Con un blitz notturno il governo ha eliminato dal Milleproroghe il divieto per chi possiede tv di acquistare giornali. Dal 1 aprile sarà possibile, dovrà essere Berlusconi a emettere un decreto per limitare il suo impero. Dalla notte alla mattina il governo ha aperto un portone al Silvio Berlusconi proprietario di Mediaset, nonché presidente del Consiglio: dal primo aprile infatti chi possiede televisioni ed è anche in posizione dominante potrà acquistare un giornale.
Con un blitz notturno è stato abolito dal decreto Milleproroghe il divieto di incroci tra tv e carta stampata, con una scadenza vicinissima: dal 31 marzo 2011. A meno che lo stesso Berlusconi, in un conclamato conflitto d’interessi, non emetta un Dpcm, un decreto della presidenza del Consiglio per prorogare i tempi del divieto a fine anno. Lo prevede la legge ma è la «toppa» con la quale ieri il sottosegretario all’Economia, il leghista Giorgetti, minimizza il blitz. E oggi alla Camera sarà votata la fiducia sul Milleproroghe in scadenza il 27 febbraio; sabato si voterà al Senato. È un via libera a Mediaset, al premier e famiglia, perché possa allargare l’impero e mettere la mani sul Corriere della Sera. È il boccone più ambito, ma anche la stampa locale, in tempi di amministrative, può essere utile. Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, fa spallucce: «A noi non importa nulla».Un vero blitz, perché fino a mercoledì sera nel Milleproroghe quel divieto, scaduto a fine anno scorso nella legge Gasparri, era stato prorogato fino al 31 dicembre 2011. Un anno in meno: nel testo votato al Senato la scadenza era il dicembre 2012, come richiesto dall’Authority per le Telecomunicazioni in una segnalazione al governo fatta ai primi di dicembre.
LA SCUSA: I RILIEVI DI NAPOLITANO
Un’altra forzatura di Tremonti, giustificata dal governo con i rilievi avanzati dal presidente della Repubblica: «Napolitano ha detto che dobbiamo limitarci alle proroghe, e questa è una proroga», ha spiegato un deputato pidiellino. Confusione nata dal fatto che al Senato erano state inserite delle modifiche che estendevano i divieti anche a Sky (quindi limitando anche il concorrente Mediaset) esponendosi così ai rilievi del Colle. «È grave che fra cinque settimane scompaia un limite a tutela del pluralismo», avverte Paolo Gentiloni, ex ministro e responsabile del Forum comunicazione del Pd: «È paradossale che il proprietario di Mediaset debba compiere un atto personale, qual è il Dpcm, per decidere se Mediaset potrà o no comprare dei giornali». E Berlusconi non può non emettere il decreto, altrimenti violerebbe la legge Frattini sul conflitto d’interessi come«omissione di un atto di governo» volta a favorire la sua azienda. Nella più benevola delle ipotesi è «un pasticcio» questo via vai di scadenze: prima tre mesi, poi due anni, poi uno, e ora poco più di un mese, spiega Gentiloni, ma si chiede se nel governo «sono fuori controllo, o si conferma l’intenzione di non prolungare questo divieto».
Il deputato Pd del resto fa notare che «mentre tutti i giornali sono in una crisi profonda, Mediaset ha 300 milioni di utili l’anno». Ed è il gruppo più interessato all’acquisto della carta stampata (finora limitata al Giornale), rispetto a Murdoch o alla Telecom di Bernabè. Non solo, il Biscione alimenta se stesso: da oggi Mediaset ha lanciato Premium anche su internet, servizi on demand sul web, monetizzando la visione di programmi e film andati in onda sui canali digitali. Tutto questo«mentre il Cda Rai perde tempo a parlare di Sanremo», fa notare il Pd Michele Meta. Tutta l’opposizione condanna la sparizione del divieto: «Potrebbe essere imminente il rischio che Mediaset acquisisca il Corriere della Sera, viste anche le turbolenze societarie di quest’ultimo», segnala Vincenzo Vita, Pd. Pericolo che denuncia anche il finiano Carmelo Briguglio. «Un blitz preoccupante, una modifica annunciata solo verbalmente e all’ultimo momento», commenta Roberto Rao dell’Udc, che chiede conto al ministroRomani, «perché col conflitto di interessi del premier qualsiasisospetto è legittimo».
L’Unità 25.02.11
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“Nel milleproroghe un pesce d’aprile” ,di Raffaella Cascioli
La camera oggi vota la fiducia: il divieto di incrocio tra tv e giornali resta ancora per poco
Tra meno di cinque settimane Mediaset sarebbe libera di acquisire, se solo lo volesse, anche il primo giornale italiano.
Ovvero quel Corriere della Sera oggi divenuto certamente più contendibile alla luce delle turbolenze societarie.
È questa l’assicurazione che avrebbe ottenuto il premier, alla luce del maxiemendamento presentato dal governo ieri al milleproroghe e sul quale stamattina l’aula della camera sarà chiamata a votare la fiducia. In teoria, il conflitto di interessi come l’abbiamo fino ad oggi conosciuto potrebbe essere solo la versione edulcorata di quello che dal primo aprile potrebbe essere il panorama dell’informazione italiana. Nessun scherzo d’aprile, replica il governo che di fronte al rischio che corre il pluralismo dell’informazione fa sostanzialmente spallucce: la mancata proroga al 31 dicembre di quest’anno del divieto per chi possiede una Tv di acquistare un quotidiano è la correzione di un errore.
In realtà, mentre l’opposizione lancia l’allarme sui pericoli che corre il pluralismo dell’informazione, dal governo si fa sapere che si è proceduto a cancellare il pasticcio uscito dal senato dove da una parte si prevedeva la proroga del divieto di incroci addirittura fino a dicembre del 2012 mentre nella tabella allegata il termine era fissato al primo aprile di quest’anno. Se nella prima versione del maxiemendamento, circolata mercoledì, era prevista una proroga al 31 dicembre di quest’anno, il testo depositato alla camera e sul quale si chiede la fiducia è una marcia indietro che non si può evidentemente giustificare con il richiamo di Napolitano visto che il presidente della repubblica si è opposto ad inserimenti diversi dalle proroghe in un decreto definito milleproroghe.
In ogni caso si mantiene la possibilità per il presidente del consiglio, ovvero per il maggior beneficiario della norma, di emanare un decreto concertandolo con il ministro dell’economia per prorogare ulteriormente il termine. Ma c’è di più.
Nella nuova versione del maxiemendamento salta anche la regola che stabiliva il divieto di acquisto di quotidiani nel caso in cui si superino due tetti: l’8% dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni (Sic) o il 40% dei ricavi del settore delle comunicazioni elettroniche. Dure le reazioni dell’opposizione. A cominciare da Paolo Gentiloni, responsabile Forum Comunicazioni del Pd, che definisce grave che «un limite a tutela del pluralismo, previsto perfino dalla legge Gasparri, sia così destinato a scomparire tra cinque settimane ». E se Roberto Giachetti si appella all’Antitrust, per Vincenzo Vita «si rende più forte l’acquisizione del Corriere da parte di Mediaset mentre niente si dice sul post-analogico, sulle altre emittenti».
In merito il capogruppo del Pdl al senato, Maurizio Gasparri, ha tentato di trincerare l’operato del governo dietro Napolitano: «il maxiemendamento è stato presentato dal governo, non so se questo punto era tra le questioni di estraneità di materia venute dal Quirinale». Ma la vicenda del Milleproroghe, incalza il presidente dell’assemblea nazionale del Pd Rosy Bindi, «è l’ennesima dimostrazione di incapacità del governo Berlusconi: tasse, condoni, sgarbi istituzionali, errori e per di più incapacità di correggerli ».
E mentre nel centrodestra continuano i maldipancia diffusi per alcune norme come l’anatocismo, l’annullamento dell’aumento degli assessori di Roma e l’esclusione di alcune misure per il sud, il vicesegretario del Pd Enrico Letta ha denunciato «il serpeggiante tentativo di mitridatizzazione del paese che Berlusconi sta facendo, cioè l’idea che l’Italia possa convivere anche con un premier condannato. Questa, metto le mani avanti, è una cosa insostenibile».
da Europa Quotidiano 25.01.11