"In piazza anch'io per la Costituzione e la scuola pubblica", di Manuela Ghizzoni
Con la manovra estiva del 2008 – primo atto politico-finanziario del Governo appena insediato – alla scuola sono stati tagliati poco meno di 8 miliardi di euro. Una cifra impressionante, convertita in 130.000 posti di lavoro cancellati, destinati a comprometterne la funzionalità, a danneggiare la formazione dei nostri ragazzi e i loro diritti di cittadinanza. Ma sbaglieremmo se pensassimo che di soli tagli si tratta, poiché dietro ad essi la destra populista “temporaneamente” al governo cela un progetto dalla precisa matrice “culturale”: quello di riconfigurare la società italiana in chiave regressiva, classista, contraria ai principi costituzionali di equità, giustizia sociale, pari opportunità. Da quel taglio dacroniano sono discesi i successivi interventi di politica scolastica del Governo: il “maestro unico”, la riduzione del tempo di permanenza a scuola, l’incremento del numero di alunni per classe, il demagogico ritorno di un presunto rigore attraverso la valutazione espressa in voti, il gerarchico riordino delle scuole superiori con in cima il liceo (molto simile a quello di Gentile), l’assolvimento dell’ultimo anno dell’obbligo di istruzione nell’apprendistato (cioè un contratto di …