La chiamano ancora conferenza stampa, ma è qualcosa di più e un po´ anche di peggio. Così anche ieri, fra il cerottone e le bilancette, nella sala stampa di Palazzo Chigi l´agenda riformatrice del quarto governo Berlusconi si è concessa uno spettacolino d´inedita creatività, e dimostrativa.
È andato in scena, il muto siparietto, quando il presidente del Consiglio, ha estratto a sorpresa da una delle sue cartelline il disegno di due bilance e con studiata lentezza, a beneficio delle telecamere, con la faccia seria e quasi per metà occupata dall´immensa benda adesiva, ha mostrato questo assai semplice bozzetto agli italiani. Ad assoluta e definitiva riprova della bontà del suo provvedimento sulla giustizia, oggi senz´altro – come da illustrazione – sbilanciata.
Il Guardasigilli Alfano, che al suo fianco svolgeva la parte del giovane promettente, perché disponibile e assennato, ha accolto con un segno del capo il numero dell´arzillo presidente. La condizione permanente dell´allievo prevede infatti un caloroso, ma discreto assenso rispetto a una delle più celebrate massime berlusconiane, sul cui cinismo non si starà qui a disputare essendo abbastanza compatibile con i «normali» codici del potere. E comunque: «Ricordatevi – il Cavaliere dixit ai suoi seguaci – che il pubblico medio che vi ascolta in tv ha fatto la seconda media, e magari neanche al primo banco».
L´ammaestramento ha tutta l´aria di risalire all´eroico periodo della vendita: prima d´immobili e poi di pubblicità; ma in quella forma letterale Berlusconi lo recò in dote ad alcuni candidati di Forza Italia nella primavera del 2002. Ogni stagione e ogni governo hanno in effetti i loro sussidi visivi e persuasivi, comunque destinati a convincere quel non proprio stimatissimo pubblico.
Giusto allora il presidente del Consiglio andava girando per l´Italia e appena possibile tirava fuori un enorme foglio, un lenzuolone su cui erano appuntati tutti i provvedimenti del governo e il loro stato di realizzazione. Erano così tanti, diceva il messaggio, da meritarsi un´estensione, una prolunga. In questo mondo di segni rudimentali da trasmettere a un popolo divenuto piuttosto credulone Porta a porta non si tira mai indietro. Così, nel maggio di quello stesso 2002, Berlusconi non solo si presentò con il suo bel lenzuolone, ma in un accesso di gigioneria applicata lo appese anche alla penna che Vespa, un altro maestro di effetti speciali del potere, gli aveva fatto trovare sulla scrivania di ciliegio su cui un anno prima il candidato premier del centrodestra aveva firmato il suo Contratto con gli italiani.
Vennero poi altri accessori e ingegni di scena: lavagnette, schermi, tabelloni, cartine geografiche, lucidi, diapositive, tutto quanto serviva a celebrare opere mai compiute, ma simulate; come dire, nel linguaggio del potere, date per fatte: ecco la nuova Salerno-Reggio Calabria, ecco il ponte di Messina e così sia.
Sotto gli occhi degli Alfani di turno, nel corso degli anni il presidente Berlusconi ha platealmente stracciato programmi degli avversari, impugnato simboliche ramazze per sgominare l´immondizia napoletana (disposta a piazza San Giacomo da addetti della Protezione civile per il pianificato show!), mentre agli intimi ha anche promesso visioni di lividi e graffi che attestavano, sotto gli indumenti, la voglia che le folle hanno di abbracciarlo, di toccarlo, fino a fargli male.
L´ostensione delle bilancette, da questo punto di vista, appare un escamotage assai meno rischioso, ma certo ha il merito di ripristinare uno scenario narrativo che si era perso. Sì, gente, forza, credetemi, la mia riforma è perfetta, come vedete con i vostri occhi. E di nuovo lo spettacolo s´incrocia con il mestiere dell´imbonitore e quest´ultimo evoca una panacea. E così, dopo essersi frantumato nelle farmacie, tra i banchi del mercato e sui palcoscenici ritorna alla luce l´antico mestiere del ciarlatano. Il carrozzone prevede cerotti, unguenti, elisir, improbabili successori, simboli in liquidazione e tanta felicità per tutti.
La Repubblica 11.03.11
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