Mese: Marzo 2011

"La cultura batte il governo", di Luca Del Fra

È la più poderosa disfatta del governo Berlusconi in tre anni: sulla cultura tutte le richieste urgenti fatte da movimenti, sindacati, associazioni di categoria sono state accettate. Il reintegro a livello già basso dell’anno scorso degli investimenti alle attività culturali; la soppressione della tassa di un euro sui biglietti del cinema per finanziare il tax credit e shelter; le dimissioni di Sandro Bondi, che lascia con la palma di peggior ministro della storia repubblicana, già sostituito da Giancarlo Galan – vedremo se sarà un miglioramento. Si aggiunga un nuovo regolamento per Pompei, 80 milioni di euro per i lavori di restauro e conservazione nei beni culturali, 7 milioni per gli istituti di cultura, lo sblocco delle assunzioni dei tecnici al Mibac: nel complesso erano gli obbiettivi minimi che si era posto il dipartimento cultura del Pd, che con le sue campagne ha colto nel segno. A mani vuote resta Federculture, per l’abrogazione della legge 122 non ottiene ancora nulla. Per presentare in conferenza stampa tutto ciò come una vittoria del Governo serviva lo squisito gesuitismo …

Gambro, Pd “parzialmente soddisfatto” della risposta del governo

La replica dei parlamentari modenesi all’intervento in Aula del sottosegretario Ravetto: “Verificheremo la reale volontà dell’azienda che già in passato ha disatteso gli accordi”. I quattro deputati modenesi del Pd si dichiarano “parzialmente soddisfatti” della risposta data questa mattina in aula dal sottosegretario Ravetto alla loro interrogazione sulla Gambro di Medolla. Dopo aver ripercorso la vicenda dell’azienda, che ha manifestato l’intenzione di trasferire parte della produzione in altri Paesi, il sottosegretario Ravetto ha annunciato che nei prossimi giorni il piano industriale della Gambro verrà presentato alle organizzazioni sindacali. Successivamente verrà riconvocato il tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Gli on. Ghizzoni, Miglioli, Levi e Santagata, nella loro replica, valutano positivamente l’avvio di un confronto nazionale e la disponibilità della Gambro a presentare un piano industriale che però – sottolineano i parlamentari modenesi – è solo “un primo passo, parziale e interlocutorio, verso una soluzione che assicuri il rilancio dell’azienda e il mantenimento degli attuali livelli d’occupazione. Tenuto conto che non si tratta di un’azienda in crisi e la scelta di delocalizzare sembra orientata unicamente ad …

"Esami spostati, lauree in forse, più tasse. L'effetto-Gelmini è il caos negli atenei", di Manuel Massimo

Non solo il blocco per l’organizzazione di didattica e ricerca. La riforma sta producendo disagi e ostacoli enormi per gli studenti che vedono cambiare all’improvviso i loro percorsi di studio. O, soprattutto, si trovano in assenza di certezze. Segnalate casi e disfunzioni. Allarmi e proteste ormai non si contano: le funzioni della ricerca (tutte), la chiamate di progettisti, associati e docenti sono bloccate. La legge – e si sapeva – ha bisogno di molteplici decreti che il governo dimentica. La Legge Gelmini, varata con l’intento di “mettere ordine” negli atenei, sta producendo situazioni caotiche fin dalla sua entrata in vigore, ormai due mesi fa. Sono gli effetti macroscopici che abbiamo raccontato nella prima puntata di questa inchiesta. Ma non si tratta di fisiologici “effetti collaterali”: l’Effetto-Gelmini sta colpendo i gangli del sistema universitario omettendo di dare risposte certe, coperture di spesa e soluzioni pratiche per i mille problemi con cui devono confrontarsi ogni giorno studenti, docenti e tutte le altre figure che animano il variegato microcosmo universitario. Le disfunzioni riguardano molteplici aspetti della vita tra …

"Perché l'Italia non cresce", di Fabrizio Galimberti

«Giudica un uomo dalle sue domande piuttosto che dalle sue risposte», disse Voltaire. E oggi non c’è domanda più importante di questa: perché l’Italia non cresce? Perché quando le cose vanno male da noi vanno peggio e quando vanno bene da noi vanno meno bene? Perché negli ultimi quarant’anni siamo cresciuti meno delle altre aree del mondo, sia quelle lontane che quelle vicine? Perché questo divario di crescita si è ancora allargato negli ultimi anni? Non c’è domanda più importante, si è detto. Ed è una domanda che dobbiamo porci, insistentemente e ossessivamente, anche se non avessimo le risposte. Perché è la domanda giusta da fare, perché la crescita è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per risolvere i problemi: con la crescita possiamo affrontarli, senza crescita tutto si aggrava. Di fronte a questa domanda sono possibili diverse risposte. Sbarazziamo dapprima il campo dalle risposte sbagliate: alcuni mettono la testa nella sabbia, o dicendo che le cifre non sono vere, o rifugiandosi in uno sterile “moralismo economico”: noi siamo formiche e gli altri crescono …

"I conti del raìs. La lista segreta", di Federico Fubini

Esiste presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu una notifica che intende risparmiare ai libici il destino toccato, fra gli altri, ai cittadini di Panama, della Nigeria o di Haiti. Una costante tiene insieme questi popoli così diversi: al termine di paurose dittature, hanno perso il filo di certi conti bancari in precedenza controllati dal regime. In quei casi erano fondi depredati da tiranni come Sani Abacha, Manuel Noriega o François Duvalier. Stavolta in gioco c’è il patrimonio della Banca di Libia: oltre cento miliardi di dollari da tutelare perché restino ai libici se e quando Muammar Gheddafi non sarà più il leader di quel che resta della Jamahiria. La lista è depositata al Palazzo di Vetro da prima che il Consiglio di sicurezza desse il via ai bombardamenti. Da tempo era chiaro che i dettagli in quel pezzo di carta un giorno potrebbero tornare utili: in futuro nessuno in Libia o fuori potrà dire che le cose stavano diversamente, che quei soldi non sono libici, o non sono mai esistiti. Si tratta di una precauzione …

"Grandi manovre sull’università La disfida per la guida dei rettori", di Lorenzo Salvia

Continuità o alternativa? I due fronti dopo le dimissioni di Decleva. «È come quando si sceglie la città che si prende le prossime Olimpiadi» , dice il rettore di una grande università italiana, quasi sussurrando al telefonino. E il paragone non è un complimento: «Per le Olimpiadi, il voto del Gabon vale come quello degli Stati Uniti. Per il presidente della conferenza dei rettori il voto di una piccola universitucola fondata cinque anni fa ha l’identico peso di quello un ateneo grande e con una storia secolare» . Una testa, un voto: e allora? «Il rischio è tutti vadano a caccia del voto del Gabon e dei suoi fratelli» . Proprio quello che sta già accadendo. Fra due settimane i rettori italiani sceglieranno il loro nuovo presidente. Enrico Decleva, Magnifico della Statale di Milano, lascia con qualche mese di anticipo la poltrona che occupa dal 2008. Come in ogni elezione che si rispetti il bivio è quello di sempre: continuità o cambiamento? Non si tratta di una discussione filosofica, però. La Crui, così si chiama …

"Un premier sotto ricatto", di Massimo Giannini

Un presidente del Consiglio sotto ricatto. Un governo a responsabilità e a sovranità limitata. Da qualunque parte la si osservi, l´Italia offre di sé un´immagine da fine Impero. Sul palcoscenico vediamo la tragedia della guerra e i grandi orrori della dittatura gheddafiana. Nel retropalco, al riparo dagli sguardi di un´opinione pubblica confusa e disinformata, non vediamo la commedia della destra e i piccoli orrori della «democratura» berlusconiana. La «promozione» di Saverio Romano a ministro è l´ultimo insulto al buon senso politico e alla dignità istituzionale. L´emendamento sulla prescrizione breve per gli incensurati è l´ennesimo schiaffo allo Stato di diritto.Ciò che è accaduto ieri al Quirinale è la prova, insieme, della debolezza e della sfrontatezza del presidente del Consiglio. Berlusconi paga a caro prezzo la vergognosa «campagna acquisti» che in questi mesi gli ha consentito prima di evitare il tracollo al voto di sfiducia del 14 dicembre, poi di puntellare la maggioranza dopo la fuoriuscita dei futuristi di Gianfranco Fini. La sparuta pattuglia dei cosiddetti «responsabili», assoldati tra le anime perse dei «disponibili» di Transatlantico, gli …