La rilevazione mensile vede una costante discesa della fiducia del premier che si ferma al 33%. Tra i ministri bene Maroni e Alfano. Se si votasse oggi sarebbe una gara all’ultimo voto tra centrodestra e centrosinistra. Nonostante le continue manovre di allargamento della maggioranza parlamentare, nonostante l’ottimismo sparso a piene mani sulla tenuta dell’esecutivo, la fiducia in Silvio Berliusconi continua a calare. E a nulla è servito il varo della riforma della giustizia, tema che il Cavaliere ritiene essere prioritario negli interessi del Paese. Paese che però, a giudicare dall’ultimo sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it, sembra poco sensibile all’attivismo in materia del governo.
I dati della fiducia sono chiari. Quella di Berlusconi è in calo. Rispetto allo scorso mese sono due i punti percentuali in meno. Un 33% lontanissimo non solo dal 60% del settembre 2008 (punto di massimo gradimento), ma anche dal 40% del gennaio 2011. In tre mesi, insomma, la discesa è stata costante. Otto punti in meno a testimonianza delle difficoltà che vive il Cavaliere. Per quanto riguarda l’esecutivo, la percentuale di chi nutre fiducia resta sotto il 30% ormai da 5 mesi. A marzo, pur se in risalita di due punti, il gradimento si ferma al 26%. Ben al di sotto di quel 60% (-3% rispetto a febbraio) che si dice insoddisfatto del governo.
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Fiducia
nei ministri
In testa restano saldamente il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il Guardasigilli Angelino Alfano. Due dei volti più esposti dell’interno esecutivo. Il primo alle prese con l’ondata migratoria dal nord Africa, il secondo autore della riforma costituzionale della giustizia che giù ha scatenato polemiche. Entrambi vedono il loro gradimento aumentare: Maroni di 3 punti percentuali (dal 59 al 62), Alfano di uno (dal 59 al 60). Molti i segni meno: a partire da Sandro Bondi che chiude il suo mandato alla Cultura con un 18% tutt’altro che lusinghiero. Male anche Brunetta e Matteoli. Stazionari i leghisti Umberto Bossi (50%) e Roberto Calderoli (34%).
Intenzioni di voto
Se si votasse oggi l’esito sarebbe sul filo del rasoio. Le due coalizioni di centrodestra e centrosinistra, infatti, si giocherebbero la vittoria finale di pochissimo. Queste le cifre: una coalizione composta da Pd, Idv, Sel, Verdi, Psi e lista pannella otterrebbe, secondo il sondaggio, il 41,2%. Restano fuori i grillini (2%) e le liste comuniste (0,9%). Forze politiche comunque riconducibili all’area del centrosinistra. Il centrodestra, invece, (Pdl, Lega e altri) si fermerebbe al 42,2%.
Il neonato Terzo Polo si attesterebbe ad un 13,4%. Con l’Udc a farla da padrona (7%), Fli al 4%, l’Api di Rutelli al 2% e l’Mpa di Lombardo allo 0,4%.
Uno scarto minimo tra i due maggiori poli, come si vede. A testimonianza dell’equilibrio che ancora segna l’esito finale della sfida elettorale. E che non tiene conto di una variabile significativa. Ovvero quella capacità del premier di aumentare consensi in campagna elettorale. Anche se resta da vadere se, dopo le ultime disavventure, il potere attrattivo di Berlusconi sia restato intonso.
(16 marzo 2011)