Indagato in concorso esterno in associazione mafiosa dopo il giuramento replica a Napolitano. Migliavacca: “Berlusconi sotto ricatto”. Garavini: “A cosa serve il codice antimafia?”. E sul web ci sono ancora i manifesti di Romano che nell’UDC assicurava: “meglio eletto che nominato”
Francesco Saverio Romano è il nuovo ministro delle Politiche Agricole. Ministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa così il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha reso pubblica una sua nota sulle “riserve politico-istituzionali” sull’incarico al capofila dei “responsabili” indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il deputato siciliano prende il posto di Giancarlo Galan, che va a sua volta a sostituire il dimissionario Sandro Bondi ai Beni culturali. Il Capo dello Stato non ha ravvisato “impedimenti giuridico-formali” alla nomina ma auspica “che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l’effettiva posizione del ministro”.
“La nomina di Romano a ministro dell’Agricoltura dimostra la debolezza del presidente del Consiglio che, per puntellare la sua malandata maggioranza, ha dovuto sottostare ad un vero e proprio ricatto – attacca Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria PD – Sulla figura di Romano,tra l’altro, vi sono zone oscure su cui andrà fatta piena luce e che si aggiungono ad un quadro generale del governo confuso e per niente rassicurante. Un presidente del Consiglio sotto ricatto, a capo di una maggioranza priva di forza e coesione, è il peggior viatico per portare il paese fuori dalla crisi e per gestirlo nell’attuale difficile contingenza internazionale”.
LA NOTA DI NAPOLITANO e la replica del neoministro (!) «Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell’on. Romano a ministro dell’Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. Essendo risultato che il giudice delle indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisioni nelle prossime settimane, il capo dello Stato – aggiunge la nota – ha espresso riserve sull’ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico-istituzionale”.
Romano ha risposto dicendosi «dispiaciuto» per la nota «inesatta» del Quirinale: “A mio avviso quella nota non riflette il pensiero del capo dello Stato, che è stato augurale nei miei confronti e dal quale ho avuto un’ottima accoglienza. Inoltre, purtroppo la nota è anche inesatta: perché non sono imputato ma solo indagato e c’è una richiesta di archiviazione nei miei confronti. Tutti possiamo sbagliare, immagino che l’estensore di quella nota abbia usato una terminologia non appropriata».
Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati PD, replica: “Il neo ministro dell’Agricoltura, non contento di aver incassato la nomina il giorno stesso in cui i giornali danno notizie della non chiusura dell’inchiesta nella quale è coinvolto per concorso esterno in associazione mafiosa, ora interpreta anche le note del Colle. Dal Quirinale si fa ufficialmente sapere che non esistevano impedimenti giuridico formali e che si auspica un chiarimento da parte della Procura, ma a Saverio Romano capo dei Responsabili, l’ultima stampella di Berlusconi, non va giù. Pensi, signor ministro come possa andar giù agli italiani un rimpasto di governo dettato esclusivamente dal mantenimento in vita di un esecutivo alle corde. Pensi come vedranno i prossimi innesti senza i quali il castello di carta costruito su reciproci ricatti crollerà. Aspetteremo l’udienza del primo aprile per capire se l’inchiesta nella quale è coinvolto a Palermo sarà archiviata o meno, fin da ora, comunque noi del PD esprimiamo fortissime perplessità sulla sua nomina, E per favore, non ci interpreti”.
LE INCHIESTE. Il gip di Palermo Giuliano Castiglia non ha accolto la richiesta di archiviazione dell’inchiesta per concorso in associazione mafiosa aperta a carico di Saverio Romano. A chiedere la chiusura dell’indagine, lo scorso novembre, era stata la Procura del capoluogo. Il giudice ha fissato per il primo aprile l’udienza in cui ascolterà le parti: il pm Nino Di Matteo e il legale dell’indagato, l’avvocato Inzerillo. Qualora lo richiedesse, potrebbe comparire davanti al gip per essere sentito lo stesso Romano. Nel corso dell’udienza il magistrato potrebbe indicare agli inquirenti di approfondire alcuni elementi dando ai pm un termine o archiviare. La notizia è stata già pubblicata martedì dal Giornale di Sicilia. Il pm aveva motivato la decisione di chiedere l’archiviazione ritenendo che non ci fossero riscontri sufficienti alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella, che aveva definito Romano persona «a disposizione» di Cosa Nostra e, in particolare, dei capimafia di Villabate, Nicola e Antonino Mandala. Per la Procura, che comunque aveva sollevato molti dubbi sulla posizione del deputato, da qui le perplessità del gip, non ci sarebbero gli «elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio». Il parlamentare era già stato indagato nel 1999, ma l’inchiesta si era chiusa con un’archiviazione. La seconda indagine è stata avviata nel 2005 proprio dopo le dichiarazioni di Campanella. A carico di Romano, infine, pende un’altra inchiesta, stavolta per corruzione aggravata, nata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo.
“Dopo la nomina di Saverio Romano ci chiediamo a cosa serva il codice di autoregolamentazione antimafia: ci pare che l’obiettivo di una politica responsabile è sempre più lontano” ha affermato Laura Garavini, capogruppo Pd nella commissione Antimafia: “Per gli amministratori locali del PDL da oggi accettare una candidatura che non rispetta il codice di autoregolamentazione antimafia che il loro stesso partito ha contribuito ad approvare in Commissione sarà molto facile. Se l’esempio che viene dal Governo nazionale è questo, al di là di qualsiasi valutazione sulla specifica vicenda giudiziaria che ovviamente seguirà il suo percorso, è evidente che anche nei livelli locali si seguirà la strada più comoda senza farsi troppe domande sui candidati e sugli eletti”.
Certo è curiosa la parabola di Romano: impegnato in una campagna contro il porcellum, tanto che su internet si trovano ancora i manifesti dell’UDC Sicilia con il suo volto sorridente e lo slogan “Meglio eletto che nominato” per accompagnare la reintroduzione delle preferenze, poi è stato nominato in Parlamento con l’UDC nel 2008 dopo la scelta di correre da soli di Casini. Ha lasciato il partito per fondare i popolari per l’Italia di Domani ed i responsabili (gruppi di transfughi che puntellano la maggioranza di Berlusconi, partiti senza eletti, solo nominati, non avendo ancora affrontato nessun tipo di elezioni) , ed ora viene nominato all’Agricoltura. Nei fatti ha invertito il motto, meglio nominato che eletto: più facile e più conveniente, senza dover rispondere ai suoi elettori. Fai girare i manifesti con Mobilitanti.it
Ma. Lau.
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