Perché Calderoli ha fermato la diretta
Nervosismo e incertezza caratterizzano il Carroccio che blocca “In mezz’ora”
Era facile prevedere che lo stop imposto al filo diretto di Radio Padania Libera con la trasmissione di Lucia Annunziata In mezz’ora avrebbe suscitato polemiche e sospetti sulla sintonia tra i vertici leghisti e la base. Eppure Roberto Calderoli ha deciso di muoversi comunque, a pochissime ore dalla messa in onda su Raitre, per bloccare l’operazione Carroccio on air. Una toppa che ha creato qualche problema, ma che ha tappato appena in tempo un buco che, se si allargasse ancora, rischierebbe di far affondare la barcarola già instabile del governo Berlusconi.
Per capire cosa sarebbe potuto andare in onda dagli schermi di Raitre bastava sintonizzarsi anche ieri sulle onde di Radio Padania, che ha riaperto puntualmente per tutta la giornata i propri microfoni ai contributi degli ascoltatori. O recuperare qualche registrazione delle trasmissioni passate. Si sarebbero potuti ascoltare paragoni azzardati tra Napolitano e Togliatti o che «i napoletani, come nel caso del presidente, sono diversi dai lombardi». Per non parlare dei ben noti giudizi sugli immigrati.
E, soprattutto, degli attacchi a un governo con «tre ex socialisti craxiani» e agli stessi vertici del Carroccio, spesso accusati di essersi “romanizzati” un po’ troppo (vedi la “sistemazione” dell’erede Renzo). Insomma, «quella trasmissione era rischiosa perché bastava estrapolare qualcosa per farci dire quello che vogliono», si spiegava ieri dagli studi dell’emittente leghista.
Resta però il senso politico dell’operazione. Per spiegarlo bisogna partire dal suo artefice, il direttore di Radio Padania Matteo Salvini, e dalle discussioni già animate a via Bellerio sulle prospettive del partito dopo Berlusconi. Se il quotidiano La Padania è considerato organo vicino a Calderoli, seppur attento a mantenere un certo equilibrio, l’emittente del Carroccio e il suo direttore rappresentano invece soprattutto l’area vicina a Maroni, il ministro dell’interno già salito solitario al Colle appena il giorno dopo il colloquio tra Napolitano, Bossi e Calderoli e che non ha partecipato al consiglio dei ministri in cui i suoi due colleghi hanno marcato la distanza dal resto del governo sulla festa nazionale del 17 marzo. Dopo l’intervista del quotidiano verde a Bersani, avallata personalmente dal Senatùr e quindi tenuta in qualche modo “sotto controllo”, un ulteriore contatto tra il mondo della sinistra (Raitre, ma anche la stessa Annunziata) e il Carroccio, per di più della sua parte maggiormente sospettata di ricercare una sponda di dialogo nel Pd, sarebbe stato un segnale pericoloso per la tenuta del governo.
A maggior ragione, se il filo diretto con la base leghista avesse amplificato in tutta Italia il malumore nei confronti dell’alleanza col Pdl. Meglio incassare prima l’unico punto del programma che interessa veramente via Bellerio per questa legislatura: «Dopo il voto sul federalismo invitiamo la Annunziata a braccia aperte», ha precisato Salvini. Allora, perfino qualsiasi parola di troppo contro Berlusconi peserebbe molto meno.
Oggi, intanto, Bossi e Calderoli presenteranno in senato il decreto sul federalismo fiscale, dopo il pareggio nella relativa bicameralina e il conseguente stop imposto da Napolitano.
Domani ci sarà il voto a palazzo Madama, mentre quello della camera è previsto solo per i primi giorni di marzo. Dopodiché, la commissione presieduta da Enrico La Loggia sarà chiamata a votare il decreto sulla fiscalità regionale. I numeri sono sempre gli stessi (quindici per la maggioranza, altrettanti per le opposizioni) e non sembrano destinati a cambiare, nonostante la nuova campagna acquisti del Cavaliere. Un nuovo stop, stavolta, potrebbe indurre la Lega a rovesciare definitivamente il tavolo.
da Europa Quotidiano 22.02.11