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"Noi prof, nemici come i magistrati e i giornalisti liberi", di Annamaria Palmieri*

Per «non inculcare…» ci hanno tagliato le ore di lezione hanno costretto i ragazzi a stare in 30 per classe, hanno tolto il sostegno a chi ne aveva bisogno. Facciamo proprio paura!. Di appartenere alla categoria dei “nemici” di Berlusconi, noi, insegnanti della scuola pubblica, ce ne eravamo accorti da tempo: almeno da quando, nel 2005, scoprimmo che la scuola era stata inserita dal premier, ispirato dagli irrinunciabili sondaggi, tra i luoghi del potere occulto organizzato contro di lui. Ci trovammo dalla sera alla mattina in nobile compagnia, insieme alla magistratura, le televisioni, l’università, i giornalisti. Non sembra trascorso tanto tempo: anche senza andare tanto indietro, chiunque abbia osservato, negli ultimi anni, pur con occhio distratto, i provvedimenti adottati dall’attuale compagine governativa, le mosse del magico trio Gelmini- Tremonti-Brunetta, nonpuò che concludere che la scuola pubblica italiana, a Berlusconi e ai suoi fedelissimi, sta decisamente antipatica. Un covo eversivo, abitato da una manica di fannulloni e disfattisti, privi di autorevolezza e preoccupati solo di difendere se stessi; contro questa scuola è stata imbastita una “riforma epocale”, infarcita di parole d’ordine, come voti in condotta, essenzializzazione dei tempi, privatizzazione, tagli allo spreco, saperi ridotti al minimo sindacale, meritocrazia. Ma spicca nell’ultimo atto d’accusa una nota di originalità: per una volta tanto, la scuola pubblica non è imputata per quello che non fa, ma per ciò che fa! Gli insegnanti della scuola pubblica – ha esternato il premier, davanti ad un’osannante platea di cattolici riformisti (o forse contro-riformisti) – «inculcano valori opposti a quelli della famiglia». Lo confesso…quando l’ho sentita, questa cosa qui, mi sono inorgoglita. Perché mi piacerebbe – davvero- essere in grado di contrastare l’idea della famiglia posseduta da Berlusconi, mi farebbe sentire utile. E se io poi fossi in grado di contrastare i (dis)valori di una famiglia cinica e individualista, quella auspicata dai neoliberisti, che reagisce ridanciana al bunga bunga,non condanna lo svilimento delle istituzioni e pensa che il successo dei propri figli passi per il denaro e per l’esclusione dei meno fortunati, mi sentirei un eroe! Sì, lo confesso, mi piacerebbe molto. Peccato che non posso. E non posso…perché non ne ho il tempo. E non ne ho il tempo perché mi hanno tagliato le ore. Perché mi hanno riempito le classi con 30-35 alunni. Perché all’allievo disabile hanno tolto l’insegnante di sostegno. Perché nelle ore a disposizione sto a coprire le supplenze dei precari che sono stati sbattuti fuori. E non ne ho il tempo perché appena finisce l’orario, fuggo a scuola del mio bimbo, dove, tagliato il prolungamento orario, non c’è uno straccio di maestro che possa inculcargli qualche valore contrario a me! non dico che sarebbe cosa gradita, ma… Perciò, dico solo una cosa: grazie, Presidente. Perché per qualche minuto, prima di intristirmi, sull’onda della fantasia mi sono sentita di nuovo protagonista; di nuovo depositaria di un’ idea della scuola che educa, non certo “inculca”, e che non si vergogna di insegnare a ragionare.

* CIDI Napoli

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