Mese: Febbraio 2011

Sondaggi amari per il Cavaliere «Meglio Maroni e Tremonti», di Andrea Carugati

Berlusconi “illeso” dopo lo scandalo bunga bunga? Gli italiani simpatetici o addirittura invidiosi delle feste del Cavaliere? Non pare, almeno stando al sondaggio della Ipsos di Pagnoncelli resi noti martedì sera a Ballarò. Ma non è il solo. Anche a palazzo Grazioli, a quanto si apprende, sono arrivati sondaggi tutt’altro che positivi sulla fiducia nel premier, nonostante l’imponente campagna mediatica impostata per cancellare il Rubygate. Dal sondaggio Ipsos emergono alcuni dati importanti. Primo: anche una semplice coalizione Pd-Sel-Idv batterebbe l’asse Berlusconi-Bossi. Secondo: sia Bersani che Casini e Vendola batterebbero il Cavaliere in uno scontro diretto per la premiership. In uno schema a tre poli, il centrosinistra si imporrebbe su Pdl e Lega con il 41% contro il 38,7%, mentre il Terzo Polo si fermerebbe al 17,8%. Ancora più netta la vittoria in caso di “Santa alleanza” di tutte le opposizioni contro il Cavaliere: 51,3% contro 44,2%. Sia Bersani che Vendola, alla guida di un centrosinistra “semplice”, batterebbero Berlusconi: il primo con il 36% contro il 32% e il secondo con il 32% contro il 31%. …

Giornata del ricordo: Napolitano "Non restare ostaggi del passato". Berlusconi assente alla cerimonia al Quirinale

Il capo dello Stato guarda al futuro europeo per superare, senza dimenticarle, antiche ferite. Alle celebrazione in memoria delle vittime delle Foibe non era presente il premier. Per il governo c’erano il ministro della Difesa, Ignazio La Russa e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta: “Per troppi anni c’è stato un silenzio oltraggioso e colpevole”. “La memoria sia coltivata. Ciascun paese ha il dovere di ricordare la propria storia, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo” ma “l’essenziale è non restare ostaggi né in italia né in Slovenia né in Croazia degli eventi laceranti del passato”, con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha celebrato al Quirinale la Giornata del Ricordo, in memoria delle vittime delle Foibe. Partendo dal passato, per guardare a un futuro comune e europeo. “Posta fine a ogni residua congiura del silenzio, a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza, possiamo finalmente guardare avanti, costruire e fare progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell’adriatico. Il sacrificio delle generazioni …

La battaglia delle gite scolastiche lo sciopero dei prof divide gli studenti

Gli insegnanti: “Troppe responsabilità e ci hanno anche tolto la diaria Meglio restare in classe”. Una scuola su tre, e dentro le singole scuole una classe su tre, nella stagione 2011 non porterà i ragazzi in gita scolastica. È un diluvio di no. La riforma (di medie e superiori) è passata, ma la rabbia dei docenti resta alta. Dopo aver fatto saltare la sperimentazione sulla loro valutazione, in queste ore i “prof” registrano un clamoroso successo dell´ultima forma di protesta: 246 scuole, segnala il censimento del sito “controriformadocentiarrabbiati”, hanno firmato delibere che annullano l´impegno degli insegnanti per le gite scolastiche. E senza “prof” non si va da nessuna parte: «Troppe responsabilità, nessun riconoscimento. Per viaggiare così è meglio restare in aula a far lezione». L´adesione è spalmata su tutto il paese, da Aosta ad Acireale, e cresce ogni settimana. Significativo il boicottaggio al Nord. Torino e il suo hinterland si confermano l´area scolasticamente più sindacalizzata – lo sciopero delle gite è appoggiato e aiutato dalla Cgil e dai gruppi di base – con 59 defezioni. …

"Più che una frusta, un boomerang", editoriale da Europa Quotidiano

Ieri sul sito del Wall Street Journal, il quotidiano della business community ora proprietà di Murdoch, Berlusconi era in prima pagina. Ma non per il piano di rilancio dell’economia italiana, che si è confermato alla fine esaurirsi nell’ipotetica modifica di tre articoli della Costituzione. No, Berlusconi interessava al Wsj per la notizia del possibile rinvio a giudizio (seguiva anche sondaggio on line, che per quel che vale vedeva un 78 per cento di favorevoli all’incriminazione). Può darsi che la notizia sia considerata di scarso rilievo: già, che importa agli italiani dell’opinione dei media finanziari esteri? Allora però come valutare la scena alla quale abbiamo assistito ieri mattina, con Tremonti che, chiamato a dare appoggio e sostanza al “piano” appena illustrato dal presidente del consiglio, esordisce dicendo : «Starò poco, devo prendere un treno»? Va bene, ci siamo capiti. E hanno capito anche gli uomini-chiave dell’economia italiana, che nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore avevano ripetuto all’unisono: dell’articolo 41 ci importa poco, speriamo in misure concrete. Hanno avuto la loro risposta. Bonanni, sceso dal viaggio …

"Perché è giusto non lavorare nel giorno dell´Unità d´Italia", di Adriano Prosperi

Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento e venne proclamato il Regno d´Italia. Era nata la nazione come realtà politica. Fino ad allora l´Italia era stata solo una espressione geografica. Per ricordare quella data faremo festa il prossimo 17 marzo. La faremo davvero? La data si avvicina e le voci critiche, dubbiose, ironiche si moltiplicano. Oggi la possibilità, il pericolo che la festa venga cancellata si sono fatti tangibili. Su di un´opinione pubblica frastornata, in un paese diviso profondamente da disuguaglianze di beni, di consumi e di diritti, dove le diversità che consideravamo la ricchezza e l´originalità dell´Italia oggi appaiono improvvisamente come cesure insanabili, cala l´ombra del dubbio: un dubbio che investe la festa come simbolo e che nel simbolo ferisce in modo grave il dato reale. Perché se muoiono i simboli l´entità che essi rappresentano comincia a cessare di esistere: la morte del simbolo nella coscienza comune significherebbe che l´Italia che apparentemente continuerebbe a esistere sarebbe un fantasma privo di vita. Ma vediamo gli argomenti. Perché questa festa non s´ha …

"Scuola, la Consulta boccia la norma. Da rifare le graduatorie dei precari", di Alessandra Migliozzi

Un docente che decide di spostarsi in una provincia diversa dalla propria per lavorare non può essere ‘punito’ infilandolo in coda alla graduatoria della nuova città senza tenere conto del suo punteggio. La Corte Costituzionale boccia il ministro Gelmini e offre uno spiraglio a 15mila precari che ora potrebbero reclamare una cattedra proprio perché sono finiti in fondo alle liste dei supplenti dopo un trasferimento. Con la sentenza numero 41, resa nota ieri, i giudici di palazzo Spada in sostanza dichiarano illegittime le attuali graduatorie perché sono state compilate violando la Costituzione. Nel 2009 la cosiddetta legge salva-precari ha infatti stabilito che per il biennio 2009/2011 chi voleva trasferirsi in una provincia differente dalla propria doveva mettersi in coda. Una norma voluta dalla Lega per mettere in salvo i ‘propri’ insegnanti dall’“invasione” (peraltro più supposta che reale) dei prof del Sud, un eccesso di campanilismo che ora viene punito. Secondo la Consulta la legge salva-precari, quando parla di graduatorie, non tiene conto del merito e del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione: chi …

"Il resto di niente", di Massimo Giannini

La «scossa all’economia» è una riscossa dell’ipocrisia. Un governo senza forze e senza risorse finge di rianimarsi spacciando al Paese l’ennesima «telepromozione», fatta di inganni conclamati e materiali riciclati. È persino imbarazzante commentare i «provvedimenti» del Consiglio dei ministri. È imbarazzante commentare quei provvedimenti per l´avvilente inconsistenza della quale sono caratterizzati e la stupefacente impudenza con la quale sono stati presentati. Quello per la crescita non è un «pacchetto», com´è stato definito in pompa magna dagli «sponsor» che l´hanno illustrato in conferenza stampa a Palazzo Chigi. È un vero e proprio «pacco», come purtroppo si incaricheranno di dimostrare i duri fatti dei prossimi mesi. Non è una «riforma storica», come si è affrettato a giudicarla un ministro Sacconi sempre troppo incline a scomodare le grandi categorie del pensiero, di fronte ai piccoli imbrogli quotidiani di una maggioranza povera di idee ma ricca di ideologie. È piuttosto la «bufala del secolo», come pare l´abbia bollata nelle chiacchiere da corridoio un altro ministro, più propenso a riconoscere il vero e il falso e a non confondere gli …