E’ scilipotismo termonucleare, trasformismo atomico. Questo non è un governo che ha cambiato idea e sta responsabilmente e dolorosamente rinunziando al nucleare, ma è un governo che non ha idee e si accoda alle paure e alle emozioni espresse dai sondaggi del momento. I ministri Romani e Prestigiacomo e, spiace dirlo, con loro anche Umberto Veronesi, non stanno alla testa ma alla coda del Paese. E difatti proprio loro, che non si erano fatti spaventare dall´apocalisse mondiale, si sono terrorizzati davanti ai sondaggi di cortile. Loro che si erano mostrati duri, tecnologi e «proiettati nel futuro», loro che avevano accusato di sciacallaggio gli antinuclearisti («non si specula sulla paura!») loro adesso ci ripensano, ragionano, rinviano. Come mai? «è finita. Non possiamo perdere le elezioni per il nucleare» è sbottata la ministra Stefania Prestigiacomo davanti a Tremonti e a Bonaiuti, senza sapere che i giornalisti dell´agenzia Dire la stavano registrando.
Ancora una volta, dunque, dobbiamo dire grazie a delle frasi intercettate. Questo portentoso sfogo della Prestigiacomo ci svela infatti il vero significato delle nuove posizioni di Romani, «non costringeremo nessun territorio a costruire centrali», e illumina di verità la pensosa riflessione di Veronesi. Sono intense e bellissime le parole usate ufficialmente: «sgomento», «coscienza», «prudenza», «intelligenza». Ma ecco come la Prestigiacomo le ha tradotte: «Non facciamo cazzate». Insomma, il Giappone rischia davvero di diventare anche per lei un´esperienza dolorosa, e non per i morti, non per la disperazione mondiale, ma perché «noi non possiamo perdere le elezioni per il nucleare. Dobbiamo uscirne in modo soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese».
Ecco il punto: non ci dice, la Prestigiacomo, che questi nostri governanti sono anti o pro il nucleare, e neppure che sono indecisi. Ma che sono irresponsabili. Non ci racconta che ieri erano a favore («non siamo in Giappone, il ritorno al nucleare rimane un´assoluta priorità italiana») e oggi sono contro perché «l´ammirevole compostezza del popolo giapponese» li ha svegliati, ma che sono ammalati di scilipotismo appunto, banderuole dell´opportunismo e dell´inaffidabilità, troppo abituati a prendere boccate d´ossigeno dalle disgrazie – il terremoto dell´Aquila, il crollo di una bella scuola elementare, la spazzatura di Napoli, e poi Gheddafi… – troppo lesti a cercare in ogni rogna la convenienza elettorale. E abbiamo pure il sospetto che la maggioranza di governo non abbia paura solo delle elezioni amministrative che stanno per arrivare. Teme di perdere anche il referendum sul nucleare e, sull´onda di quella sconfitta, quello sulla privatizzazione dell´acqua e soprattutto quello sul legittimo impedimento che, ovviamente, sarebbe per Berlusconi la vera fusione atomica del consenso, il disfacimento non solo elettorale.
Attenzione: noi non siamo per il nucleare, non è di questo che stiamo parlando. Il punto è che tutti, non importa se pro o contro il nucleare, preferirebbero un governo capace di far valere le proprie convinzioni anche quando diventano impopolari, un governo che fa la cosa che gli sembra giusta e non la cosa per la quale fiuta l´applauso. Una volta c´era la destra che si batteva per gli interessi dell´industria, il profitto e lo sviluppo, e c´era la sinistra che metteva al primo posto i salari, l´ambiente, la salute. Ora invece ci sono i sondaggi, c´è una classe dirigente che si uniforma pubblicamente a quegli umori che in privato disprezza, c´è una destra che sfugge alla solidità della politica e insegue la volatilità del consenso: se la volete cotta ve la diamo cotta, se la volte cruda ve la diamo cruda, basta che balliate con noi.
È un altro imbruttimento, l´ennesimo imbarbarimento che la destra deve a Berlusconi. L´altra sera ho acceso la televisione e su Raiuno ho riconosciuto tal Alessandro Di Pietro. Da vecchio cronista lo ricordavo alla testa dei “Gre” (Gruppi di ricerca ecologica), gli ambientalisti di destra. Ne era il capo e il fondatore. Si dicevano seguaci di Konrand Lorenz. Erano fortissimamente antinuclearisti. Ai miei occhi questo Di Pietro era un Ermete Realacci rovesciato con tanto di baffetti da paese. Ebbene in tv era un goffo concorrente semivip dell´empireo di “Ballando con le stelle”: guidato dalla Carlucci danzava un fox trot che sembrava un Nichibu giapponese.
La Repubblica 18.03.11