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"Cgil verso lo sciopero generale contro l’inerzia del governo", di Felicia Masocco

La Cgil va verso lo sciopero generale. Tempi e modi saranno decisi dalla segreteria di Susanna Camusso che ieri ha ottenuto il mandato dal Direttivo a continuare la mobilitazione che Corso d’Italia ha messo in campo e che, in alternativa, potrebbe concludersi con una manifestazione nazionale, ipotesi che appare tuttavia molto remota. La due giorni di discussione, rigorosamente a porte chiuse come non accadeva da tempo, si è conclusa con un documento che ha ottenuto 83 voti a favore e nessun contrario. La minoranza interna si è infatti astenuta (20 voti) : valutato positivamente il probabile ricorso alla più pesante delle proteste, reclamato con insistenza da mesi, gli esponenti della “Cgil che vogliamo” non sono riusciti però a spuntarla sui tempi, la proposta di proclamare lo sciopero entro aprile è stata infatti respinta. Se ne parlerà più in là, maggio se non giugno, comunque al termine delle iniziative in cantiere che vanno dalle marce per il lavoro (sabato quella di Venezia) allo sciopero del pubblico impiego e della scuola del 25 marzo, alla campagna di informazione nei luoghi di lavoro sui temi della rappresentanza e della democrazia.

IL GOVERNO NON RISPONDE Incalzata fin dalla sua elezione, e prima di lei Guglielmo Epifani, Susanna Camusso non aveva mai escluso lo sciopero generale ma neanche aveva «ceduto» alle pressioni di piazza, soprattutto a quelle della Fiom, sottolineando in ogni occasione che la scelta del “se e quando” sarebbe spettata a tutta la confederazione e quindi al Direttivo. Condizione necessaria, la mancanza di risposte da parte del governo su una serie di proposte che vanno alla tutela dell’occupazione, alla salvaguardia dei diritti, all’adozione di una politica industriale di cui non si vede traccia. Si vede invece all’orizzonte un aumento delle tasse a danno di lavoratori dipendenti e pensionati, e si sono visti strappi su strappi: ultimo, l’accordo separato sul pubblico impiego concordato dal governo con gli altri sindacati in vertici più o meno riservati a Palazzo Chigi e dintorni, mentre la Cgil si è ritrovata davanti al fatto compiuto. Lo sciopero, il primo della Cgil guidata da Camusso, a questo punto si farà, anche se manca la data. Ed è su questo che il dibattito in Corso d’Italia, già franco e senza peli sulla lingua, ha rischiato di trasformarsi in scontro. La minoranza aveva infatti chiesto che la protesta venisse proclamata entro aprile. Va registrata a proposito la dichiarazione del coordinatore dell’area, Gianni Rinaldini che parla di «avanzamento positivo per la dichiarazione dello sciopero», ma spiega che la sua astensione «ha un significato di un voto favorevole se lo sciopero si svolgerà entro aprile. Viceversa assume il significato di un voto contrario». Al momento comunque non lo è, e dopo la pesantissima divisione maturata all’ultimo congresso, il voto di ieri è stata la prima occasione per una convergenza sia pure parziale tra l’una e l’altra anima della Cgil

L’Unità 24.02.11