Per Carlo Sangalli, che ha costruito sull’amicizia con Berlusconi parte importante della sua ascesa sociale, fino alla presidenza di Confcommercio, non deve essere stato facile dare in pasto ai media il rapporto presentato ieri durante il Forum di Cernobbio nella cornice di Villa d’Este. «La centralità dei consumi per il rilancio dell’economia italiana», è infatti un de profundis della politica svolta dall’esecutivo. Comprensibile, dunque, che ad illustrarlo sia stato delegato il direttore dell’Ufficio studi mentre Sangalli ascoltava attonito, memore forse di quell’amicizia con il premier «di lunghissima data che nasce dal Milan e da una vicinanza spirituale », come ebbe a definirla un Gianni Letta persino un po’ geloso. Analisi impietosa, quella di Confcommercio: «I consumi degli italiani sono fermi, ed alla fine del 2014 non saranno tornati ai livelli pre-crisi». Edancora: «Ogni italiano dispone oggi mediamente di 570 euro all’anno in meno rispetto al primo trimestre del 2007». Non va meglio ragionando sull’immediato futuro: «Nel 2011 l’incremento del pil rimarrà all’1% mentre l’inflazione salirà al 2,7%». Non va meglio per disoccupazione giovanile e Mezzogiorno. «Il sistema Italia – si legge – è capace di creare e distruggere posti di lavoro, ma questo fenomeno esclude strutturalmente la fascia più debole, l’occupazione giovanile». Quanto al Sud, «una domanda è legittima. Se nel passato, anche nei cicli positivi, l’occupazione nel Mezzogiorno non è cresciuta, cosa mai dovrà accadere nel futuro per osservare un fenomeno sostanzialmente sconosciuto nella recente storia economica, appunto la crescita degli occupati nel Mezzogiorno? ». Fra una partita del Milan ed una seduta di meditazione, il premier si deve essere scordato di dare la risposta al vecchio amico… Sarà stato il sole primaverile che splendeva sul lago di Como,o piuttosto il clima da basso impero che permea l’operato del governo a partire dal suo dominus, fatto sta che ieri è sembrata giornata di ripensamenti. Persino Raffaele Bonanni, non esattamente un sindacalista portatore di linea dura, se l’è presa con l’esecutivo. «In tema di riforma fiscale – ha detto il segretario della Cisl – questo governo ha promesso e non ha fatto nulla». Caustico il commento di Susanna Camusso: «Sono in corso dei riposizionamenti? Non mi pare proprio, almeno finché alle parole non seguiranno dei fatti…». Per la leader della Cgil, piuttosto, le parole sarebbe il caso di misurarle: «Sento parlare di una lenta uscita dalla crisi del Paese. Ma in una nazione dove il pil avanza al rallentatore, aumentano le disuguaglianze sociali, l’inflazione riprende a crescere mentre calano consumi e potere d’acquisto delle famiglie, dov’è l’uscita dalla crisi?». E Sangalli? Lo avevamo lasciato che ascoltava mogio il “suo” stesso rapporto, lo ritroviamo a cercare delle vie d’uscita per il Paese, per Confcommercio e per lunghi anni trascorsi, chissà, sul versante sbagliato. «Si parla di rilancio dell’export per far ripartire l’Italia, ma questa è una parte del problema, e neppure la più importante. Infatti, l’80% del pil deriva dai consumi, ed inoltre i consumi delle famiglie sono rivolti per l’80% alla produzione nazionale. Dunque, la priorità è chiara, il ritorno alla crescita passa soprattutto dal rilancio dei consumi». Un meccanismo che potrebbe apparire elementare, ma non è così. «Sul rilancio dei consumi – ha detto Susanna Camusso – sono un po’ tutti d’accordo. Il problema è come attuarlo. Non sarebbe giusto spostare la tassazione dalle persone alle cose, anche perché in questo modo aumenterebbe il prezzo dei beni di largo consumo e per i ceti più poveri la situazione non migliorerebbe affatto. Occorre una diversa logica nella tassazione, introducendo una patrimoniale sul modello francese, che vada a colpire non certo i bot dei pensionati o la casa comprata con il mutuo ma i grandi patrimoni oltre gli 800mila euro».
L’Unità 20.03.11