Un’ora di faccia-a-faccia, che tutte e due definiscono «di routine, assolutamente rituale». Eppure l’incontro di ieri tra Susanna Camusso e Emma Marcegaglia non può evitare i riflettori della cronaca, visto il momento in cui si tiene. Dopo lunghi mesi di strappi, la presidente di Confindustria ammette: «Noi non siamo interessati a separazioni, in un momento di difficoltà del paese siamo interessati a cercare di unire le forze». Insomma, un nuovo sì a quel dialogo con Corso d’Italia annunciato a Genova alla vigilia dell’investitura di Camusso. La quale aveva riconosciuto alla sua controparte la giusta battaglia delle imprese per non essere lasciate sole dal governo. NERVOSISMO Ma questi non sono che convenevoli: dicono ancora poco sulla sostanza. È Marcegaglia ad elencare i temi sul tavolo nell’incontro. La presidente di Confindustria all’uscita elenca i temi affrontati nel colloquio. E lì le distanze rispuntano, tra i due fronti e dentro i rispettivi campi. Confindustria sta riflettendo sulle proposte della Cgil sulle modifiche alla disciplina contrattuale ma «non possiamo tornare indietro rispetto a quello che abbiamo fatto in questi tre anni», dice senza mezzi termini la leader di Viale dell’Astronomia. Diverso il tema della rappresentanza. «Stiamo ragionando – ha aggiunto Marcegaglia – rimane un tema aperto sul quale vorremmo trovare un accordo ». Il primo capitolo, quello sul modello contrattuale, il più scottante, crea subito fibrillazioni. «Di quale proposta della Cgil sulla contrattazione sta parlando la Marcegaglia?», chiede Gianni Rinaldini. Il fatto è che la Cgil sta mettendo a punto una sua proposta in materia. Finora si è fermi alle linee generali dettate dalla segreteria, tra cui il no alle deroghe, un contratto nazionale snello, il secondo livello che recuperi le «perdite » di chi non ha il primo in difesa dei precari. Il sindacato punta a stilare una proposta complessiva al direttivo del 10 maggio, il primo dopo lo sciopero generale del 6. Di qui il «nervosismo » di Rinaldini. Ma Camusso replica a stretto giro. «L’incontro è stato un normale punto della situazione, come buona prassi tra le parti sociali – si legge in una nota – In particolare continua una interlocuzione tesa a trovare soluzioni sul tema della rappresentanza, mentre profonde differenze rimangono nel giudizio sul modello contrattuale separato del 2009. Tranquillizziamo Rinaldini: nessun documento confederale è all’origine del colloquio se non le nostre ragioni sulla non firma del modello contrattuale del 2009». Il botta e risposta dà la misura della posta in palio. Il fatto è che se Marcegaglia è alle prese con il mondo delle aziende che non riescono a ripartire, Camusso fa di una nuova interlocuzione tra le sigle il registro della sua segreteria. Un percorso accidentato, anche perché le forze avverse sono moltissime. A cominciare dal governo, che nella partita ha il pallino in mano. La prima prova potrebbe essere proprio la rappresentanza, su cui il sindacato ha elaborato un testo già da Chianciano. Ma Cisl e Uil restano ferme alle linee inserite nella piattaforma unitaria sul modello contrattuale del 2009. «Ma da allora ad oggi è cambiato il mondo», fanno notare da Corso d’Italia. Evidentemente Cisl e Uil no: restano sempre le stesse. Anche se ieri, con aplomb, Angeletti ha chiosato: «È un incontro come tanti tra le parti».
L’Unità 15.04.11