Non c’è democrazia senza uomini e donne in grado di farla vivere e crescere. Questo è il compito prioritario della scuola pubblica. Per questo Berlusconi l’attacca. Il momento è difficile e il malessere degli insegnanti si taglia a fette. In una situazione così, se arriva alla scuola un’offesa ingiusta e spregevole da chi avrebbe, per responsabilità istituzionali, il compito di salvaguardarla, il malessere aumenta, l’irritazione esplode. In realtà si attacca la scuola pubblica, la scuola dello Stato, per quello che essa rappresenta, un luogo dove si cresce e si impara tutti insieme, dove non si fa differenza tra il ricco e il povero, tra chi è italiano e chi non loè,trailbiancoeilnero,trachiè credente e chi no. È spregiudicata irresponsabilità la delegittimazione degli insegnanti.
A chi torna utile il qualunquismo di chi parla della scuola come di un fenomeno di degenerazione sociale e culturale, con l’approssimazione superba e acritica di chi pensa che poiché la scuola è di tutti, tutti ne possano parlare?
E soprattutto, colleghi, dove siamo noi, insegnanti consapevoli, democratici, responsabili, vincolati indissolubilmente all’etica della nostra professione? È utile questa nostra rassegnazione? Sarà la nostra serietà a prevalere sulla delegittimazione? Io credo di no, che non sia sufficiente. Credo che occorrano risposte altrettanto penetranti e potenti. Ma per fornire queste risposte abbiamo bisogno che il nostro malessere e la nostra indignazione diventino visibili, palpabili. Testimoniamo perciò con la nostra presenza il 12 marzo l’importanza straordinaria del lavoro che facciamo. Meritiamo rispetto, pretendiamolo.
L’Unità 05.03.11