un elemento importante per la propria professione. E il dato viene indirettamente confermato da un altro riscontro. Solo il 6,9% dichiara di aver partecipato ad attività di partiti e movimenti politici. Mentre un buon 23,2% fa parte di associazioni e gruppi religiosi o parrocchiali; il 17,9% fa parte di associazioni ed organizzazioni di volontariato; un buon 29,7% si occupa di associazioni culturali esterne alla scuola. Mentre un buon 38% o non ha mai fatto parte di attività di questo tipo (21,9%) o ha preferito non rispondere. Berlusconi getta discredito sui docenti e la scuola pubblica, ma anche sul suo stesso elettorato potenziale. Dalla ricerca emerge che il 24% di coloro che si collocano a destra ritiene che l’insegnante svolga un’importante missione sociale. Il capo del governo, così come con i magistrati, affonda contro una categoria che non può controllare, garantita anch’essa dalla Costituzione. Ma contro la quale sta operando pesantemente da tre anni, avvilendo la funzione docente con tutti i mezzi necessari, l’unico governo europeo che sta disinvestendo sull’istruzione, e dunque sui giovani. Sul futuro. Malgrado tutto, malgrado siano i meno pagati nella media Ocse ed europea, malgrado la loro funzione sia vilipesa da decenni come sempre colpendo nel mucchio, malgrado le famiglie mostrino tanto arroganza quanto inconsistenza argomentativa nel rapporto con gli insegnanti arrivando spesso a mettere avvocati per difendere le insensatezze dei propri figli (e così le loro), malgrado siano considerati economicamente e socialmente meno di un operaio specializzato i professori resistono. E, secondo il dossier, continuano a credere in una funzione nobile che, a partire da Berlusconi, gli viene negata quotidianamente. All’impegnativa domanda su quale debba essere il compito principale della scuola pubblica, oltre che far acquisire conoscenze, abilità e competenze il 77,1% degli insegnanti ha risposto che deve contribuire a far sì che ciascuno dia il meglio di sé e migliori i propri livelli di partenza, tentando di ridurre le differenze. Una risposta commovente che cozza contro tutte le spinte negative che arrivano sulla scuola dalla politica così come da ampi pezzi della società. Esito complementare con una altro quesito, quello relativo ai principali motivi di insoddisfazione. Non è come, si può pensare visti i bassi stipendi la non riconosciuta progressione di carriera anche economica, che pure nelle risposte è pari al 52,7%. No. Quel che più deprime gli insegnanti è il non adeguato riconoscimento da parte della società, il 69,4% lo dice. Questo dossier, così articolato e ricco sulla professione docente, dalle scuole primarie alle superiori, dovrebbe stare sul tavolo di qualsiasi leader politico che ha cuore il futuro di questo Paese. Berlusconi lo sta spegnendo ogni giorno di più.
L’Unità 17.04.11