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""Salviamo l'energia pulita" in 14 mila scrivono a Romani", di Valerio Gualerzi

Mobilitazione senza precedenti contro la norma del ministro dello Sviluppo. In campo anche i deputati della maggioranza, compresi i “salva-governo” Razzi, Scilipoti e Polidori. Miccichè: “Federalismo a rischio”. Sul testo si tratta ancora. Il governo ha fatto un mezzo passo indietro e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha assicurato 1 che domani il Consiglio dei ministri non varerà nessun provvedimento in grado di mettere a repentaglio lo sviluppo delle rinnovabili. Le brutte sorprese sono però sempre dietro l’angolo e il vasto movimento di sostegno alle energie verdi consolidatosi nelle ultime ore continua a far sentire la sua voce per impedire il varo del decreto ipotizzato dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.

“Sono state fino a questo momento oltre 14 mila le persone che a partire da domenica sera si sono attivate rispondendo all’appello ‘SOS Rinnovabili’, promosso dal tam tam della rete e dei social network e che hanno materialmente inviato una email agli indirizzi dei ministri”, spiega uno dei promotori della campagna, il segretario di Asso Energie Future Gaetano Buglisi. “È un numero enorme di persone che si sono attivate per chiedere al governo di ripensare alla posizione di chiusura assunta, una posizione – continua Buglisi – che non è in linea con i pareri espressi dalle Commissioni competenti di Camera e Senato, che avevano indicato molte prescrizioni e parecchie correzioni al testo del decreto legislativo, contributi migliorativi assolutamente ignorati dalla bozza presentata al governo in Consiglio dei ministri”.

Non a caso a far sentire la propria voce sono stati anche 65
parlamentari, la maggior parte dei quali della maggioranza, firmando un appello al governo in cui si chiede di recedere dalle posizioni assunte. Tra loro – particolare non di poco conto – anche Razzi, Scilipoti e Polidori, tre deputati decisivi lo scorso 14 dicembre per la fiducia al governo. Un malumore lievitato in giornata al punto da far minacciare a 8-9 deputati di Forza del sud, la formazione politica di Gianfranco Micciché, la possibilità di un voto contrario alla fiducia sul federalismo municipale.

Buglisi sottolinea poi un’ulteriore incongruenza: “Se è vero che il governo intende recepire, con la norma che dovrebbe essere approvata domani, una direttiva Ue che mira ad aumentare il ricorso alle energie pulite, allora rispetterebbe maggiormente le intenzioni europee non approvando nessuna legge”. Una valutazione condivisa dalla federazione europea dei Verdi. “Il decreto Romani viola la direttiva UE 28 del 2009, perché rende di fatto impossibile realizzare gli obiettivi fissati dalla UE in materia di produzione di energie rinnovabili, distruggendo il loro potenziale economico e di occupazione per fare un enome regalo alla lobby nucleare”, fanno notare da Bruxelles la presidente Monica Frassoni e Claude Turmes, relatore del provvedimento presso l’Europarlamento.

Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club ed ex consulente del Mse al tempo della gestione Bersani, la mette così: “A preoccupare il governo sono stati i numeri sorprendenti della produzione verde. Anche se il valore definitivo della potenza degli impianti a fonti rinnovabili installati nel 2010 si saprà solo fra qualche mese, si può stimare una produzione potenziale di oltre 10 TWh all’anno. Cioè la potenza verde installata lo scorso anno è in grado di generare una quantità di elettricità analoga a quella che sarebbe ipoteticamente producibile nel 2022 dal primo dei reattori nucleari EPR che si vorrebbero installare in Italia. Si tratta del 3% della domanda elettrica del paese, un risultato eccezionale”.

Se la presentazione del decreto nella micidiale vesione originale sembra comunque scongiurata, resta da capire quale sarà il testo della mediazione. Nella riunione tecnica svoltasi oggi a Palazzo Chigi tra i rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e delle Politiche agricole pare ci siano stati ripetuti e violenti scontri verbali, ma per ora non trapela nessuna indicazione sulle conclusioni raggiunte. Le trattative vanno avanti ad oltranza, ma Romani si mostra tranquillo. “Troveremo sicuramente un’intesa”, dice. E poi, ineffabile, aggiunge: “In questi giorni sto passando per quello che è nemico delle rinnovabili. Io sono assolutamente a favore, tant’è che l’obiettivo del governo al 2020 è del 17% di energia prodotta da rinnovabile”.

La Repubblica 02.03.11