Il peggioramento dei bilanci porta a quota 16 il numero delle università condannate alla tagliola
La priorità è far ripartire il reclutamento, ma chi potrà partecipare davvero al debutto delle nuove regole? Il peggioramento dei conti accademici e l`evoluzione della disciplina sulle assunzioni escludono sempre più atenei dalla partita.
La spada di Damocle più minacciosa è quella del tetto alle spese di personale, che bloccano qualsiasi nuovo ingresso (di docenti o amministrativi) nelle università che dedicano alle buste paga più del 90% del fondo ordinario. Finora il problema è stato marginale, nel 2009 sono stati in sette gli atenei fuori regola, ma il peggioramento dei conti accademici e la dinamica “naturale” dei costi del personale complicano la questione: un rapido censimento fra le università mostra che nel 2010 le sedi condannate al blocca-assunzioni sono balzate a 16, in un gruppo che abbraccia anche università di primo piano come Roma Tor Vergata, Modena-Reggio Emilia, Bari e Trieste.
Uno sforamento di massa, nonostante la fuga dalle cattedre partita per evitare la tagliola della liquidazione a rate, che ha portato a 4mila ipensionamenti cancellando retribuzioni per 6oo milioni. Nel 2011, però, le uscite torneranno a livelli fisiologici, e anche se il blocco degli scatti fermerà l`aumento del peso delle buste paga c`è un altro fattore che rischia di trasformarsi in una batosta per la contabilità accademica: il milleproroghe, per la prima volta, non ha confermato gli “sconti” che permettevano di calcolare solo per due terzi i costi del personale convenzionato con il servizio sanitario. Sembra un tecnicismo, ma da sola questa novità è in grado di raddoppiare il numero degli atenei con i concorsi congelati.
Accanto all`attuazione della riforma, del resto, è tutta la partita dei conti a mostrare i nervi più scoperti nei rapporti fra governo e università. Il Consiglio universitario nazionale ha già scritto due volte al ministero per aprire i lavori sulla distribuzione del fondo ordinario 2011, ed evitare di sforare tutte le scadenze come é avvenuto l`anno scorso (l’FFO 2010 è stato assegnato solo a gennaio di quest`anno), ma per il momento nulla si è mosso. Oltre a chiedere di far partire i tavoli, il Consiglio universitario nazionale ha messo sul piatto anche un pacchetto di proposte: far rientrare nei criteri per i premi “meritocratici” anche i dati sugli sbocchi occupazionali e il giudizio degli studenti, che sono stati i grandi assenti dai parametri 2010, ed evitare che la clausola di garanzia con cui si impediscono perdite “eccessive” agli atenei meno brillanti ingessi il sistema impedendo anche aumenti di fondi a chi vanta le performance migliori.
La coperta è corta, anche perché il fondo ordinario non supererà quest`anno i 7 miliardi di euro, rimanendo ai livelli piuttosto sofferenti del 2010. L`anno scorso chiudere la partita non è stato semplice, come mostrano i dati sui parametri che hanno governato la distribuzione dei fondi: per evitare di colpire troppo le università con le performance più modeste, è stata introdotta una clausola che ha impedite di assottigliare la quota destinata a ogni ateneo di più del 5,5% rispetto all`anno prima. Una clausola di questo tipo costa, e per finanziarla il ministero ha dovuto azzerare le risorse destinate agli atenei sottofinanziati (è la cosiddetta “accelerazione del riequilibrio”), cioè quelli che ricevono meno di quanto meriterebbero in base alle performance. La scelta (compiuta senza tener conto di quanto previsto dal Patto per l`università 2007-2010) è arrivata nelle stesse settimane in cui si approvava la riforma Gelmini, che da quest`anno impone di destinare alle “sottofinanziate” almeno l`1,5% del fondo ordinario.
Attuare il nuovo meccanismo significablindare circa 105 milioni di euro, da indirizzare in via preferenziale agli di atenei in cui la forbice fra i fondi “meritati” in base alle performance e quelli realmente ottenuti è più ampia: il gruppetto di testa è formato da una decina di università, guidate da Politecnico di Torino, Alma Mater di Bologna e Statale di Milano (il Politecnico di Milano è al quinto posto).
La discussione è aperta, e far andare d`accordo tutte queste clausole non sarà un`impresa semplice. Anche perché, per completare davvero il quadro, occorre mettere mano in fretta all`aggiornamento delle valutazioni sulla ricerca: le pagelle del Civr, il comitato che giudica la ricerca degli atenei, sono ferme al 2001/2003, e l`avvio di un nuovo ciclo di valutazione è indispensabile per non ingessare gli incentivi meritocratici su una base ormai archeologica.
da Il sole 24 ore