Ma cosa ne sa Berlusconi della scuola e della famiglia italiana? Il premier imputato per concussione e prostituzione minorile si è ieri permesso un giudizio, a suo dire esemplare: gli insegnanti di Stato inculcano cose diverse dai valori familiari. Lo disse nel ‘94 per svilire la scuola pubblica in nome della libera scelta; lo ripete ora, quando, grazie a lui e Gelmini, lo sfascio dell’istruzione è quasi compiuto. Nessun paese occidentale ha così drasticamente disinvestito nel settore come ha fatto, invece, l’Italia in questi ultimi due anni e mezzo. Anzi, i bilanci degli altri hanno visto crescite consistenti sul Pil, malgrado la crisi. Gli insegnanti italiani hanno cercato di mantenere un livello di dignità, con un lavoro invisibile e appunto vilipeso. Cosa ne sanno Berlusconi e Gelmini a quante e a quali problematiche deve provvedere un docente quotidianamente? La scuola pubblica implica un dovere etico, il rispetto di determinati principi, vincoli, la Costituzione per esempio. Quando il premier contrappone la pubblica alla privata (molto ben finanziata dalla Destra) non sa di cosa parla, perché in questi anni la qualità dell’istruzione a pagamento è irrimediabilmente affondata, avendo alla base spesso solo il profitto, la promozione facile e in molti casi l’inquadramento in nero del corpo docente. Berlusconi offende lavoratori (un milione) che in altri paesi europei godono della massima considerazione: per Francia e Germania con l’istruzione di Stato si costruisce il futuro, per il nostro premier è una perdita di tempo e anche dannosa. Chiedesse ai genitori con figli studenti, in quale contesto si lavora, grazie ai colpi di accetta di questi anni. Solo il buonsenso di tutti nonfa scoppiare rivoluzioni. Siamo al secondo quadrimestre. Il primo se n’è andato con questi scenari, che invitiamo il premier a verificare di persona. Taglio di fondi per i supplenti («ho solo 5mila euro per tutto l’anno, cioè nulla», raccontava un preside in settembre) con conseguente accorpamento quotidiano di bambini e ragazzi in altre classi, cosicché vengono privati dell’ora di lezione tutti; abolizioni di ore di laboratorio; aumento di ragazzi per classe, spesso oltre i trenta; diminuzione degli insegnanti di sostegno con conseguente perdita d’istruzione per gli alunni con handicap e per tutti gli altri; incremento del contributo volontario a carico delle famiglie (in teoria le famiglie si potrebbero rifiutare di pagarlo, spesso cifre intorno ai 100-120 euro, ma se lo facessero negli istituti dei loro figli non ci sarebbero né la carta igienica né quella per le fotocopie). Tacendo del meno latino, meno lingue, meno italiano, meno matematica nel primo anno della riforma Gelmini anche per le superiori. Non solo i docenti: siano anche le famiglie ad indignarsi per l’ennesima mortificazione.
L’Unità 27.02.11
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“QUANDO IL PREMIER PARLA DELLA FAMIGLIA” , DI CHIARA SARACENO
Come previsto, Berlusconi salda puntualmente il debito contratto con la gerarchia cattolica in cambio della benevola tolleranza di questa, attenuata solo da qualche critica molto sfumata e generica, nei confronti suoi e del suo governo per le costanti violazioni della morale pubblica e privata. Chi, nell´opposizione e nell´opinione pubblica, riteneva che il disagio manifestato da parte della stampa cattolica, da qualche esponente della gerarchia, oltre che da moltissimi uomini e donne cattoliche, per i comportamenti pubblici e privati di Berlusconi avrebbe provocato un indebolimento del sostegno offertogli dalla gerarchia, deve ancora una volta ricredersi. I due attori in gioco – Berlusconi e gerarchia cattolica– sono da questo punto di vista del tutto simili per grado di cinismo politico.
Perciò la gerarchia può ascoltare senza battere ciglio, e anzi compiacersi, che Berlusconi oggi vada in giro predicando, anche a platee di cattolici, a difesa della famiglia – si intende quella eterosessuale, fondata sul matrimonio, ove la sessualità è orientata esclusivamente alla procreazione, e la fedeltà coniugale la norma. Il “moralismo”, che è una brutta cosa quando viene applicato nei giudizi nei confronti di Berlusconi (Ferrara docet) diviene un obbligo stringente quando si tratta dei cittadini comuni. In questo spericolato esercizio di doppia morale Berlusconi è appunto confortato dalla gerarchia cattolica che, oggi come sempre, in Italia come in situazioni molto più fosche dal punto di vista della libertà e della democrazia, guarda agli atti politici che le giovano, non a chi li compie e al contesto in cui ciò avviene. Come il denaro (si vedano le non sempre trasparenti vicende finanziarie del Vaticano), anche le leggi “non olent” quando portano risorse finanziarie o di controllo alla istituzione chiesa. E Berlusconi ne promette a tutto campo, dopo aver già concesso lo sconto sull´Ici in sprezzo della normativa europea e della correttezza delle regole di mercato: sulla famiglia, ma anche sulla scuola, a costo di delegittimare la scuola pubblica come istituzione educativa, rappresentandola come una sorta di scuola di partito sovietico. E, naturalmente, sul testamento biologico e le disposizioni di fine vita.
Più ancora che sotto i governi democristiani, i cittadini italiani sono un puro ostaggio nel grande scambio di risorse in cambio di legittimazione messo in atto da questo governo, e in particolare da Berlusconi, con la gerarchia cattolica.
Incontro molti cattolici che individualmente e anche in gruppi e associazioni si dissociano, costituendo delle forme silenziose di “chiese” alternative dentro o accanto alla chiesa ufficiale. E´ un fenomeno ricorrente dentro alla storia della chiesa cattolica, di cui si trova traccia nella origine, ad esempio, di molti ordini monacali, a testimonianza del fatto che la tensione tra la realpolitik e l´espressione della fede è per certi versi strutturale entro la chiesa. Ma certo oggi è uno dei tempi in cui essa si manifesta più acutamente, almeno in Italia: dove alla presenza ingombrante del Vaticano si aggiunge un episcopato molto coinvolto nella politica, almeno nei suoi vertici. Le motivazioni del dissenso sono tra loro diverse e a volte contrastanti. C´è chi vorrebbe più coerenza e universalismo nella applicazione di norme condivise, chi invece dissente sulla formulazione delle norme e l´interpretazione delle questioni di fede. E´ una situazione da osservare con grande rispetto. Ma senza sovraccaricare il dissenso interno alla chiesa di aspettative politiche. Piuttosto, a livello di giudizio politico, è ora che si dica chiaramente che il degrado etico (che nulla ha a che fare con il moralismo) e civile in cui ci troviamo non è solo responsabilità di Berlusconi, della sua maggioranza, delle sue televisioni. E´ responsabilità anche della doppia morale cinicamente esercitata dalla gerarchia cattolica ogni volta che sono in gioco i suoi interessi come istituzione di potere. Più grave ancora del fatto che di volta in volta pretenda che si legiferi in accordo ai suoi principi fatti valere come validi per tutti, è il fatto che taccia, e spesso si compiaccia persino, quando la religione cattolica e i suoi simboli sono usati politicamente come armi improprie per posizionarsi, affermare identità, escludere qualcuno. Questo doppio cinismo (di chi ci governa e della gerarchia che lo legittima) e la doppia morale che ne deriva non hanno solo effetti nefasti sulla nostra libertà di cittadini. Stanno anche corrodendo la coscienza civile.
La Repubblica 27.02.11
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Berlusconi attacca gay e professori “Scuola pubblica contro la famiglia”, di Giovanna Casadio
“No alle adozioni per i single”. Il Pd: ormai è un disco rotto. Nel mirino di Berlusconi ci sono i professori della scuola pubblica, i comunisti e i gay. I professori perché – il premier cita il discorso della discesa in campo del 1994 – «inculcano valori diversi da quelli delle famiglie, c´è bisogno di educare liberamente i propri figli e quindi di non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato». I comunisti, in particolare «quelli di casa nostra, erano e restano tuttora comunisti; ed è per questo che sono in campo, perché non prevalgano: sono sceso in politica per non fare prevalere l´ideologia più disumana e terribile della storia, il comunismo». I gay poi – è l´offerta del capo del governo alla Chiesa – non avranno mai matrimoni equiparati a quelli delle famiglie tradizionali, perché di famiglia ce n´è una sola, né il governo consentirà adozioni agli omosessuali e ai single. Sono tre passaggi del Berlusconi-show, i comizi che il presidente del Consiglio tiene al congresso del Pri e subito dopo a quello dei Cristiano-riformisti, entrambi nello stesso albergo, l´Ergife. Nessuna intenzione di dimettersi, bensì di recuperare lo spirito del ´94, e di andare avanti con la riforma sulle intercettazioni («Sono una vergogna per un paese civile, non siamo liberi per questo faremo presto la riforma») e quella della giustizia («Faremo un consiglio dei ministri straordinario»).
E se ora, rispetto ad allora, c´è pure il Rubygate, poco importa. Berlusconi se la cava con una battuta, rivolgendosi anche ai giovani cattolici: «I ragazzi che sono qui sono così belli e simpatici che li invito al bunga-bunga, che significa divertirsi, fare quattro salti, magari bere qualcosa ma senza nulla di immorale…». I repubblicani lo avevano accolto con contestazioni (i sostenitori di La Malfa) e con applausi (quelli di Nucara). Ma il premier imperterrito esordisce: «L´Italia non ha bisogno di instabilità e tensioni», se ne risentirebbe nell´aumento del debito pubblico e nella collocazione dei titoli di Stato, e quindi il governo va avanti, con una maggioranza che non è più quella di una volta, ma che comunque c´è: «Noi abbiamo il diritto-dovere di governare per portare a termine il programma». Nonostante, dice, «le forze dell´odio, siamo saldi e lavoreremo fino al 2013». Annuncia le improrogabili riforme. Sulle intercettazioni adesso si cambierà, dal momento – spiega – che non c´è più la “zavorra” di Fini : «La diaspora di Fli ci ha fatto bene, perché prima la presenza di Fini e dei suoi ci impediva di presentare in Parlamento alcune riforme». Inoltre in arrivo più posti di sottogoverno: «Chiederemo un aumento dei sottosegretari».
È però sulla famiglia – davanti a una platea di cattolici smemorati e indifferenti agli scandali sessuali – che Berlusconi dà il meglio di sé. Promette un fisco a dimensione familiare («La sinistra vuole rapinare la famiglia con la patrimoniale, noi mai»); politiche di sostegno alla natalità. «Usa toni e cambia discorso a seconda delle platee», denunciano Rutelli e Casini, i leader del Terzo Polo, entrambi al congresso Pri. Un premier trasformista che sta rendendo l´Italia protagonista «dei carri di Carnevale di tutto il mondo – accusa il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – altro che investimenti esteri… e in Parlamento non si decide niente». «È un disco rotto». Per tutta risposta, Berlusconi attacca: «L´opposizione è senza leader e programma». Parole di un premier «al tramonto» è la controffensiva di Casini: «Questa legislatura durerà uno o due anni, ma è già finita». Il Pd ironizza sulla storiella dei comunisti: «Quando la tira fuori – ricorda Maurizio Migliavacca – vuol dire che non ha più argomenti da offrire agli italiani». Nel Pdl soddisfazione, soprattutto tra i cattolici per il tentativo di riavvicinamento con la Chiesa con quel “manifesto” su famiglia, scuola e gay che dovrebbe far dimenticare Ruby e le altre
La Repubblica 27.02.11
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“La scuola pubblica educa menti libere, per questo dà fastidio a Berlusconi”, di Francesca Puglisi
Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile, sale in cattedra su scuola e famiglia.
“Eh sì, ci risiamo. I comunisti e le loro scuole statali. La Costituzione irrisa e considerata un intralcio per le magnifiche sorti e progressive del Governo Berlusconi. Se il Presidente del Consiglio leggesse con attenzione la Costituzione, scoprirebbe che l’art. 33 già garantisce la libertà di scelta educativa, senza oneri per lo stato, e che la scuola pubblica non inculca, bensì educa alla libertà e al multiculturalismo, educa menti libere. Anzi, la scuola pubblica statale è l’Istituzione democratica fondamentale per garantire la libertà nel nostro Paese. Per questo, Silvio Berlusconi – l’amico di Gheddafi – ha deciso di distruggerla.”
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