Le violazioni massicce dei diritti umani rendono un regime “illegittimo”. Una critica ai flirt pericolosi del passato con il colonnello Gheddafi, che Giorgio Napolitano pronuncia dinanzi all´Assemblea generale dell´Onu. «Nessuno gradisce l´instabilità alle porte di casa. Ma avremmo dovuto essere maggiormente consapevoli delle possibili conseguenze di forme autoritarie di governo e della corruzione diffusa nei circoli ristretti del potere». Quanto alla missione di oggi, in Libia, non si può tornare indietro, come chiedono invece anche ministri del governo italiano. «Il mondo non poteva assistere senza reagire alle molte vittime della repressione. E in Libia siamo appunto impegnati a proteggere la popolazione civile e far rispettare la Carta delle Nazioni Unite». Infine, lo scenario futuro, a Tripoli e in tutto il mondo arabo in rivolta, dalla Tunisia all´Egitto: e qui arriva l´appello del nostro presidente della Repubblica alla comunità internazionale, la richiesta di sostenere e aiutare “dall´interno” il cammino difficile contro le dittature. «La democrazia non si esporta. Sta per tramontare l´era dei regimi che nascondono la verità. Non è più tempo per riforme cosmetiche e limitate. Il mondo ha una chiara responsabilità nell´aiutare questa nuova alba a diventare una realtà». Parla al Palazzo di Vetro il capo dello Stato, il segretario Ban Ki-moon lo presenta come «l´incarnazione dell´Italia del dopoguerra, un grande ruolo di guida morale», e poi i due si incontrano in un colloquio a porte chiuse sulla Libia. Il presidente gli riassume le decisioni prese dal Consiglio supremo di difesa italiano, gli chiede anche «una maggiore presenza dell´Italia ai vertici dell´Onu, i due convengono sul fatto che Gheddafi abbia ormai perso «ogni legittimità di governo» nel suo paese, con Napolitano che riconferma e assicura: «L´Onu può contare sull´Italia». Nel pomeriggio, fuori agenda ufficiale, saranno i temi di un incontro anche con Henry Kissinger, all´insegna del vecchio rapporto di conoscenza con l´ex segretario di Stato.
Ma è con l´amministrazione in carica, con il presidente Obama, che Napolitano ha intrecciato grande feeling. E aspettando che venga a Roma per le celebrazioni del 2 giugno dei 150 anni, Napolitano lo cita a piene mani e ne elogia la linea politica. Anzi a Obama, al suo discorso al Cairo del 2009, fa risalire l´inizio della ventata di libertà per il mondo arabo. Barack ricambia inserendo i 150 d´Italia fra le ricorrenze riconosciute dagli Usa, e anche il sindaco Bloomberg proclama a New York il giorno dell´unità nazionale italiana in occasione della visita del nostro presidente della Repubblica.
All´Onu, in sedici cartelle, saluto di apertura e «chiusa» in italiano tutto il resto in inglese, Napolitano affronta i capitoli-chiave aperti sulla scena internazionale. Dal crac finanziario mondiale alla riforma del Consiglio di sicurezza. Dalla difesa della moneta unica e dell´Europa, da cui non si può fare marcia indietro, alla battaglia per l´abolizione della pena di morte e la tragedia dei bambini – soldato. Fino all´elogio del multilaterismo, la dottrina che l´Italia abbraccia, in sede europea come nell´ambito mondiale, tanto da essere – ricorda Napolitano – il paese europeo che schiera il maggior numero di caschi blu dell´Onu. «Non sottovalutiamo nel modo più assoluto i costi umani e i rischi delle azioni militari», ma le violazioni massicce dei diritti umani rendono un regime «illegittimo, lo pongono fuori della comunità degli Stati». La democrazia non si esporta, tantomeno uno specifico modello occidentale, ma proteggere garanzie civili, politiche, le libertà religiose è, conclude Napolitano, la precondizione per «l´autonoma realizzazione, dal basso, e con modalità diverse per ogni singolo paese, di sistemi democratici».
La Repubblica 29.03.11