Giustizia, rafforzata la prescrizione breve. L´Udc: così salta il dialogo. Entro giovedì voto sul processo breve Riforma della giustizia ancora non inviata al Colle. Il Pdl accelera sulle norme per Berlusconi, compreso il conflitto di attribuzione sul caso Ruby. Ma a una settimana dal consiglio dei ministri il Guardasigilli Angelino Alfano non ha ancora spedito al Colle il testo della riforma costituzionale perché i suoi uffici stanno ancora lavorando alla relazione introduttiva. Per cambiare la Carta c´è tempo, adesso è urgente approntare la trincea per bloccare i dibattimenti del Cavaliere. Ecco allora che, tra martedì e giovedì alla Camera, i berlusconiani vogliono far approvare subito in commissione Giustizia il “nuovo” processo breve con la “nuova” prescrizione breve per gli incensurati (come il premier). Negli stessi giorni vogliono ottenere il via libera per il conflitto di attribuzioni alla Consulta per il Rubygate. Perché, come dice uno di loro, «Montecitorio si dev´essere già espressa quando cominceranno le udienze a Milano». La prescrizione breve sarà in aula dal 28 marzo. E addirittura prima si vorrebbe il voto sul conflitto.
Un rush, dal loro punto di vista, più che giustificato. Il conflitto comporta un rischio di annullamento per il processo, se dovesse prevalere la tesi della competenza in capo al tribunale dei ministri. È una carta che l´avvocato Niccolò Ghedini spenderà per fermare le udienze in attesa del verdetto della Corte. Del pari, è urgentissima la nuova prescrizione. Che il presidente dell´Anm Luca Palamara considera «come tutti gli interventi episodici e privi di strategia di questo governo, destinati solo a produrre ulteriore caos nel mondo della giustizia».
Per le toghe il nuovo processo breve è «devastante». Non solo perché moltiplica all´infinito le possibili procedure disciplinari contro i giudici. Di fronte a un dibattimento che supera lo step fissato per legge (tre, due e un anno e mezzo nei tre gradi) e con il capo dell´ufficio tenuto a segnalarlo, si moltiplicheranno gli esposti degli imputati. Ma i magistrati individuano pure un´altra norma pro Berlusconi. Laddove si prevede che, in caso di legittimo impedimento, l´interruzione effettiva sia solo quella dell´impedimento medesimo. Questo, nel caso di Berlusconi, farebbe correre le lancette della prescrizione più velocemente, anche se il processo riprende ben oltre l´impedimento addotto.
Ma l´anomalia forse più grave riscontrata è l´assenza di una clausola che non consenta di applicare il premio a chi è imputato in più processi e quindi potrebbe diventare, se condannato, un recidivo. Mentre con la prescrizione breve, giusto nel caso di Berlusconi, può fruire dello stesso beneficio più di una volta resta sempre incensurato. Il premier la spende per il caso Mills, e chiude il processo. Poi per Mediaset, e magari ghigliottina anche quello. Poi per Mediatrade. E così via. Ma il relatore Maurizio Paniz parla di «un giusto intervento di riequilibrio con gli aggravi per i recidivi in cui, per non ostacolare la giustizia, si è deciso di applicare la nuova regola solo ai processi in primo grado».
Un fatto è certo. Questa nuova prescrizione sta avendo un effetto politico immediato, i centristi ritirano qualsiasi delega a una possibile trattativa sulla giustizia. Lo dice Roberto Rao, il braccio destro di Casini: «Avevamo posto una condizione per sederci a quel tavolo, che fosse cancellato il sospetto di leggi ad personam. Ora la condizione è saltata e la maggioranza se ne assumerà tutte le responsabilità».
La Repubblica