"Don Giovanni all'inferno e Benigni in paradiso", di Eugenio Scalfari
Tanto era stato retorico e melenso il Festival di Sanremo, con le sue canzoni nuove e mediocri e quelle antiche ridotte ad ali di farfalla appiccicate al muro con lo spillo, e tanto si è trasformato in una festa popolare, colorata, irriverente e istruttiva non appena Roberto Benigni è apparso sul palcoscenico dell´Ariston sul cavallo bianco e con in mano la bandiera dai tre colori. Così, per quaranta minuti, 20 milioni di italiani hanno riso, hanno applaudito, hanno preso a cuore il Risorgimento e una patria creata da una minoranza di giovani coraggiosi che hanno dato la vita per far sorgere una nazione. Benigni ha toccato tutti i tasti del suo inimitabile repertorio, ha lanciato bonariamente le frecce della sua micidiale comicità ed ha contemporaneamente dispensato preziosi insegnamenti di etica pubblica che forse molti degli ascoltatori avevano dimenticato. Ha dato anche notizie di fatti antichi probabilmente ignoti ai più; la più commovente è stata quella del ventenne autore del nostro inno nazionale che pochi mesi dopo averlo composto morì nello scontro di Porta San Pancrazio …