Hanno invaso l’autostrada Palermo- Catania per 14 chilometri, bloccato i binari della stazione, paralizzato l’attività del porto. Otto ore di sciopero (unitario Fim, Fiom, Uilm) e manifestazione, ma alla fine perlomeno gli operai Fiat di Termini Imerese hanno ottenuto la convocazione al ministero per lo Sviluppo, il 24 marzo, per discutere i progetti di riconversione dell’area industriale da cui il Lingotto ha deciso di andarsene a fine anno. All’ordine del giorno della riunione del 24, lo stato di avanzamento dell’accordo di programma, nonchè la determinazione delle date per gli incontri con le singole aziende per valutare gli investimenti.
PRIMO TRAGUARDO Per Vincenzo Comella, segretario provinciale della Uilm, «è stato raggiunto un primo traguardo. Adesso attendiamo di conoscere il piano industriale complessivo e che ci venga riconosciuto un ruolo nella gestione di questa fase, a garanzia degli effettivi investimenti e dell’occupazione ». Perchè, come dice il leader della Fiom Maurizio Landini, «servono risposte industriali ed occupazionali certe per tutti i lavoratori dello stabilimento Fiat e dell’indotto e tutti i soggetti interessati debbono fare fino in fondo la loro parte». Nell’ambito del rilancio dell’area industriale di Termini la Regione ha sottoscritto, il 16 febbraio, l’accordo di programma al ministero dello Sviluppo (ma i sindacati non erano stati convocati) che prevede, a fronte di un investimento totale di circa 1 miliardo di euro da parte di privati, una copertura con risorse pubbliche pari a 450 milioni. Di questi circa 350 sono a carico della Regione (150 per le infrastrutture, appunto, e 200 per gli incentivi agli investimenti) e 100 dello Stato. Sono sette le proposte fin qui pervenute al ministero provenienti da aziende disponibili ad insediarsi a Termini Imerese. Un’ottava proposta, giunta oltre i termini, è in fase di valutazione da parte di Invitalia, advisor del Mise. Dei progetti presentati, quello della De Tomaso è certo il più importante, ma«le aziende in pole position sono sette e noi siamo confidenti di insediarle tutte, forse anche qualcuna in più», commenta l’amministratore delegato di Invitalia,Domenico Arcuri. LaDeTomasodi Gian Mario Rossignolo intende continuare con le auto, ma si tratterebbe di assemblare suv di lusso, quindi una produzione limitata e che certo non necessiterebbe degli attuali 2.200 lavoratori di Fiat e dell’indotto. «Nessuna delle sette proposte è all’altezza – dice infatti Roberto Mastrosimone, segretario Fiomdi Palermo – gli operai sono molto preoccupati, non sono affatto sereni. La politica si assuma le proprie responsabilità così come la Fiat che, dopo avere usufruito di ingenti risorse pubbliche, non può scaricarsi di un problema sociale serio». «La Fiat – insiste – non può liquidare la questione mettendo a disposizione la fabbrica per chi vorrà investire: ha una responsabilità sociale». Interviene per la Cgil anche Vincenzo Scudiere, segretario confederale: «Le proteste – dice – dei lavoratori della Fiat in Sicilia, di Portovesme e della Vinyls in Sardegna e nel Veneto, sono la dimostrazione della riesplosione delle contraddizioni di un governo inefficace nella gestione della crisi». Nel frattempo, l’azienda ha comunicato alle Rsu un nuovo ricorso alla cig in aprile, sia a Termini, sia a Mirafiori e a Melfi.
L’Unità 16.03.11