Giorno: 18 Marzo 2011

"Unità e Costituzione", di Andrea Manzella

“Unità e Costituzione” non fu solo la felice formula politica degli anni tumultuosi della tessitura italiana. Furono anche le parole che resero possibile il nostro Risorgimento. Esse dettero infatti alla vicenda italiana il significato di una progressiva conquista di libertà. Legarono perciò l´identità del nuovo Paese non al fatto territoriale di una serie di annessioni nazionalistiche, ma al grande movimento liberale che attraversava l´Europa. In questo senso la nostra identità fu un fatto “europeo” prima ancora che nazionale-italiano. “Noi credevamo”, allora, in quelle due parole. Anche quando le speranze di farcela erano assai poche. Furono quelle anzi le parole che permisero la creazione di uno spazio, piccolo ma decisivo, di convivenza degli opposti: monarchici e repubblicani; cattolici e laici; ceti “ristretti” e classi popolari. Il nostro “mondo di vita” nazionale prendeva le forme istituzionali di una comunità democratica. Fu, dunque, il nostro, fin delle origini, un “patriottismo costituzionale”. Quando, con il fascismo, quella formula si ruppe, quando ci fu la scissione tra il valore dell´unità-statale e i valori costituzionali, venne meno la stessa identità del …

"Uno statista, un popolo, un alieno", di Stefano Menichini

Quante volte Ignazio La Russa avrà sognato, nella sua giovinezza sanbabilina, una notte tricolore nella quale arringare la folla dall’Altare della Patria, in piazza Venezia, in diretta tv? Amara le nemesi, per lui e per Alemanno: dover lasciare quella piazza gremita sotto i fischi, contestati da quegli stessi italiani patriottici che di solito, affollando i vicini Fori Imperiali per la sfilata del 2 giugno, rimangono freddi per i politici di sinistra e incoraggiano quelli di destra. È incastonata di episodi così, tutti dello stesso segno, questa festa del 17 marzo, celebrazione nella quale non tutti credevano (alcuni, sventurati, talmente poco da chiederne l’annullamento) e che invece ieri ha magicamente assunto un significato autentico, nazionale, nell’incontro – intorno ai luoghi simbolo del Risorgimento – fra quattro soggetti: il capo dello stato, il popolo, le amministrazioni locali, la scuola pubblica. Sì, anche la scuola pubblica, per una volta nel suo vero ruolo di motivatrice ed educatrice. Di che cosa è cosparso questo quadro di ritrovata unità nazionale, oltre che della partecipazione popolare e della solenne riflessione del …

"Gelmini, ministra impreparata", di Enzo Costa

La ministra Gelmini, da Fazio, si applica ma non è preparatissima: dice che nella sparata contro la scuola pubblica lui è stato frainteso (e fin qui, la lezioncina l’ha imparata), però Fazio la interroga su “inculcare”: non è verbo sbagliato, grondante imposizione e non educazione, sia se riferito ai valori (negativi, per il Premier) trasmessi dai professori, sia se relativo a quelli (positivi, sempre per il Premier) proposti dalla famiglia? Ovvero: un capo del governo che, nel giudicare malamente la scuola pubblica, si esprime malamente, non dimostra – al di là del contenuto – di non essere all’altezza di giudicare la scuola pubblica? La ministra non risponde: fa finta di non capire, o – peggio – non capisce? Sarò fazioso: propendo per la seconda ipotesi. Però ha imparato altro: dire “piuttosto che” in senso disgiuntivo, per intendere “oppure”, “o anche”, è trendy, e perciò lo dice. Ma non sa che dirlo in quel senso è sbagliato. E’ sbagliato, ma lo dicono in tv, lo dicono molti anche di sinistra (figli di quelli che dicevano “nella …

"PD, partito patriottico", di Rudy Francesco Calvo

Il partito di Bersani evidenzia la sintonia con il Quirinale. Fischi a destra, applausi a sinistra. È una celebrazione “patriottica” anomala questa per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Anche se i meno sorpresi sembrano proprio i Democratici, che sull’importanza di questo anniversario insistono da mesi, a partire dalla Festa nazionale che si è svolta a Torino a inizio settembre. «Io voglio che il mio sia un partito di patrioti, di autonomisti e di riformatori – ha detto ieri Pier Luigi Bersani guidando una delegazione del Pd sull’Altare della patria, omaggio inedito per un partito politico – la parola “patriota” è stata sempre legata ai democratici, mai ai conservatori, e noi dobbiamo recuperare questo tratto in una Italia che deve essere ricca di autonomie». Ieri questa intenzione è apparsa evidente, dalle coccarde tricolori indossate dai deputati dem ai primi versi dell’Inno intonati in aula al termine del discorso di Napolitano, con il resto dell’emiciclo che si accoda all’iniziativa del Pd. Se Berlusconi, e con lui tutto il Pdl, paga in termini di immagine soprattutto in questi …

"Il Pdl accelera sulle norme salva-premier", di Liana Milella

Giustizia, rafforzata la prescrizione breve. L´Udc: così salta il dialogo. Entro giovedì voto sul processo breve Riforma della giustizia ancora non inviata al Colle. Il Pdl accelera sulle norme per Berlusconi, compreso il conflitto di attribuzione sul caso Ruby. Ma a una settimana dal consiglio dei ministri il Guardasigilli Angelino Alfano non ha ancora spedito al Colle il testo della riforma costituzionale perché i suoi uffici stanno ancora lavorando alla relazione introduttiva. Per cambiare la Carta c´è tempo, adesso è urgente approntare la trincea per bloccare i dibattimenti del Cavaliere. Ecco allora che, tra martedì e giovedì alla Camera, i berlusconiani vogliono far approvare subito in commissione Giustizia il “nuovo” processo breve con la “nuova” prescrizione breve per gli incensurati (come il premier). Negli stessi giorni vogliono ottenere il via libera per il conflitto di attribuzioni alla Consulta per il Rubygate. Perché, come dice uno di loro, «Montecitorio si dev´essere già espressa quando cominceranno le udienze a Milano». La prescrizione breve sarà in aula dal 28 marzo. E addirittura prima si vorrebbe il voto sul …

"Il Carroccio disunito", di Michele Brambilla

I leghisti hanno boicottato le celebrazioni o vi hanno partecipato obtorto collo. Era scontato. Molto meno scontato, però, era che la Lega desse una prova di disunità non solo d’Italia, ma anche di partito. Contrariamente alla loro tradizione, infatti, dirigenti e militanti non si sono presentati compatti all’appuntamento. Già nei giorni scorsi c’erano stati alcuni segnali. Ad esempio a Milano, nel consiglio regionale, i lumbard se n’erano andati al bar mentre suonava l’inno di Mameli; però il leghista Davide Boni, che è presidente di quella assemblea, era rimasto in aula: con l’entusiasmo di chi deve pagare una cambiale, ma c’era rimasto. Ieri poi un po’ tutto il partito ha dato l’impressione di non saper tenere la barra dritta. A Montecitorio s’è presentato un solo parlamentare leghista, tale Sebastiano Fogliato. Però i membri del governo c’erano tutti. Maroni a domanda sulla sua presenza aveva risposto «lasciatemi in pace», mostrando un certo nervosismo: però c’era. Bossi, che negli anni passati ci aveva fatto sapere quale uso avrebbe fatto del tricolore, c’era anche lui. Non ha applaudito il …

"La festa di un popolo", di Ezio Mauro

Grazie allo spirito unitario, costituzionale e repubblicano della sua presidenza, Giorgio Napolitano è infine riuscito a trasformare in una festa nazionale e di popolo il centocinquantenario dell´unità d´Italia. Il tricolore alle finestre e ai balconi, le famiglie nelle piazze imbandierate e nei palazzi delle istituzioni aperti per l´occasione, l´inno di Mameli cantato per le strade: un popolo di cittadini ha unito patria, unità e costituzione in un nuovo sentimento nazionale che la politica non potrà ignorare. Solo la Lega ha voluto andare pubblicamente in minoranza rispetto a questo nuovo patriottismo repubblicano, che non è di parte ma è costitutivo di un´identità nazionale finalmente risolta e riconosciuta. Assenze vistose a Montecitorio, solo Bossi e i ministri presenti come per un vincolo istituzionale, due deputati e nient´altro. È un´occasione perduta per i leghisti, chiamati ad una prova culturale e politica di governo e di responsabilità davanti all´intero Paese. Ma è anche un gesto fortemente minoritario e ideologico, di chi si autoesclude da una festa di popolo puntando sulle divisioni e sulle differenze, fino al punto da non …