“No al Salva-Silvio”. Da Viareggio all´Aquila: mercoledì sit-in davanti alla Camera. La mamma di Emanuela, morta a 21 anni: “Napolitano non firmi quella legge”. Mercoledì andranno davanti al Parlamento, con gli striscioni e le fotografie dei loro morti al collo, per protestare contro la prescrizione breve. Dall´Aquila a Viareggio, dal terremoto al treno carico di gpl che ha incendiato le case in una notte del 2009. Andranno lì con la stessa paura, quella di non arrivare ai colpevoli. «Rivendichiamo il diritto alla giustizia» scrivono ai parlamentari della maggioranza dal Comitato dei famigliari delle vittime della Casa dello Studente e di altre associazioni dell´Aquila.
«Il processo breve uccide di nuovo i morti aquilani – si legge nel documento – il giorno in cui passerà la legge sarà un lutto cittadino, per noi e per quei genitori che dal resto d´Italia avevano mandato i loro figli a studiare all´Aquila e non a morirvi». E a proposito del ddl: «Sarebbe una mannaia sui crolli assassini, un´amnistia generalizzata per gli infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro, per i morti di amianto, di uranio, di frane, di alluvioni, di Viareggio e per molti reati contabili e societari». Interviene per il Pd Donatella Ferranti, capogruppo in Commissione Giustizia della Camera: «Il ministro Alfano ancora non ha spiegato che tipo di impatto avrebbe questo progetto di legge sull´ordinamento. È davvero assurdo che si approvi un testo senza sapere a quali conseguenze si andrà incontro, si corre il rischio serio che per salvare una sola persona si annullino migliaia di processi». Replica il pdl Enrico Costa: «Gli esponenti del Pd mentono sapendo di mentire quando sostengono che l´approvazione del testo sul processo breve determinerebbe l´annullamento di migliaia di processi. Quanti dibattimenti, che non si sarebbero comunque prescritti, si annullerebbero? Zero».
«Mi toglie il sonno pensare di non arrivare nemmeno a un processo» dice Daniela Rombi, che nella strage di Viareggio ha perduto sua figlia Emanuela, 21 anni. Emanuela è la faccia sorridente in primo piano, in un manifesto che questa donna ora si porta al collo ad ogni manifestazione. «Ci saremo anche noi dell´associazione “Il mondo che vorrei” davanti a Montecitorio perché i nostri morti non sono un condono edilizio, sono la croce che ci portiamo addosso tutti i giorni». Tra rabbia e dolore, la voce fa una crepa: «L´ho detto anche al presidente della Repubblica Napolitano: contrasti la prescrizione breve o non avremo mai giustizia, faccia tutto quel che può, glielo chiedo in ginocchio». È quasi una preghiera: «Ho paura che non si arrivi nemmeno a un processo: 32 morti per l´esplosione del Gpl in mezzo alle nostre case, decine di feriti, quei lutti e quella devastazione senza un colpevole perché la maggior parte dei possibili imputati sono incensurati».
Prosegue Daniela Rombi: «Non tacerò, vorrei che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi provasse a calarsi per un attimo dalla mia parte: ho passato più di quaranta giorni in ospedale, seduta fuori dal reparto grandi ustionati dove mia figlia lottava per vivere e invece moriva un po´ ora dopo ora, fra mille sofferenze. Io pregavo e speravo, poi ho dovuto arrendermi. Nessuno mi restituirà Emanuela, ma se ha ancora un senso vivere è per trovare i responsabili di quel disastro. Vale per Viareggio come per l´Aquila, vale per il Paese: i processi vanno fatti, certe inchieste sono lunghe e complicate, hanno bisogno di tempo, non si può mettere un timer alla giustizia, né una scadenza alle responsabilità di chi ci ha tolto i nostri figli».
La Repubblica 10.04.11