Il governo frena le “quote rosa”. Schifani: 8 marzo goliardico
ROMA – Donne ancora «oggetto», vittime dell´immagine distorta prodotta dai modelli del consumismo. Al punto che, se da soggetto diventano invece quasi “una cosa”, contro di loro «si propiziano comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto». E la parità con gli uomini, nonostante i grandi passi avanti compiuti? «Resta lontana», constata Giorgio Napolitano. Un discorso forte, duro, “femminista”, che strappa applausi a scena aperta al Quirinale, dove il presidente della Repubblica ha invitato una platea quasi tutta al femminile per celebrare l´8 marzo. Con poca retorica e molta “denuncia” sul potere, maschile, che ancora nega alle donne l´accesso ai vertici in troppi settori-chiave del nostro paese. Il capo dello Stato ne indica alcuni: il «divario di genere» pesa nella rappresentanza politica, nei media, in qualche carriera pubblica, nella conduzione delle imprese. Ricorda il «divario» e le «strozzature» che condizionano l´accesso al lavoro, soprattutto per le ragazze. E se sono le donne stesse che «devono agire da protagoniste» nel condurre fino in fondo la marcia verso la parità, «gli uomini non sono esentati dal dovere di comportarsi come loro validi e solidali compagni».
Però, mentre dal Quirinale sale la richiesta di un´inversione di marcia, al Senato ecco la sorpresa dello stop alle quote rose nei consigli di amministrazione delle aziende: il governo vota contro in commissione alla proposta di far scattare l´operazione dal 2015, rinviando al 2021 l´obbligo di riservare un terzo dei posti in cda. L´opposizione protesta, mal di pancia anche all´interno della maggioranza, si evita per un soffio il voto che avrebbe mandato il governo sotto. Si ricomincia stamattina.
Colle ieri “in rosa” – cambio della guardia affidato solo alle soldatesse, mimose nel Salone dei corazzieri, croce di cavaliere a Franca Valeri – per celebrare la Giornata internazionale della donna, che quest´anno si intreccia con i 150 anni dello Stato unitario. Napolitano ripesca così pure le memorie di Garibaldi sulle eroine che fecero l´Italia, e con citazione di un Mazzini d´epoca ma già molto avanti visto che ai suoi uomini scriveva «cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità sulle donne, non ne avete alcuna…». Ma, naturalmente, è la foto di gruppo delle donne nell´Italia di oggi che sta a cuore al capo dello Stato. Grandi progressi, negli ultimi cinquant´anni, ma per raggiungere quella che Napolitano definisce una «parità sostanziale» bisogna cambiare una «cultura diffusa». Incidere sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri «persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi». E soprattutto proprio su quella immagine consumistica che, «riducendo la donna da soggetto ad oggetto», mette in moto dei meccanismi terribili, che arrivano appunto fino alla violazione del corpo delle donne. I ministri del centrodestra Gelmini, Carfagna, Meloni, applaudono. E in quelle parole si riconoscono in pieno anche i vicepresidenti del Senato Bonino e della Camera Bindi, del centrosinistra. Il presidente del Senato Schifani, che parla in quegli stessi momenti a Palazzo Madama, pensa invece che ormai la festa della donna sia «più goliardica che celebrativa, visto che l´eccellenza femminile ce la fa da sola».
da la Repubblica
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“Non siamo tema di serie B è ora di chiedere alla politica il 50% della rappresentanza”, di Cinzia Sasso
Camusso: il berlusconismo mercifica tutto. Le ragazze ci raccontano che oggi la vera forma di contraccezione è la precarietà
MILANO – Per l´occasione, ha messo un tailleur, le scarpe tacco cinque, come al solito. Anche se al solito sono nascoste dai pantaloni. Susanna Camusso, 55 anni, madre di una figlia di 22, archeologa mancata e primo segretario generale del più grande sindacato italiano, esce radiosa dall´incontro con il capo dello Stato. «Ho sentito parole che mi hanno aperto il cuore: dignità, ma anche lavoro, autonomia, libertà, protagonismo».
Da quattro mesi la Cgil ha un segretario donna. Che oggi è salita al Quirinale. È un bel simbolo.
«Io non mi sento un simbolo, però capisco che in questa stagione di degrado sia una cosa importante. È simbolico che il sindacato abbia un segretario donna; non è simbolica Susanna Camusso».
Le donne del centrodestra dicono che questo è un governo amico delle donne.
«Penso a quello che hanno fatto, giudichino gli altri. Il primo atto è stato la cancellazione della legge sulle dimissioni in bianco; hanno portato la pensione a 65 anni senza dare alle donne altri strumenti; hanno tagliato la scuola e sappiamo sulle spalle di chi va a finire; hanno cancellato il fondo delle politiche sociali; hanno fatto una legge inaccettabile sulla fecondazione assistita; per la social card obbligano a dire “io sono povera”… Non mi viene in mente altro che abbiano fatto. E poi c´è il discorso sulla cultura che hanno alimentato: il berlusconismo è l´emblema della mercificazione, tutto è comprabile, anche il rapporto con le persone».
Dicono anche che la manifestazione del 13 febbraio era una gara di insulti delle donne di sinistra.
«Vicino a me in piazza c´erano Giulia Buongiorno e una suora, c´erano tante voci diverse. Se un milione di donne dice che non possiamo essere la berlina del mondo, non sono tutte di sinistra».
Che cosa si potrebbe fare per aiutare davvero le donne?
«Intanto bisogna chiarire che far andare avanti le donne vuol dire far andare avanti il Paese e questo è il momento giusto per cambiare il modello del passato che è fallito. Le donne generano lavoro, l´occupazione femminile è un fattore di crescita, una ricchezza per il Paese. Un soggetto nuovo è più ricco, ha più voglia di vivere e progettare. I nostri obiettivi sono chiari: ci batteremo per ripristinare la legge contro le dimissioni in bianco; per garantire un lavoro non precario; per difendere la maternità, e le ragazze oggi raccontano che la vera forma di contraccezione è la precarietà. E ci vuole una norma sulla paternità obbligatoria».
C´era una proposta di legge sulle quote rosa nei cda che però è bloccata e scarnificata.
«Le quote sono uno strumento utile perché obbligano a “liberare dei posti”, di suo nessuno si fa da parte. Emma Marcegaglia dice che non va bene: ma è il solito schema, alle donne si chiede quello che negli uomini viene dato per scontato: intelligenza, competenza… Penso che anche la rappresentanza politica dovrebbe essere paritaria, 50 e 50».
Può il sindacato, fatto di uomini e donne, portare avanti obiettivi come questi?
«Bisogna smettere di considerare il tema delle donne di serie B. Di fronte a qualsiasi questione bisogna pensare che ci sono due punti di vista, anche nella politica sindacale. Stiamo ancora lavorando con lo schema che il maschile è neutro, invece il maschile è maschile e questo è fondamentale. Mi chiedo: perché le strade sono considerate infrastrutture e gli asili no? Perché abbiamo fatto tanta strada ma tanta ancora ne manca, la famiglia in Italia è ancora vissuta come delega, non come responsabilità reciproca».
Lei sembra una donna di ferro. Ha qualche paura?
«Ho una grande preoccupazione per il nostro Paese, per le profonde divisioni che vedo. Non c´è mai stata una fragilità così forte della nostra classe dirigente».
C´è la politica nel suo futuro?
«Mi rende isterica la ricerca del papa straniero. Il mio oggi è un lavoro e una passione. Ho imparato a fare questo e penso che ognuno debba fare quello che sa fare bene. E poi non c´è una politica forte se non c´è una rappresentanza sociale forte».
Il 6 maggio sarà il suo primo sciopero generale.
«È una straordinaria scelta di responsabilità. Siamo molto preoccupati e ci pare che nessuno si stia prendendo la responsabilità di fare qualcosa. Fisco e lavoro sono le due leve da cui partire. E penso che l´Italia sia un paese straordinario con una grande capacità di rimettersi in moto. Io ci credo: si può. E la Cgil farà la sua parte».
da la Repubblica