Quante volte Ignazio La Russa avrà sognato, nella sua giovinezza sanbabilina, una notte tricolore nella quale arringare la folla dall’Altare della Patria, in piazza Venezia, in diretta tv? Amara le nemesi, per lui e per Alemanno: dover lasciare quella piazza gremita sotto i fischi, contestati da quegli stessi italiani patriottici che di solito, affollando i vicini Fori Imperiali per la sfilata del 2 giugno, rimangono freddi per i politici di sinistra e incoraggiano quelli di destra. È incastonata di episodi così, tutti dello stesso segno, questa festa del 17 marzo, celebrazione nella quale non tutti credevano (alcuni, sventurati, talmente poco da chiederne l’annullamento) e che invece ieri ha magicamente assunto un significato autentico, nazionale, nell’incontro – intorno ai luoghi simbolo del Risorgimento – fra quattro soggetti: il capo dello stato, il popolo, le amministrazioni locali, la scuola pubblica. Sì, anche la scuola pubblica, per una volta nel suo vero ruolo di motivatrice ed educatrice. Di che cosa è cosparso questo quadro di ritrovata unità nazionale, oltre che della partecipazione popolare e della solenne riflessione del …