Giorno: 21 Febbraio 2011

"L’anno zero dell’Italia, il Paese che ha dimenticato la ricerca", di Pietro Greco

Il resto del mondo ci crede e produce economia, sviluppo, commercio, conoscenza. Noi siamo rimasti al palo. Arranchiamo anche su scala minore, in Europa. E l’alta tecnologia esce dalle nostre prospettive. L’Italia investe ogni anno in ricerca industriale lo 0,5% della ricchezza che produce. È poco. Troppo poco. Sia rispetto all’ideale proposto dagli economisti per un’economia competitiva, fondata sulla conoscenza. Sia rispetto a quanto fanno in pratica agli altri paesi, a economia matura e economia emergente. E per questo paga un prezzo salatissimo. Il prezzo del declino. Che l’Italia investa poco in ricerca industriale sono i numeri a dirlo, al di là di ogni ragionevole dubbio. Nell’era della conoscenza, gli investimenti in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico (R&S) hanno infatti un valore economico decisivo. L’ideale, sostengono gli economisti, è che un paese (o un gruppo di paesi, come l’Europa) investa in R&S almeno il 3% della ricchezza che produce. In particolare occorre che gli investimenti pubblici, diretti soprattutto verso la ricerca di base e la ricerca applicata, ammontino ad almeno l’1% del PIL, mentre gli …

"La Protezione civile affondata come il Titanic", di Corrado Zunino

Gabrielli scrive a Berlusconi: “Prima di ogni intervento servirà il sì di Tremonti, così si blocca tutto”. Il successore di Bertolaso contro le nuove norme previste dal Milleproroghe. La nuova Protezione civile affonderà come il Titanic. Lo dice, impotente più che furioso, il prefetto Franco Gabrielli, che dallo scorso novembre ha preso in mano il ricco carrozzone di Guido Bertolaso scoprendo, da subito, che la Protezione era nel frattempo diventata un dipartimento spoglio e indebitato. Ora Gabrielli si è reso conto che con il prossimo decreto Milleproroghe, pronto all´ultimo passaggio alla Camera, il Dipartimento sarà costretto ad attendere i “visto di intervenga” del ministero delle Finanze prima di poter muovere caterpillar e tende sul prossimo disastro naturale. «Diventeremo la ex Protezione civile migliore al mondo», ha detto al Villaggio solidale di Lucca il prefetto, che di emergenze s´intende essendo stato commissario alla ricostruzione dell´Aquila. «Nel più assoluto silenzio il decreto Milleproroghe ha messo mano alla legge 225 del 1992 con riforme che, così come sono enunciate, ci affonderanno come il Titanic». Al suo fianco c´era …

«Dalla Patria alla Matria. Ecco perché è la lingua che ci ha fatto italiani», di Maria Serena Palieri

Massimo Cacciari dice che la sua devozione va non alla Patria, ma alla Matria. Cioè alla nostra madre lingua, l’italiano di Dante. E «il» linguista per antonomasia, Tullio De Mauro, stamattina al Quirinale parlerà appunto dell’Italia linguistica, dall’Unità alla Repubblica. Alla vigilia dell’incontro gli abbiamo rivolto alcune domande. A fronte dei 150 anni di Italia che festeggiamo oggi, ci sono, prima, sei secoli di storia di un popolo unito dalla lingua. È un’eccezione tutta italiana? E da cosa nasce? «La scelta del fiorentino scritto trecentesco a lingua che, sostituendo il latino, fosse lingua comune dell’Italia si andò affermando già nel secondo Quattrocento nelle nascenti amministrazioni pubbliche dei diversi stati in cui il paese era diviso e si consolidò poi tra i letterati nel XVI secolo quando sempre più spesso la lingua di Dante, Petrarca, Boccaccio cominciò a dirsi italiano e non più fiorentino o toscano. Spingeva in questa direzione l’aspirazione ad avere una lingua nazionale come già avveniva nei grandi stati nazionali europei. Rispetto alle altre parlate italiane, alcune già illustri come il veneziano o …

"Fermiamo questo testamento biologico", di Stefano Rodotà

Il rischio del “dispotismo etico”, evocato a sproposito per inveire contro chi opera perché sia ricostruito quel minimo di moralità pubblica inscindibile dalla democrazia, si è già materializzato alla Camera dei deputati, dove è in corso la discussione sul progetto di legge che disciplina le modalità da seguire se si vogliono dare “indicazioni” per il tempo della fine della vita, ispirato non al principio di libertà, ma a quello di autorità. Se questa legge venisse approvata, ciascuno di noi perderebbe il diritto fondamentale ad autodeterminarsi, verrebbe espropriato del potere di governare liberamente la propria vita. Una politica incapace di guardare ai problemi veri della società si fa di colpo prepotente, si dichiara padrona dei corpi delle persone, pretende di impadronirsi davvero delle “vite degli altri”. Questo è il pezzo forte dell´ “agenda etica” del governo, rilanciata con evidenti finalità strumentali. Il presidente del Consiglio dichiara che «su temi etici e scuole cattoliche terrà conto delle indicazioni della gerarchia ecclesiastica», trasformando in offerta sacrificale i diritti dei cittadini, incurante di quel che dice la Costituzione. Dichiarazione …

"Atenei, quest’anno niente “sconto”, si rischia il blocco delle assunzioni", di Alessandra Migliozzi

Stop allo scorporo delle spese: è allarme per 36 università su 66. Blocco delle assunzioni e conti in rosso. È quanto rischiano oltre la metà (36 su 66) delle università pubbliche italiane dove potrebbero andare in fumo le speranze di chi era a un passo dall’assunzione. E anche una parte dei 1.500 posti da associato all’anno annunciati dal ministro Gelmini con la riforma dell’università. Colpa del Milleproroghe: quest’anno non ci sono i cosiddetti ‘sconti’, le attenuazioni delle spese per il personale che consentivano agli atenei di tenere i conti in regola. Dal 2004 è sempre stata prevista la possibilità di scorporare dagli assegni fissi per gli stipendi una parte dei salari dei dipendenti delle facoltà di Medicina che operano anche nel Servizio sanitario nazionale. Erano ‘scontati’ pure gli scatti periodici e le convenzioni con enti esterni. Un trucco contabile ha consentito agli atenei di non usare più del 90% del contributo statale (l’Ffo) per pagare i dipendenti e alla sanità pubblica di spendere meno per il personale. Ora però chi va sopra il limite massimo …

"Atti sediziosi", di Massimo Giannini

L´Italia precipita in una rovinosa “democrazia del conflitto”. Come è evidente, si fronteggiano due forze. Da una parte c´è lo Stato, con le sue ragioni e le sue istituzioni. Il simbolo dello Stato, oggi più che mai, è Giorgio Napolitano. Dall´altra parte c´è l´Anti-Stato, con le sue distorsioni e le sue convulsioni. Il paradigma dell´Anti-Stato, ormai, è Silvio Berlusconi. Dall´esito di questa contesa dipenderà l´assetto futuro del nostro sistema politico e costituzionale. La giornata di ieri fotografa con drammatica evidenza questa contrapposizione irriducibile tra due modi diversi di vivere la cosa pubblica e di interpretare il proprio ruolo nella “polis”. Il capo dello Stato, in un´intervista al settimanale tedesco Welt am Sonntag, tenta di ricucire il tessuto lacerato delle istituzioni.Si fa interprete dell´esigenza di responsabilità che si richiede alla politica e del bisogno di normalità che chiede il Paese. Si fa ancora una volta custode della Costituzione. Non per conservarla staticamente, ma per farla agire dinamicamente nella naturale dialettica tra i poteri. Questo vuol dire Napolitano, quando parla dei processi del premier osservando che si …

"Ripartiamo dalla voglia di educare", di Marco Rossi Doria

A 150 anni dall’Unità d’Italia qual è il bilancio riguardo al formare le nuove generazioni? E’ possibile farne oggetto «di riflessione seria e non acritica e di valorizzazione di tutto quel che ci unisce», come ci ha invitato a fare il Presidente Napolitano? E’ bene partire dalla scuola. Che è nata con l’Italia unita. Prima c’erano i precettori presso i ricchi. E le scuole strettamente confessionali. E’ merito del regno sabaudo e della destra storica se la scuola fu subito resa pubblica e obbligatoria. E’ stato il regio decreto legislativo 13 novembre 1859, n. 3725 del Regno di Sardegna – noto come legge Casati – entrato in vigore nel 1860 e successivamente esteso a tutta l’Italia che ha dato il via all’alfabetizzazione del paese. Un’opera titanica: l’analfabetismo maschile era al 74% e quello femminile del 84%, con punte del 95% nell’Italia meridionale. Un’opera che è continuata lungo i decenni nelle scuole la mattina e in quelle serali e poi via radio e con i primi anni della televisione pubblica. Un’opera che è stata compiuta all’inizio …