Le cose cambieranno, ha promesso Bersani a libici e tunisini con lui al Pantheon: «Il Pd guiderà il prossimo governo e promette ai popoli d’africa in lotta di riprendere insieme un cammino verso democrazia e benessere». Dal governo un atteggiamento «grave». Dal premier Berlusconi e dal ministro degli Esteri Frattini «un’iniziativa politica di drammatica inadeguatezza di fronte alla sanguinaria risposta di Gheddafi alla richiesta di democrazia da parte del popolo libico». La segreteria del Pd ieri con una nota ha criticato la reazione dell’esecutivo sugli accadimenti in Libia. Mentre scoppia la guerra del gas, Gheddafi paragona i rivoltosi a ratti da sterminare, si contano centinaia di vittime civili, bombardamenti e fucilate, si infiamma il Medio Oriente, l’esecutivo indugia-èladenunciadelPd-perle connivenze politiche e imprenditoriali che legano il Cavaliere al rais libico.
E ieri pomeriggio in piazza del Pantheon il partito di Bersani ha organizzato un sit in per fermare la repressione del Colonnello di Tripoli. Per incoraggiare la “primavera” dei Paesi islamici a noi più vicini. Ha detto il segretario Democratico:
«Per tradizione politica e per collocazione geografica, l’Italia è sempre stata un Paese guida per l’Europa nei rapporti con la sponda sud del Mediterraneo. Avremmo dovuto essere noi a dire all’Europa che cosa fare».
CONNIVENZE COL COLONNELLO
Non è accaduto, secondo Largo del Nazareno per le connivenze politico-affaristiche con Tripoli: «Invece
il governo è rimasto inerte, silente, nel tentativo troppo a lungo prolungato di non disturbare anche in circostanze così sanguinose un leader straniero considerato un amico personale. Noi una volta eravamo il paese che indicava la strada all’Europa per rapportarsi ai paesi dell’ area mediterranea. Questi giorni invece dimostrano che la nostra politica estera ha perso il passo e che rischiamo di essere percepiti come una nazione amica del loro passato, proprio di quel passato che i giovani in lotta sulle piazze vogliono cacciare via».
Di qui la decisione di manifestare nel centro di Roma con parlamentari e militanti. Per «offrire un sostegno alle popolazioni che in questi Paesi desiderano aprire una fase di miglioramento della propria vita civile, economica, politica». Il Pd sottolinea l’importanza che sulla “primavera” dell’Africa del Nord e del Medio Oriente, nonché sulle ripercussioni per l’Italia sia dal punto di vista dei flussi migratori che sull’economia, ci sia un «confronto tra le istituzioni interessate ed il contributo nelle sedi parlamentari».
IN PIAZZA ARCI E CGIL
Al sit in hanno partecipato Bersani, la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, Rosy Bindi, Piero Fassino, Walter Veltroni, Giovanna Melandri, Valter Verini, Luigi Zanda, Tempestini, Oriano Giovanelli.
Lapo Pistelli ha introdotto gli interventi. C’erano anche esponenti di altri partito, da Ferrro a Nencini. Hanno aderito l’Arci, la comunità libica nella capitale, sindacati e partiti di opposizione tunisini. In piazza bandiere del Pd e della Cgil.
Il senatore Ignazio Marino ha chiesto quale sia la strategia del governo per fermare «un genocidio di violenza raggelante».
Marino ha puntato l’attenzione sui prossimi sbarchi di fuggitivi sulle nostre coste: «Abbiamo gli occhi del mondo addosso e i nostri ministri balbettano. Prima o poi Berlusconi chiederà a Gheddafi o teme di disturbarlo troppo?».
L’UE SI SVEGLI
Anche Bersani ha ricordato il do not disturb del premier al Colonnello, «quella frase ora è su tutti i giornali del mondo, che vergogna per l’Italia». Osservando che nei decenni scorsi i rapporti, non sempre facili, con la Libia e il Medio Oriente erano stati gestiti con «equilibrio», mentre il feeling tra Berlusconi e Gheddafi di cui il comune affidamento a bodyguard di sesso femminile è solo uno degli aspetti più flokloristici ha messo l’Italia in una posizione di sostanziale sudditanza.
Ma Bersani ha sottolineato anche le lacune nella strategia europea: «L’Unione europea è ancora un passo indietro rispetto ai problemi del Nord Africa. Si deve svegliare e spostare il baricentro verso il Mediterraneo, dove ci sono grandi prospettive ma anche grandi rischi. Bisogna imprimere una spinta politica vera verso il Mediterraneo». Fino all’auspicio, stavolta tutto di politica interna: ««Il Pd, che guiderà il prossimo governo del Paese, vi promette di riprendere un cammino comune di pace, democrazia e benessere».
L’Unità 23.02.11