"Le acrobazie di una promessa impossibile", di Massimo Bordignon
Il dibattito sul federalismo fiscale è stato finora viziato da un’ambiguità di fondo, contenuta nel disegno di legge originario, ma anche alimentata dalla propaganda politica. Poiché la legge delega recita che l’attuazione del fisco federale debba avvenire senza oneri per lo Stato e a parità di pressione tributaria, se ne è concluso che tutti avrebbero pagato meno tasse o almeno non più tasse di prima. Questa è anche la promessa con cui il governo ha sostenuto il provvedimento: il federalismo porta meno tasse. Ma come mostrano i servizi pubblicati nelle pagine 2 e 3, questo non è necessariamente vero. Anche a parità di pressione tributaria, se la riforma sposta il carico fiscale dei tributi locali da alcuni cespiti o da alcuni contribuenti ad altri, è ovvio che qualcuno ci può perdere e qualcun altro guadagnare. E nel caso del decreto sul federalismo municipale – che sarà con tutta probabilità approvato dal parlamento dopo il pareggio in commissione bicamerale – i perdenti sono per molti aspetti le imprese. Questo è certamente vero nel caso dell’imposta municipale …