Caro Berlusconi, oltre il baciamano, c’è la dignità dell’Italia. Il PD in piazza a Roma, al Pantheon, “per la Libia, per fermare la violenza e aiutare la democrazia”. Da Lampedusa, Sassoli dichiara: “Qui c’è una vera emergenza e il governo ha dimostrato di non avere un piano per affrontarla”. “L’Unione europea è ancora un passo indietro rispetto ai problemi del Nord Africa. Si deve svegliare e spostare il baricentro verso il Mediterraneo, dove ci sono grandi prospettive ma anche grandi rischi”. Così Pierluigi Bersani, segretario del PD, intervenendo alla manifestazione a Piazza del Pantheon “Per la Libia, per fermare la violenza e aiutare la democrazia” .
“E’ necessario – ha dichiarato il leader del Pd – imprimere una spinta politica vera verso il Mediterraneo” e a tale scopo, ha annunciato che il Pd sta organizzando una conferenza sul Mediterraneo, creando tutti i rapporti necessari. “A questo punto – ha aggiunto Bersani – tocca a noi, perché Berlusconi arriverà sempre più in basso, inchiodato alle sue scelte del passato e al suo rapporto con Gheddafi”.
Secondo il leader democratico “è evidente che la democrazia non si può esportare, ma si può lavorare sul riconoscimento dei diritti umani, della libertà di pensare e di manifestare. Tutti noi dobbiamo dare un contributo positivo da questo punto di vista perché si apre per quei popoli una pagina nella quale la storia sta mettendo la sua impronta. Purtroppo l’Italia è stata sorpresa con il governo Berlusconi nel punto più basso dal dopoguerra ad oggi del suo prestigio, privilegiando relazioni speciali solo con Putin, Gheddafi e Lukashenko, solo per far vedere il nostro premier nei principali telegiornali”.
“La teoria delle famose relazioni speciali con Putin, Gheddafi e Lukashenko ci ha avvinghiato a degli autocrati. L’equilibrio complesso del passato”, quando l’Italia “prendeva per mano l’Europa” sulle questioni mediterranee, “è stato rotto e ci siamo messi a tappetino, subordinati a quelle autocrazie che sono diventate vere e proprie dittatura. Ci siamo lasciati umiliare da quei rapporti”, incalza il segretario del Pd che ricorda: “Come dimenticare, del resto, Berlusconi che bacia la mano e l’anello a Gheddafi?”
Un’immagine che fece il giro del mondo e Bersani ieri ha postato anche sulla sua pagina facebook la foto dell’umiliante atto .
Quindi rivolgendosi idealmente ai popoli dell’area del Mediterraneo, Bersani ha chiarito che “il Pd, che guiderà il prossimo governo del Paese, vi promette di riprendere un cammino comune di pace, democrazia e benessere. Già da ora diciamo all’Ue ‘svegliati’, sposta il baricentro dal Mediterraneo. Da lì vengono grandi prospettive ma anche grandi rischi”.
“Italia ed Unione Europea assumano iniziative rivolte a favorire un esito positivo del conflitto in Libia mettendo fine in primo luogo a questo orrendo spargimento di sangue e impedendo a Gheddafi di portare il suo paese nella guerra civile”. Lo ha detto Walter Veltroni a margine della manifestazione del centro sinistra in piazza del Pantheon. “Mi sembra necessario anche – ha aggiunto l’ex leader del Pd – rafforzare le relazioni con tutte quelle forze che sono scese in piazza per rivendicare la democrazia. E’ evidente che si tratta di paesi molto difficili rispetto all’adozione di regole democratiche sono le intendiamo noi. Sarà però indispensabile da oggi in poi chiedere ai paesi che hanno interscambio con noi di rispettare – ha concluso Veltroni – almeno una soglia minima e irrinunciabile di libertà e di diritti”.
“Attendo con estremo interesse di sapere quello che riferira’ sulla crisi in Libia domani al Senato il ministro Frattini, quello stesso lungimirante esponente politico che un mese fa indicava Gheddafi all’Europa come esempio da seguire”. Lo ha affermato l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani.
“Voglio essere rassicurata che la politica estera del mio Paese è tornata a essere in sintonia con quella europea – ha precisato Serracchiani – e mi aspetto pure che Frattini ci informi sui fondi sovrani libici, che possiedono pezzi dell’economia italiana e che ora sono nelle mani di Gheddafi ma che domani possono passare sotto il controllo di qualcun altro”.
Esprimendo “profondo sconcerto e gravissima preoccupazione, per le vittime della violenza di Gheddafi e per l’atteggiamento connivente del governo italiano”, Serracchiani ha anche giudicato “disgustoso che, mentre Gheddafi delira in tv e gli aerei bombardano i manifestanti, Bossi riesca a reagire solo minacciando di spedire in Francia e in Germania i profughi che scappano dalla Libia. Bossi, che è un ministro del Governo italiano, sui morti non ha niente da dire?”.
Per Ignazio Marino, senatore PD, “in Libia si sta consumando un genocidio. La repressione è di una violenza raggelante e avra’ un impatto tragico sull’immigrazione verso le rive del nostro Paese: il premier Silvio Berlusconi chiederà prima o poi chiarimenti a Gheddafi oppure teme ancora di disturbarlo eccessivamente?”.
“Quali sono i piani dell’esecutivo per affrontare questa crisi internazionale? – chiede Marino – nei prossimi giorni sulle coste italiane vedremo arrivare la ‘marea’, come l’ha definita in maniera irrispettosa il ministro degli Esteri Franco Frattini: uomini, donne e bambini in fuga. Ci si lamenta dell’Europa ma in sei mesi non e’ stato ancora indicato un nuovo rappresentante per le politiche comunitarie. Abbiamo gli occhi del mondo puntati addosso e i nostri ministri balbettano”.
“Se l’Italia vuole riacquisire un ruolo e una credibilità nei confronti dei paesi e dei popoli della riva Sud, se vuole veramente poter giocare un ruolo positivo nelle fasi successive della crisi libica, deve condannare oggi molto più duramente la violenza di Gheddafi e prendere azioni ulteriori rispetto a quelle indicate da Frattini in Parlamento”. Lo dichiara Sandro Gozi, responsabile politiche comunitarie per il PD.
“Una presa di posizione forte e netta dell’Italia – prosegue Gozi – sarebbe finalmente in coerenza con la decisione dell’Unione europea di sospendere i negoziati con la Libia per un accordo quadro e potrebbe aiutare l’Italia a uscire dal suo isolamento europeo, fondamentale soprattutto per far fronte ai nuovi pericoli di immigrazione. Se le improvvide dichiarazioni giunte da
Bruxelles sul rifiuto di condividere l’onere legato a eventuali nuovi flussi migratori fossero confermate, infatti, sarebbero l’ulteriore prova della scarsa influenza italiana in Europa e di una irresponsabile passività da parte dei nostri partner europei”.
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Martedì 22 febbraio una delegazione di parlamentari del Partito Democratico, guidata da Livia Turco, responsabile Forum immigrazione del PD, David Sassoli capogruppo del Pd al Parlamento europeo e da Giuseppe Lupo, segretario PD Sicilia, si è recata a Lampedusa per verificare la reale situazione che vive l’isola in questi giorni che seguono gli imponenti sbarchi di immigrati legati alle tensioni nell’area nordafricana. La delegazione del PD ha chiesto di incontrare il prefetto Giuseppe Caruso, nominato commissario straordinario dal Ministro Maroni.
“Contrariamente a Berlusconi, che ha dimostrato di saper utilizzare queste situazioni solo in modo strumentale e come passerella, il Partito Democratico intende affrontare in modo serio e ragionato l’attuale emergenza a Lampedusa e verificare quali siano le iniziative da intraprendere affinché una situazione di per sé già molto delicata non degeneri in modo irreversibile
mettendo in difficoltà gli immigrati, i cittadini dell’isola e l’intero Paese”. Lo ha dichiarato Livia Turco
“Qui c’è una vera emergenza e il governo ha dimostrato di non avere un piano per affrontarla”. Lo ha detto David Sassoli, capogruppo del Pd al Parlamento europeo.
“Sono venuto a Lampedusa non per fare polemica – ha aggiunto Sassoli – ma per vedere come stanno le cose. Abbiamo toccato con mano la grande abnegazione delle forze dell’ordine e delle organizzazioni umanitarie ma è chiaro che il governo non ha un piano per affrontare l’emergenza”.
“E’ necessario mettere in sicurezza l’isola anche dal punto di vista sanitario, oltre che ambientale. Bisogna far arrivare subito una nave ospedale con degli elicotteri, per garantire l’assistenza sanitaria agli immigrati senza che questo vada a incidere sul livello delle prestazioni sanitarie fornite agli abitanti dell’isola”.
www.partitodemocratico.it
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I libici muoiono Berlusconi li usa nel Roma-show”, di Francesco Lo Sardo
Comizio-mix: tra Libia e accuse alle istituzioni
Mazzata del Quirinale sul Milleproroghe, altolà della Lega sulle ricette del Cavaliere sulla giustizia, repressione feroce da parte dell’amico personale di Berlusconi Mohammar Gheddafi della rivoluzione popolare libica arrivata a contare diecimila morti, le nostre basi militari in preallerta. Il governo italiano seduto inerte sulla più grave crisi economica della storia delle repubblica, il cui premier ha dato del «saggio» a Mubarak mentre l’Egitto esplodeva e ha taciuto sull’insurrezione tunisina contro Ben Alì, è in coma. Persino l’ineffabile Scilipoti minaccia di votare contro la fiducia. Del resto il suo presidente del consiglio Berlusconi, rinviato a giudizio il 6 aprile per le gravi accuse di prostituzione minorile e concussione, annaspa e chiunque può far la voce grossa.
Eppure non cade, il Cavaliere.
Non solo. Ieri, con notevole sprezzo del pericolo e del ridicolo, Berlusconi ha spedito in parlamento il ministro degli esteri Franco Frattini – «reo confesso complice dell’operazione di dossieraggio di Santa Lucia», come dice il finiano Italo Bocchino – a invocare l’unità nazionale: «Per affrontare la crisi libica è necessaria l’unità del paese, anche al di là delle analisi che qualcuno legittimamente ha fatto…», ha affermato con grave solennità nell’aula di Montecitorio il titolare della Farnesina. E l’opposizione? L’Udc Casini gli ha risposto così: «Maggioranza e opposizione non devono prendere lo spunto per scontrarsi ancora una volta su Berlusconi. Di fronte a una catastrofe chi se ne importa di Berlusconi…».
Chi se ne importa? Affermazione a dir poco azzardata. Primo, perché Berlusconi se ne infischia di venire a rendere conto in parlamento della “sua” politica estera.
Secondo perché nelle stesse ore in cui Frattini apriva a un clima da unità nazionale, dal palco della kermesse di Alemanno al palazzo dei congressi dell’Eur, pomposamente battezzata “Stati generali di Roma capitale”, Silvio Berlusconi si esibiva in un surreale comizio in cui è riuscito a mixare la tragedia di Libia con le battute su Emma Marcegaglia («Una bella tòsa») e, soprattutto, con considerazioni inquietanti sull’equilibrio tra i poteri dello stato.
«Il nostro assetto istituzionale dà al governo soltanto il nome e l’immagine del potere.
Ma chi occupa la presidenza del consiglio non ha alcun potere. Da imprenditore, invece, avevo dei poteri: potevo assumere e licenziare…». Tutta colpa dei padri costituenti che, ha affermato testualmente Berlusconi, «spartirono il potere tra il presidente della repubblica, il parlamento e la corte costituzionale». Il solito Berlusconi, niente di nuovo, non fosse che per la sfrontata volontà del premier – in un contesto di crisi internazionale in cui il ruolo dell’Italia non spicca certo per limpidità di ruolo e di azione – di maramaldeggiare annunciando «riforme istituzionali» da fare senza l’opposizione, perché quelli «sono sordi a ogni collaborazione». Ma ciò che ha reso di pessimo gusto lo show del Cavaliere è stato l’inserimento, nel comizietto per Roma capitale – tra amenità sulle Olimpiadi, l’Italia «al riparo dalla crisi economica », la «mancanza di una vera opposizione socialdemocratica» al suo governo, di una pagina di considerazioni sui fatti di Libia. «Prendiamo atto con grande piacere – ha detto alla variopinta platea capitolina – che il vento della democrazia è soffiato in Libia e nei paesi del nord Africa, ma facciamo attenzione che non ci siano violenze ingiustificate e derive che recepiscano il fondamentalismo islamico». Affermazioni surreali, mentre il numero dei morti della guerra civile libica sale drammaticamente.
Ma la calcolatrice di palazzo Grazioli dev’essersi inceppata. Con conseguenze pesanti sulle dichiarazioni o politicamente (grottescamente) reticenti o umanamente poco lucide da parte del Cavaliere: «Quello che è importante – ha detto ancora il capo del governo – è che non ci siano violenze. Ma dobbiamo stare attenti a quel che accadrà dopo, quando saranno cambiati questi regimi con cui noi trattiamo e che sono per noi importanti per la fornitura di energia». Il contorto affastellamento di frasi tra loro incoerenti e la scelta di rompere l’assordante silenzio di settimane per parlare della rivoluzione del Marghreb in una sede del tutto impropria come la kermesse romana di Alemanno piuttosto che non nel parlamento, testimoniano ancora una volta la gravità della deriva della leadership politica della maggioranza.
Mentre Berlusconi assicurava di essere impegnato a «monitorare» la situazione in Libia e negli altri paesi del nord Africa, Frattini correva su e giù tra camera e senato e Maroni incontrava i colleghi ministri degli interni di Francia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta. «A tutto c’è un limite. Noi abbiamo approvato l’accordo italo-libico: ora è il momento di dire che certamente la violenza contro il popolo libico è qualcosa che mai può essere in alcun modo giustificata», ha detto ieri il ministro degli esteri cercando una sponda nell’opposizione.
Parole deboli e tardive. Peraltro parole sue: non di Berlusconi. «Noi sollecitiamo programmi specifici e la suddivisione degli oneri tra tutti i 27 paesi Ue e chiediamo di avere le risorse adeguate», ha riferito Maroni. In serata tutti da Berlusconi per un vertice sulla crisi libica e africana. Il primo vertice che Berlusconi convoca senza gli avvocati Ghedini, Longo e Alfano – con all’ordine del giorno le norme ad personam per salvarlo dai processi Mills, Mediaset e Ruby – da molte settimane.
da Europa Quotidiano 24.02.11