attualità, politica italiana

"Quell’insopportabile attacco alla Consulta" Arnaldo Sciarelli

Obiettivamente il comportamento del presidente del consiglio pro tempore, al di là di quello osannante dei suoi parlamentari ed incredibilmente giustificatorio dei suoi fan, per simpatia o per interesse, è anti istituzionale. Dalla presunta causa allo stato per i fatti di Arcore, alla riforma della giustizia che sembra brandita come una scimitarra taglia teste per le presunte persecuzioni giudiziarie che secondo il Cavaliere durano da diciassette anni.
Per fortuna Dell’Utri e Previti sono amici suoi. Per quest’ultimo aveva pensato al ministero della giustizia dove venne dirottata una collaboratrice dello studio legale come sottosegretaria.
E non parliamo delle limitazioni per le intercettazioni e per la libertà di televisione, cose incredibili in una democrazia occidentale sempre alla ricerca della verità. E che la Consulta sia di sinistra e debba essere “riformata” perché boccia leggi giustissime è davvero insopportabile: tentare di condurla alle dipendenze del parlamento è far scempio della democrazia. Ed a questo universo grottesco si aggiunge quello delirante leghista, incostituzionale oggi più che mai.
E Bersani, piuttosto confuso nel dire sempre le stesse cose, vorrebbe dialogare con questi energumeni separatisti formali e sostanziali: roba da psicoanalisi.
La leggerezza di Sartori sul Corsera – che afferma evidenze indiscutibili – dovrebbe essere la bussola delle opposizioni. Perché solo un alieno non evoluto può credere alla barzelletta dell’innocenza arcoriana cogestita dal centrocampo Mora, Fede e Minetti, ed alla beneficenza milionaria per giovani donne bisognose. Erogata attraverso un signore domiciliato lavorativamente in un ufficio che gli avvocati della difesa rivendicano come territorio della presidenza del consiglio e/o ufficio politico di Forza Italia.
Perché solo la convergenza delle forze democratiche parlamentari sul bene comune potrà ripulire il paese da queste vicende populiste che ne offendono la storia repubblicana e l’impegno per una Europa spinelliana.
Perché affermare che la telefonata in polizia sia stata fatta nella funzione di presidente del consiglio per evitare frizioni fra l’Italia e l’Egitto – Ruby è marocchina – dopo aver ricevuto una telefonata da una presunta prostituta è offensivo nei confronti del paese.
Per fortuna il capo dello stato enuncia principi incontestabili sotto il profilo giuridico e costituzionale che rendono incompatibili con la realtà le affermazioni oniriche berlusconiane. Il Cavaliere ed il suo governo si preoccupino del dramma mediterraneo e medioorientale che, in termini bellici e di invasione immigratoria, può danneggiare l’Italia. E coinvolgerne una parte anche in termini sostanziali vista l’esistenza di povertà emergenti e di disoccupazione prevalente. E si occupi del secessionismo leghista, volgare in Borghezio, ammantato di tesi economiche in Bossi e Calderoli, nelle vicende del 17 marzo. Insopportabile in quest’ultimo, che definisce insopportabile Benigni – Roberto per favore dà in beneficenza i compensi per restare eccezionale in assoluto.
Nascosto nell’assenza del ministro lavoratore Maroni, che sarebbe caduto nel ridicolo se avesse votato contro la festività dell’unità nazionale come ministro degli interni della repubblica italiana. E l’aver annullato la trasmissione di Lucia Annunziata del 20 febbraio presso Radio Padania è ovviamente una dimostrazione di debolezza: paura dell’eccesso verbale secessionista dei filo-burgundi, anche sotto il profilo glottologico. Forse memori delle batoste subite da Ezio quando, pur federati con Roma, cercarono di espandersi verso il Belgio e dovettero rifugiarsi nell’attuale Savoia per poi fondersi cento anni dopo con i Franchi. La Russa di fronte all’ironico ed educato incalzare di Fazio faceva quasi tenerezza: supernazionalista per esistere politicamente in termini governativi ha bisogno di voti secessionisti e per giustificarsi dice amenità.
Sembra che ci voglia la zingara di una canzone napoletana per indovinare che messa in condizione di illegittimità la Lega il berlusconismo si squaglia da solo. Salvo recuperi degli alleati di un tempo che ne hanno però decretato ufficialmente la sepoltura politica. E se la Lega cambia lo statuto, diventando un normale partito italiano non fuori legge come oggi, perderà i voti dei succitati burgundi secessionisti,e molto probabilmente non guadagnerà new entry. Perché fino ad oggi ha sempre parlato solo di federalismo, senza capirci molto e minacciando la secessione, contenuta permanentemente nel suo statuto, e degli interessi padani tipo quote latte, difesa dall’immigrazione, ronde volontarie di protezione cittadina e nel frattempo occupava, nel rispetto della strategia bossiana, poltrone economiche influenti per la sopravvivenza. La fotografia numerica del berlusconismo, senza alleati, è oggi pari al 30% di quelli che andranno molto probabilmente a votare e quindi pari al 18% degli aventi diritto al voto, visto che il 40% di questi ultimi tende ad astenersi.
Sono anni che non capisco di quale maggioranza il berlusconismo, attraverso le sue pasionarie, post fascisti, piduisti e voltagabbana, vada cianciando. C’è un mercato degli aventi diritto al voto del quale il 40% dice: «fanno vomitare tutti»; il 26% dice: «mi piace Berlusconi » (coalizione intera); il 34% non sopporta Berlusconi (opposizioni complessive). Spetta a noi metterci in condizione di andare al voto o verso un governo istituzionale di transizione che incida democraticamente ed economicamente nel futuro immediato del nostro paese. Quelli che hanno chiesto ai presidenti delle camere, che in maniera ineducata non hanno risposto, attraverso quotidiani nazionali, di occuparsi della presenza illegale leghista nel parlamento e nel governo, l’Api che si vide cancellare dalla presidenza della camera una question time specifica sull’argomento, devono fortemente riproporre i loro atti. E nel contempo denunciare quanto sopra al Tribunale di Roma che non potrà non prendere atto dell’evidente anomalia leghista. E trasferire, se necessario, la problematica alla Consulta. Non farlo è politicamente incomprensibile. E spero in un contributo aggressivo e determinato del Pd. È Inutile battersi per il festeggiamento del 17 marzo, cantare commuovendosi Fratelli d’Italia pensando ai giovani che morirono per essa, inneggiare al Risorgimento ed alla Resistenza, anch’essa valore fondante dell’Unità nazionale attraverso il sangue dei patrioti versato contro il nazifascismo e contemporaneamente finanziare, con soldi pubblici italiani, un partito statutariamente secessionista, il suo giornale e consentirgli in più di governare.
Eliminando questa schifezza – non mi risulta abbia compagnia in occidente od in altri stati di diritto dove l’attività secessionista è penalmente perseguita – saremo in grado di accantonare diciassette anni di volgarità ed illegittimità politica. Intrisa di affari privati, liberalizzazioni fasulle e dannose, privatizzazioni indegne, conflitti di interesse macroscopici e presenza leghista inammissibile.
E chi voleva usare il Tricolore come carta igienica – equivalente e più volgare di bruciare la bandiera – elevato al rango di ministro della repubblica italiana. Tutto ciò ha violato e violentato permanentemente la nostra Carta costituzionale repubblicana. Fra le migliori del mondo, a volte la retorica è necessaria, e regalataci, piaccia o non piaccia alla conservazione palese o strisciante o ai giovani ministri berlusconiani o agli avvocati del premier, come sintesi dei pensieri e degli ardori resistenziali.

da Europa Quotidiano 23.02.11