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Le mimose che diamo all'Italia sono le firme di Berlusconi dimettiti

“Mettiamoci in cammino per una fase nuova. Nel cuore della crisi italiana c’è la condizione delle donne: è crisi economica e morale, il berlusconismo ha incrinato lo spirito civico con pensieri cattivi e sbagliati. Che il consenso viene prima delle regole, che l’individualismo è la soluzione ai problemi, che la mercificazione della donna sia lo spazio della sua libertà con un uso smisurato del potere e della ricchezza. No, no, no”. È il passaggio più forte del discorso del segretario del PD, Pier Luigi Bersani, dal palco allestito a Piazza Di Pietra a Roma nel centenario della festa dell’8 marzo. Con lui ad intervenire sul palco è la portavoce della Conferenza delle donne del PD, Roberta Agostini, e la segretaria del Partito Democratico tunisino.
Dietro il palco i pacchi di firme: il Pd ha portato in piazza 120 scatole chiuse in 3 apecars, contenenti fisicamente circa 6 milioni di firme per le dimissioni del premier. A queste si aggiungono i 4 milioni di moduli inviati ai cittadini e le centinaia di migliaia di firme già raccolti on-line. C’è anche una scatola riservata espressamente al Presidente del Consiglio, di colore giallo, che contiene i primi moduli della raccolta firme così come sono stati consegnati alla sede del PD. Scatola che a fine manifestazione Rosy Bindi porterà a Palazzo Chigi, nelle mani di Gianni Letta.

Oggi il PD ha unito la sua voce “alle donne italiane e del Nord Africa: in tutto il mondo le donne diventano soggetto del cambiamento, la loro condizione è misura del cambiamento. Non lo dico per mettere un cappello politico sui movimenti: è una verità storica e politica e il PD deve farsene portatore”. Per il segretario del PD “bisogna reagire a questo veleno che rischia di distruggere gli anticorpi morali dell’Italia, e in questo 8 marzo la mimosa che noi consegneremo alle donne sono milioni di firme per le sue dimissioni. È il più bel regalo da fare all’Italia. Questo non è giustizialismo o moralismo, ma civismo. E’ serietà nella conduzione della cosa pubblica, dignità della cosa pubblica. La condizione delle donne è nel cuore della crisi economica sociale e anche morale di questo Paese. Qualcosa si incrinato nello spirito civico perchè Berlusconi e il centrodestra hanno insegnato pensieri cattivi”.
E riferendosi all’arrivo della Bindi a Palazzo Chigi per lasciare alcuni dei moduli riempiti dalla firme degli italiani si concede una battuta: “Rosy Bindi è una donna non disponibile. Ma sarebbe bello che per una volta fosse disponibile il presidente del Consiglio e si dimettesse. Non ci aspettiamo che Berlusconi rassegni le dimissioni nelle mani di Rosy Bindi che gli porterà le firme per le dimissioni. Sarebbe un regalino mica da poco. Se lui ha resistenza, ha il fisico, ha la tenuta, noi gli diciamo che abbiamo più tenuta e grinta di lui e resisteremo un minuto in più di lui. Arriverà un momento in cui se ne andrà e dai circoli del Pd di tutta Italia, come l’ultima canzone di Vasco Rossi si alzerà il grido ‘Eh già, io sono ancora qua’. Noi abbiamo un progetto per il futuro del Paese, lui non può più buttare la palla avanti, ha distrutto quello che c’era e può solo avvinghiarsi al potere. Il Pd invece deve continuare a combattere come opposizione, senza perdere un colpo deve indicare un’altra strada e indicare una prospettiva al paese perchè Berlusconi sta vivendo un tramonto ma il tramonto può essere pericoloso e creare tensioni tra le istituzioni”.

E a Piazza di Pietra per ribadirlo eravamo in tanti, piazza gremita, ponte tra l’Italia e il Nord Africa che torna ad avere voce.

L’appuntamento era a Piazza di Pietra, con tante donne e tanti uomini, per portare tutti insieme la testimonianza di oltre dieci milioni di cittadini che, firmando l’appello lanciato dal Partito democratico, hanno voluto dichiarato nero su bianco di non sentirsi più rappresentati da questo presidente del Consiglio. Dal palco allestito a Piazza di Pietra, Roberta Agostini, coordinatrice nazionale della Conferenza delle donne PD ha ricordato come questo “8 marzo è diverso per la crisi che ha colpito l’Italia, per il lavoro che manca o è precario. Ma è anche un 8 marzo nuovo perché in tanti vogliamo esserci nella giornata dell’impegno per i diritti delle donne. Un giorno dove le donne si riprendono la politica e presentano proposte concrete direttamente a Palazzo Chigi. Donne che rappresentano la parte attiva della vita del Paese”. “Il berlusconismo – ha continuato la Agostini – ha segnato l’arretramento culturale e per i diritti delle donne. Noi siamo per le operaie dell’OMSA, per le precarie della scuola, per gli studenti, per le famiglie impoverite, per i servizi che mancano. A Roma per manifestare solidarietà alle giovani donne oggetto di stupro e per ricordare al sindaco Alemanno che non basta solo la propaganda e le luci sul Colosseo per garantire maggiore sicurezza”. Manifestazioni, firme, iniziative, eelzioni: “Strumenti diversi, ma lo stesso risultato: Silvio Berlusconi deve andare a casa – ha sostenuto la Bindi – del resto Berlusconi dovrebbe essere già andato a casa, e se ancora non c’è andato ce lo manderemo perché oltre a non saper guidare il Paese ha anche violato la dignità della donna. Al di là del numero il significato politico è chiaro a tutti: questo è stato un momento di partecipazione politica in cui gli italiani si sono espressi. Non è possibile che in Germania un ministro si dimetta perché ha copiato la tesi di laurea, mentre Berlusconi stia ancora al governo nonostante sia accusato di prostituzione” minorile”.

A fine manifestazione Rosy Bindi e Roberta Agostini entrano a Palazzo Chigi, per consegnare le firme a Gianni Letta, mentre sulla piazza i militanti del PD gridano “dimissioni, dimissioni”.
La Bindi uscendo dalla sede del Governo scherza con cronisti: “Siamo libere, senza Berlusconi ma libere”. Poi racconta di aver consegnato le firme assieme al libro nero delle donne, con tutti i tagli ed i passi indietro dell’esecutivo, e alle proposte del PD. Ora ci aspetta una sana battaglia politica, non so se ascolterà il nostro invito ma è stato un 8 marzo bello, con un’azione politica forte, una festa sulla condizione della donna in Italia e nel mondo. Oggi con le firme, domani con i voti. Alle amministrative le firme si trasformeranno in voti e saranno molte di più di 10 milioni”.

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