Come si muovono le donne italiane nel mondo del lavoro? Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat, che fotografia ci può fare? «Le donne in Italia fanno una gran fatica a muoversi nel mondo del lavoro. Dalla seconda metà degli anni Novanta la spinta ad entrare nel mercato del lavoro è stata continua: dal 1995 al 2009 ci sono state oltre 1,8 milioni di donne occupate in più, ma purtroppo tutte concentrate nel Centro Nord. Poi però è arrivata la crisi» . E cosa è successo? «— che con la crisi le donne hanno perso occupazione più degli uomini in proporzione nell’industria, che è stato il cuore della crisi, e dove le donne sono tradizionalmente meno presenti degli uomini» . La crisi come specchio delle relazioni tra uomini e donne nel mondo del lavoro? Eppure c’è un dato Eurostat sulla sperequazione di stipendi fra i sessi che mette l’Italia molto avanti: soltanto il 4,9%di differenza, a fronte di una media del 17%europeo. «Attenzione a quel dato: misura la differenza di stipendio ma non a parità di lavoro svolto. E in Italia le donne con bassi titoli di studio, che avrebbero quindi salari più bassi, non ci riescono proprio ad entrare nel mondo del lavoro» . È difficile per una donna entrare nel mondo del lavoro in Italia? «Il tasso di occupazione femminile italiano è il più basso d’Europa, ci batte solo Malta» . Incide in questo la politica familiare? «Assolutamente sì. Siamo l’unico Paese in Europa dove il tasso di occupazione crolla alla comparsa del primo figlio. Altrove questo succede quando si arriva al terzo, al quarto» . — perché «Il sovraccarico di lavoro familiare della donna italiana è tra i più alti di Europa. Fino agli anni Ottanta era più dell’ 80%. Oggi si aggira intorno al 76%, ma non perché gli uomini abbiano in qualche modo compensato. Piuttosto perché le donne hanno deciso da sole di autoridursi il lavoro familiare» . E come funziona quando ci sono le mamme single? Sono molte di più dei papà single? «Ovviamente sì, parliamo dell’ 85%di madri sole contro il 15%dei papà. Questo genera un problema soprattutto per le donne che creano un nucleo monogenitoriale a rischio povertà, visto che in vari casi arrivano alla separazione senza avere un lavoro. E sono quindi in affanno» . In Italia sono ancora gli uomini ai posti di comando? «Sì e il problema è trasversale. Nonostante le donne ottengano i migliori risultati nella formazione e nella cultura, solo poche arrivano nei luoghi decisionali. Succede nella pubblica amministrazione, sebbene la percentuale sia più critica nei luoghi decisionali economici» . Di che percentuale stiamo parlando? «Ci sono dati Consob che ci dicono che solo il 6%dei membri dei consigli di amministrazione quotati in Borsa sono donne. Ed è una cifra che ci fa essere fanalino di coda. C’è una legge, approvata dalla Camera e adesso in commissione in Senato, che vorrebbe sbloccare questa situazione: è fondamentale approvarla, lo dico a titolo personale. In Norvegia ha dato eccellenti risultati» .
Il Corriere della Sera 02.03.11